A prima vista questa sembra una delle tante formazioni doom che hanno giocato le proprie carte sui forti contrasti, tra un tessuto sonoro pesantissimo ed il fascino di una bella voce femminile. Sulle tracce di bands come Acid King, Reino Ermitano, Jex Thoth, ecc, i belgi
SerpentCult affidano infatti il microfono alla cantante Michelle, ed i suoi toni arcani sembrano levitare sul magma ultra-heavy prodotto dai compagni, in odore di Sleep/Electric Wizard.
Ma il gruppo, che ha firmato per Rise Above, mostra in questo debutto di possedere un’impronta abbastanza autonoma. Il tema centrale è uno sludge tossico e mortifero sul modello di terroristi sonici come Bongzilla o Weedeater (“Arkanum, Templar”), ma si spazia anche su atmosfere da incubo raggelante (“Awaken the kraken”) e complessi doom-panzer dalle trame articolate (“New world order, Red dawn”).
Decisamente lontano dai modelli classici, il quartetto propone ritmiche fangose e slabbrate che spesso nel loro incedere vorticoso si avvicinano allo stoner più estremo. Lo si nota in particolare nella nera apoteosi finale (“Serpent cult”), dai contorni fumosi e lisergici dei primi Cathedral.
La ricetta dei belgi, un tonnellaggio strumentale annichilente ma versatile unito ai passaggi quasi epici della vocalist, magari non sbalordisce ma neppure può passare inosservata in un filone spesso asfittico ed avaro di freschezza.
Un disco di nicchia, che gli amanti del doom/sludge devono senz’altro procurarsi.
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