Pur apprezzando questa valida band svedese fin dall'esordio "Today's Report", non mi sono mai trovato in sintonia con chi li abbia segnalati come una realtà inedita ed incredibilmente innovativa.
Gli Act, infatti, oltre a non celare evidenti riferimenti ai primissimi Queen, Rush, E.L.O. ed a certe veneature che vanno a pescare fino agli anni '60, si sono sempre evidenziati come chiarissimi epigoni (a volte imbarazzanti) degli storici ed indimenticati City Boy. Per chi non lo sapesse, band attiva tra la seconda metà dei '70 e primisimi anni '80, che annoverava nelle sue fila Mike Slamer (successivamente protagonista con Streets, Steelhouse Lane e come produttore, ingegnere sonoro o "mente dietro le quinte" di svariatissime realizzazioni).
Difficile stabilire al momento se "Last Epic" sia la migliore produzione fino ad ora realizzata dagli ACT.
Da un lato non straripano significamente oltre gli argini delineati in passato.
Dall'altro, di sicuro si presentano come una band ormai "del mestiere", che ora, pur conservando le proprie interessanti divagazioni tematiche, strutturali, stumentali, i propri appigli melodici e le proprie capacità espressivo-narrative, vedono maturare ulteriormente le proprie doti compositive, giovando di un'esperienza che, rispetto al passato, consente loro di giungere ad evidenziare a dovere i punti chiave e le strutture base delle proprie composizioni.
Una band, insomma, furba, più spigliata, che ora sa bene come e quando giungere al "dunque" nei momenti opportuni, non permettendo all'ascoltatore di perdersi talvolta tra i numerosi meandri della propria sostanziosa, poliedrica musica, sempre prendendolo per mano, riconducendolo ed orientandolo ai punti cardine delle composizioni.
Proprio per questo, a mio parere, "Last Epic" si rende punto essenziale odierno per conoscere la band da chi non li avesse mai ascoltati, per poi successivamente andare a ritroso e gustarsi i precedenti "Today's Report" ed "Imaginary Friends".
A prescindere da tutto, questo è un buon lavoro che può attirare nuovi estimatori e contemporaneamente affatto deludere chi li ha già apprezzati in passato.
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