Lemmy, commiato su una leggenda

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Pubblicato il:13/01/2016
E’ con grande dolore che si deve annunciare la morte di Lemmy.
Lo scrivo da fan e da persona che ha sempre considerato il frontman dei Motorhead come l’ultimo, vero Rocker sopravvissuto. Un sopravvissuto a se stesso, è vero, ma che ha sempre dichiarato di non avere rimorsi e che ha sempre agito assumendosi la responsabilità delle proprie azioni, il che non è poco in un mondo pieno di ipocriti e paraculi come il music business. Con la sua morte scompare un eroe di varie generazioni di appassionati di hard rock/metal e non solo. Lemmy ha unito persone e tendenze musicali piu’ di quanto si possa immaginare. I Motorhead non erano solo un gruppo, ma un vero e proprio fenomeno di musica popolare degli ultimi decenni. Per 40 anni Lemmy Kilmister ha vissuto la sua immagine di sfrenata leggenda del Rock: droga, alcool e donne, fino a quando gli è stato diagnosticato il diabete, e i medici gli hanno dovuto impiantare un defibrillatore per regolarizzare il battito cardiaco. Ma neanche questo lo ha fermato, ci è voluto un cancro incredibilmente aggressivo e veloce, come la sua musica.

Ian Fraser Kilmister nasce a Burslem, Inghilterra, il 24.12 del 1945 ( anno in cui finisce la II Guerra Mondiale, ironia della sorte, uno dei temi preferiti nelle sue liriche ) e dopo una veloce carriera in band quali Opal Butterfly, Sam Gopal, e The Rockin' Vickers e una attività di roadie addirittura con Jimi Hendrix ( nel 1967 ), trova la sua prima vera esperienza nella rock band psichedelica degli Hawkwind, coi quali rimarrà sino al 1975 anno in cui venne licenziato a seguito dell’arresto dovuto a detenzione di droghe.
Da subito Lemmy si contraddistingue per il modo in cui suona il basso, come una chitarra, suonando veri accordi e non singole note e componendo negli Hawkwind alcuni brani, tra i quali Silver Machine, Motorhead e The Watcher ( queste ultime due saranno incluse nell’album dei Motorhead “On Parole” registrato nel 1976 ma uscito nel 1979 ). Ma non è solo la sua particolare abilità nel suonare il basso che lo rende unico quasi forse di piu’ la sua voce corrosiva e roca ed il suo aspetto ottocentesco con acconciatura con cui univa le basette ai baffi, unita al suo abbigliamento (occhiali da sole, cappello da cowboy stivali, capelli lunghi, medaglie e simboli prussiano/tedeschi ) e alla postura che assumeva durante i live (testa protesa verso l'alto a raggiungere il microfono ). E senza dimenticare l’orgoglioso urlo di appartenenza che apriva ogni concerto: “We are Motorhead and we play Rock and Roll!” ed il famosissimo logo dello Snaggletooth.
Ma ciò che accadra’ da li a poco sarà destinato a cambiare le regole del Rock’n’Roll, una bomba sonora senza precedenti stava per scatenarsi sul pubblico. Registrato tra il 1975 ed il 1976 “On Parole” è il primo debutto discografico non ufficiale dei Motorhead oltre ad essere l'unico album inciso dalla formazione originale: Lemmy Kilmister al basso e alla voce, Larry Wallis alla chitarra e Lucas Fox alla batteria. Nonostante la casa discografica (United Artist Records) non lo considerasse valido per la pubblicazione, il dado era ormai tratto ed il “germe” di quel genere che i Motorhead hanno creato, un ibrido fra punk e rock/metal, diffuso. Niente sarebbe piu’ stato come prima, ora.

La storia discografica (ufficiale) del gruppo è molto nutrita, i Motorhead hanno registrato 23 album in studio, 8 dal vivo, 8 raccolte, 5 E.P. e 26 singoli.
Dal punto di vista musicale, l’attività dei Motorhead si puo’ dividere in 5 grandi periodi

Gli esordi, con l’album “On Parole”, unico inciso dalla formazione originale, uscito postumo nel 1979.

Il periodo d’oro del gruppo che va dal 1979 al 1982, rispettivamente con “Overkill” e “Bomber” (1979 ), “Ace Of Spades” (1980) e “Iron Fist” (1982) con la classica formazione a tre: Lemmy al basso, Fast Eddie Clarke alla chitarra e Animal Philty Taylor alla batteria. Considerati unanimemente come i lavori migliori, questi album hanno aperto la strada al Thrash Metal e fatto proseliti negli anni a seguire; non è un mistero come bands quali Metallica, Slayer, Venom, Overkill siano fortemente debitrici verso i Motorhead. Non da meno, in questi album sono presenti alcuni cavalli di battaglia che hanno accompagnato gli show fino all’altro giorno, Ace Of Spades, Overkill, Bomber, Iron Fist, We Are The Road Crew e molti altri sono pietre miliari nel Rock, e hanno fatto scuola. La linea iniziale di basso di Ace Of Spades e l’uso della doppia cassa in Overkill sono stati degli apripista per migliaia di musicisti a venire.

La parentesi con Brian Robertson alla chitarra e la pubblicazione nel 1983 di “Another Perfect Day” un album altamente sottovalutato all’uscita ma riscoperto successivamente tanto che molti brani ( I Got Mine, Shine, Rock It ) saranno presenti negli show dal vivo. Roberston ( ex Thin Lizzy) aveva un suono molto diverso da Fast Eddie, molto piu’ melodico, ricco di armonizzazioni ed assoli e privo della crudezza dell’axe-man originale. Inoltre il suo abbigliamento era ritenuto poco consono per una band metal per cui, complice sicuramente le scarse vendite del disco, venne subito rimpiazzato.

Periodo 1986 – 1995, con la pubblicazione dei seguenti album: “Orgasmatron” (1986), “Rock’n’Roll” (1987), “1916” (1991), “March Or Die” (1992), “Bastards” (1993), “Sacrifice”(1995) da parte della formazione a quattro , Lemmy al basso, Phil Campbell alla chitarra e Wurzel all’altra chitarra. Alla batteria si sono succeduti Pete Gill per i primi 2 album e Mikkey Dee per gli altri. Un periodo controverso, nel quale ci sono stati album buoni ma prodotti malamente ( è il caso di Orgasmatron e Rock’n’roll con chitarre tipo zanzara e poco incisive e una batteria priva di spessore ) ed album qualitativamente non eccelsi ma che hanno goduto di una produzione adeguata ( Sacrifice ). Anche dal punto di vista delle vendite ci sono stati alti e bassi ma in ogni caso la formazione a quattro prima e ancora a tre, successivamente come vedremo, è quella piu’ longeva.

1996 – 2015 , il periodo discograficamente piu’ proficuo con l’uscita di ben 10 albums, “Overnight Sensation”(1996), “ Snake Bite Love” (1998), “ We Are Motorhead” (2000), “ Hammered” (2002), “ Inferno” (2004), “ Kiss Of Death” (2006), “Motorizer” (2008), “ The World Is Yours” (2010), “ Aftershock” (2013), “Bad Magic” (2015). In un periodo così lungo, l’unico chitarrista è stato Campbell ( Wurzel se ne è andato dopo la pubblicazione di “Sacrifice” ) e sicuramente il suo modo di suonare tecnicamente non eccelso ma assolutamente efficace e compatto, ha contribuito a consolidare quel muro di suono a cui i Motorhead ci avevano abituato dai tempi di Ace of Spades. Facile trovare punti di forza cosi come punti di debolezza in un tale elevato numero di canzoni incise, diciamo che i Motorhead se da un lato non si sono mai venduti o ammorbiditi rimanendo fedeli al loro sound, dall’altro hanno avuto la lungimiranza di non copiare mai se stessi, di non cadere nella autocelebrazione. Inoltre si sono avvalsi di illustri collaborazioni in alcuni album ( Slash e Ozzy in “March Or Die” , Steve Vai in “Inferno” per citare i principali ), riuscendo a dare un tocco in più alla loro musica. Dal punto di vista commerciale gli album piu’ importanti sono stati forse paradossalmente gli ultimi 2, quelli a ridosso del 40° anniversario dalla nascita del combo e dell’inizio della malattia di Lemmy, invece che segnare un calo di ispirazione o di tenuta, hanno visto i Motorhead più carichi che mai, magari i pezzi velocissimi si sono ridotti ma la carica, l’atteggiamento “loud & in your face” non è mai venuto meno.

Enorme il ricordo ed il tributo riservato da fans, gruppi, addetti ai lavori che hanno letteralmente intasato il web con messaggi di condoglianze e soprattutto di riconoscenza e rispetto per quello che Lemmy ha rappresentato per tutti. Nessuno meglio di lui ha incarnato la figura del Rocker che ha vissuto la vita che voleva vivere fregandosene dei benpensanti di turno, ma sempre rispettando tutti e non mancando mai di essere cortese e disponibile. Uomo colto, oltre che grande musicista, amava la Storia ed in particolare la II Guerra Mondiale della quale aveva numerose memorabilia. Lemmy ha sempre scherzato con la Morte nei suoi testi ( “Killed By Death” ), esorcizzandola, sfidandola e comunque non perdendo mai la sottile ironia che lo contraddistingueva. I testi dei Motorhead sono tra i piu’ intelligenti e profondi nel panorama Metal, spesso banalizzato da liriche a dir poco imbarazzanti. Anche quando scriveva del famoso trittico “sesso-droga-Rock’n’Roll”, non era mai banale ma piuttosto dissacrante, per non parlare della guerra o della politica. I testi di “1916” o “March Or Die” possono commuovere nella loro durezza sulle atrocità della guerra, mentre “Orgasmatron” è una sorta di monologo spregiudicato, corrosivo, malvagio ed accusatorio sulla politica ( o meglio sui politicanti ), sulla religione e sull’uso del potere da parte di chi lo detiene. Così come in “Just because You Got The Power, I Don’t Mean You Got The Right” ( dall’ omonimo E.P ) o “Don’t Let Them Grind Ya Down” ( da Iron Fist ), Lemmy si scaglia contro chi ne approfitta dei piu’ deboli e sulla necessità di uscire sempre a testa alta, da qualsiasi situazione. “Bad Religion” ( da March Or Die ) o ancora “I Don’t Need Religion” ( da Iron Fist ), rappresentano il “Lemmy-pensiero” sull’indottrinamento forzato; parimenti, il frontman dei Motorhead si scagliava contro il “satanismo”, famosa la sua frase: “Fuck God and fuck Devil, whatever I did, it was my choice!”. O ancora "Don't Let Daddy Kiss Me" ( da Bastards ) una struggente ballata sull'abuso sui minori definito da Lemmy "il peggior crimine del mondo". Un uomo coerente sino alla fine, nei suoi pensieri e nei suoi atteggiamenti ma mai cosi sciocco da ritenersi un esempio per gli altri. Ci mancherà anche per questo, mr Lemmy, perché nei suoi eccessi, nelle sue contraddizioni, nella sua musica e nella sua vita ha sempre rappresentato solo se stesso e nessun altro.

Parafrasando la sua celebre canzone di cui sopra, “ucciso dalla Morte” il 28.12.2015 anche se, si sa, le leggende alla fine non muoiono mai. Ma spetterà a tutti noi perpetrarne il ricordo.
Articolo a cura di Marco ’Metalfreak’ Pezza

Ultimi commenti dei lettori

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Inserito il 18 gen 2016 alle 13:37

Grazie Marco. Ancora un saluto per Lemmy.

Inserito il 14 gen 2016 alle 21:40

Ottimo lavoro Marco, da "die hard" fan quale anche io sono, deve essere stata durissima scrivere il pezzo.

Inserito il 14 gen 2016 alle 18:36

Bravo Marco. †