Speciale / Missione Live Album! [Episodio 1 non si vive solo di pizza, spaghetti e mandolino]

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Pubblicato il:09/12/2021
Ah, i live album, croce e delizia di ogni amante della musica; questo perché è effettivamente difficile dimenarsi in questo “mare magnum” fatto di battere cassa in maniera spesso svogliata tra doppioni vari o registrazioni amatoriali alla stregua dei peggior bootleg inutili e scadenti. Ma le perle nascoste, le sorprese e i capolavori inattesi non mancano, quindi armiamoci di carta e penna, oltre che di tanta pazienza e curiosità.
Da dire rimane anche il fatto che ci sono band o artisti ben predisposti a fare i live album che spesso risultano pure migliori dei loro lavori in studio (Toto, Ramones o Santana giusto per fare tre nomi) ma vale anche il contrario: ecco che gruppi come Cradle Of Filth, Fear Factory o Mastodon sono tristemente noti per le loro pessime perfomance live.
Piccolo appunto: non verranno volutamente citati live iconici e ormai nella memoria collettiva perché non credo che sia utile ripetere e ricordare per la milionesima volta quanto siano belli e importanti (per varie ragioni, musicali e non) cose come il “Live After Death” (Iron Maiden) piuttosto che un “Made In Japan” (Deep Purple), un “Live in USA” (PFM) e tutta una serie di release storiche targate Metallica, Judas Priest, Kiss e altri titani della musica pesante e alternativa.
Detto questo, direi che è giunta l’ora di cominciare con il primo episodio e lo vogliamo fare in maniera speciale aprendo questo speciale con una punta di campanilismo visto che questo episodio è dedicato solo alla scena musicale nostrana, con una serie di live che hanno infuocato i palcoscenici del bel paese e non solo, da parte di band Italiane che spesso sono bistrattate proprio dallo stesso pubblico nazionale, ma questo è un altro discorso… buona lettura.


1) Goblin Rebirth: “Alive” (2016)
Doppio live eccezionale pubblicato dalla nostrana Black Widow Records, che funge da excursus dei Goblin che furono. Questa incarnazione, guidata dalla storica sezione ritmica (Fabio Pignatelli al basso e Agostino Marangolo alla batteria) snocciola oltre agli immancabili classici come "Profondo Rosso", “Suspiria”, "L’alba dei Morti Viventi" o "Tenebre", anche il materiale più recente di "Non Ho Sonno", più tutta una serie di temi un po’ dimenticati come "La Chiesa", "Buio Omega", "Aquaman" o "Le Cascate di Veridiana".
Assoli di chitarra e tastiera vanno ad innestarsi in questo modo peculiare di fare Progressive Rock ed ecco che in un attimo ci si ciba di pulsazioni Jazz, palpitazioni Funk, atmosfere Dark e influenze Psichedeliche molto forti che a volte sfociano nell’elettronica facendoci vedere come il cammino dei Goblin sia stato sempre molto vario, dinamico e ricercato.
La sezione ritmica ovviamente primeggia, ma pure il resto della line up ha modo di dire la sua nelle varie evoluzioni strumentali qui presenti, che oltre ad aver fatto la storia del Prog hanno in un certo senso contribuito a fare la storia di un certo tipo di cinema italiano e non solo: gli intrecci tastieristici e gli assoli di chitarra spesso sono un momento topico di queste composizioni.
Chissà se questa bella incarnazione dei Goblin tornerà in attività con altri album in studio oltre all'omonimo (2014, Relapse Records!), intanto però ricordiamoli pure con questa chicca: e se ne avrete la possibilità, una volta superato del tutto questo periodo turbolento andate a vedervi i Claudio Simonetti’s Goblin che dal vivo fanno dei concerti di livello assoluto!


2) Cripple Bastards: “Live to Hate People I & II” (2005)
Stampa che prende il primo "Live to Hate People" dei Cripple Bastards uscito nel lontano 1998 ed il secondo uscito nel 2005. La prima parte è una raccolta di tutta una serie di date live avvenute nel ’97 in una serie di bettole innominabili che con il senno di poi, insieme a quel capolavoro di "Misantropo a Senso Unico", può essere considerata come il testamento di Alberto “The Crippler”. Chitarrista istrionico all’interno del panorama Grind con i suoi riffs strampalati nelle quali disegnava traiettorie Noise/Crust molto riconoscibili all’interno della scena: tra una serie di schegge Noisecore impazzite ed un rabbioso e veloce Crust Punk abbiamo una bella fotografia di quello che era la band all’indomani dell’ingenuo "Your Lies In Check".
Con il secondo "Live to Hate People" invece – a parte un paio di canzoni – è totalmente dedicato ad un concerto svoltosi in quel di Rovereto che finì prima del previsto grazie ad una rissa: ma d’altro canto quando un live comincia con la frase “A fine concerto, a chi mi ha tirato la bottiglia… MI FOTTO SUA MADRE!” si può già capire come sarebbe potuto andare a finire. In questa parte si vede come i Cripple Bastards ai tempi del terzo album ("Desperately Insensitive" del 2003) stiano diventando un nome internazionale con una maturazione professionale e tecnica: ci si avvicina ad una forma canzone più classica e meno iraconda, le sonorità sono più vicine al Death Metal, le ritmiche sono meno frenetiche e più elaborate seppur rimangano un pugno nello stomaco per molti ascoltatori.
In quest’orgia malata di insulti, bestemmie a profusione, sample audio misogini, scream e growl animaleschi, blast beat ogni due per tre ed un riffing al vetriolo, abbiamo un piccolo cult, estremo in tutto e per tutto e non adatto agli animi più sensibili.


3) Elvenking: "The Night Of Nights" (2015)
Quello degli Elvenking è un nome parecchio stimato sia in Italia che all’estero. Una solida collaborazione con l’etichetta AFM Records che ormai dura da vent’anni ci fa capire in parte il prestigio che questa formazione friulana si è conquistata all’estero. Durante il boom del Power Metal loro se ne uscirono con un’accattivante un’unione di quest’ultimo con il Folk Metal che gli ha dato subito una certa freschezza. Nel corso degli anni questi Bardi Elfici hanno incorporato influenze Hard Rock, Prog e Death Metal andando ad avere un sound molto vario e dinamico alternando sapientemente canzoni corte e dirette ad altre più lunghe e complesse.
E dopo otto album per loro era finalmente giunta l’ora di incidere il loro live album che ci dà una bella selezione di tutti gli album fino ad allora usciti, con un scaletta molto varia che ci mostra tutte le varie sfaccettature del loro sound: "Seasonspeech" o "Neverending Nights" ci ricordano il loro lato più Prog oriented, "Pagan Revolution" o "Pagan Purity" tra le tante invece strizzano l’occhio al Folk Metal, mentre l’oscura "Moonbeam Stone Circle" è influenzata dal Death Metal, tutti pochi e semplici esempi per far capire in piccola parte a chi non conosce la band il suo forte estro creativo.
Alcune voci femminili usate con parsimonia, cori trascinanti, ritmiche frenetiche e il violino di Lethien sono gli ingredienti per questa ricetta che ha reso ulteriormente gustoso il loro Folk/Power. Se non conoscete questi Pagani del Power potete inoltrarvi nella loro discografia proprio con questo live che dai loro pezzi più celebri va a pescare dai singoli dell’ottimo "The Pagan Manifesto" fino ai pezzi di "Heathenreel" che non sempre sono proposti, risultando delle chicche rare: sicuramente ne rimarrete colpiti se vi piacciono queste sonorità!
La giusta celebrazione per una carriera importante, con pochi bassi e parecchi lavori riusciti.


4) Area – International POPular Group: “Are(A)zione” (1975)
Ancora Progressive Rock e ancora una band particolarmente celebre in questa scelta che è il live album simbolo di questo mitico gruppo. Dopo un lavoro relativamente recente facciamo un grosso balzo indietro nel tempo, in quello che è stato un caso unico nel panorama Rock: chi se non gli Area seppero unire con sagacia e maestria buona parte del Folklore musicale mediterraneo (specialmente quello balcanico e mediorientale) con il Free Jazz e gli aspetti più avanguardistici delle sfere più sperimentali del Progressive?
La prima tripletta composta da "Luglio, Agosto, Settembre (Nero)", "La Mela Di Odessa" e "Cometa Rossa", in appena ventidue minuti di musica testimonia tutto questo mio preambolo. A questo si va ad aggiungere l’omonima fiammante Jam Session strumentale di quindici minuti ed una personale rielaborazione sempre strumentale de "L’internazionale". Cinque canzoni spalmate in poco più di quaranta minuti di musica che dimostrano in maniera limpida e lampante l’estro creativo di Stratos e soci, tra un morso di mela e un altro dopo l’intro improvvisata de "La Mela di Odessa", dove la loro musica non ha barriere né musicali, né culturali, se non la loro fervida fantasia e la loro tecnica esuberante.


5) Ufomammut: “XV. Magickal Mastery” (2014)
Dietro ad una velata citazione ai The Beatles (chi si ricorda di “Magical Mystery Tour” del 1967?) si nasconde un live possente e poderoso perché il trio di Tortona si è sempre contraddistinto per un muro sonoro ben poco accessibile all’ascoltatore della domenica. I signori del Doom/Sludge psichedelico italiano, autori di capolavori del calibro di "Snailking" o del concept di "Eve"qui fanno una bella selezione di quello che hanno seminato nella loro carriera fino a quel punto.
Un sound fangoso, psicotropo e ossessivo è stata la principale ricetta tra questa improbabile ricetta sonora che pesca a piene mani dai Black Sabbath più fatti ("Sabotage"), dai Pink Floyd più visionari ("The Piper at The Gates of Dawn"), dai The Beatles più sperimentali ("Revolver") o dagli Hawkwind più cosmici ("Space Ritual"), che mescola tutto questo alle urla sommerse da strati di chitarre ronzanti, ritmiche lente ed ipnotiche e sintetizzatori disturbanti per farne un qualcosa di nuovo e perversamente esoterico.
In questi solchi ipnotici e inquietanti il gruppo dimostra chiaramente come mai è diventato un pezzo grosso all’interno del panorama Doom/Sludge/Psych mondiale, andando a fare una bella concorrenza a nomi blasonati come Electric Wizard o Kylesa e facendoci gioire al loro recente ritorno sulle scene dopo una pausa presa per motivi personali.


6) Death SS: ”Beyond Ressurection” (2017)
"The Cursed Concert" è uno dei live album più iconici del Metal italiano tutto e sarebbe stato un po’ scontato metterlo in questa selezione vista la sua importanza, anche se forse più avanti lo citeremo visto che aimè i Death SS non sono esattamente una band mainstream. E allora abbiamo fatto un’altra scelta: diciamocelo, il ritorno di Steve Sylvester con i suoi Death SS con "Ressurection" è stata una piacevole sorpresa un po’ per tutti noi, tant’è che il tour di supporto era d’obbligo farlo! Un live album non lungo che riprende la data al Trezzo, che in cinquantacinque minute dà un discreto sunto della carriera della band con gli immancabili classici e gli episodi più riusciti del discreto "Ressurection".
La nuova formazione è molto affiatata, nella quale spicca per importanza nell’economia globale del sound il buon Freddy Delirio che dice la sua pure in sede di produzione. Tra i classici la band ha scelto di suonare le storiche "Peace of Mind", "Horrible Eyes", "Vampire" e "Heavy Demons" che rimangono canzoni molto importanti per i fans della prima ora legati a quell’Heavy/Doom Metal sulfureo, mentre dal nuovo corso "Scarlet Woman", "Let the Sabbath Begin" e "Panic" ci mostrano come l’Alternative/Gothic Metal perverso del nuovo corso abbia prodotto i suoi buoni frutti.
"The Crimson Shrine", "The Darkest Night" e "Dionysus" tratte da "Ressurection" invece figurano bene, con un bel trait d’union tra passato e presente dello storico gruppo che viene arricchito da alcune influenze Dark e New Wave nel tappetto sonoro eretto dalle tastiere.
Poi le interviste, il cortometraggio con "Ressurection" in sottofondo e le riprese video al Trezzo (da attacco epilettico a dire il vero…) sono tutte un valore aggiunto a questo bel cofanetto.


7) Banco: “Capolinea” (1980)
Un live molto corto per rappresentare il Banco (non più del Mutuo Soccorso visto che i tempi stavano cambiando) con questo lavoro peculiare e che risulta un unicum della loro discografia, anche se avrebbe fatto intravedere la discutibile svolta Synth Pop fatta negli anni ’80.
Il Banco dopo aver pubblicato quella gemma orchestrale e poetica di "…Di Terra" (1978), si cimentò subito dopo in quella perla bucolica e dalle atmosfere rustiche e campagnole dal nome di "Canto di Primavera" (1979) nel quale Vittorio Nocenzi e soci avevano ribadito il loro completo servizio alla forma canzone più classica. Ad un anno di distanza se ne uscirono con questo live album che fu aspramente criticato da parte della fan base storica per la colpa di aver seguito il trend dell’epoca.
Per chi non lo sapesse no, questi romanacci non si misero a fare Punk purtroppo (o per fortuna?), ma bensì guardarono in maniera molto intensa alla Disco Music e al Funk: un duro colpo per chi era cresciuto con le suite lunghe, complesse e d’ampio respiro come "Il Giardino Del Mago", "Canto Nomade Per Un Prigioniero Politico" o il concept ambizioso di "Darwin!".
Eppure ascoltato con il senno di poi, il Banco seppe (almeno in questo piccolo live) rinnovarsi bene, seppur facendo delle scelte radicali: la scaletta è composta da canzoni corte e snelle, le influenze Jazz/Funk si insinuano pure nei suoni con le tastiere danzerecce, le coriste, i fiati e con un’occhio di riguardo per la sezione ritmica che oltre al batterista Pierluigi Calderoni si affianca il percussionista Karl Potter che dà una sterzata decisamente più ritmata e diretta alla musica dandole un groove irresistibile.
Tra le eleganti tastiere ed il seducente basso nella poetica "750.000 anni fa… l’amore?" che esaltano la voce del compianto Francesco “Big” di Giacomo, la piccola jam "Capolinea" usata come scusa per ringraziare i musicisti o la coda strumentale inedita inserita da quel musicista meraviglioso che era Radolfo Maltesi (RIP) con la sua chitarra acustica in "Non Mi Rompete", abbiamo addirittura dei brani superiori alle versioni originali.


8) Prophilax: “Analive” (2005)
Stiamo arrivando quasi alla fine di questo primo di una (si spera lunga) serie di appuntamenti dedicati ai live album e lo facciamo in maniera particolare… il nostro paese ha avuto una fervida scena demenziale trasversale ai vari generi che dal Punk/Rock (Skiantos e Squallor) ha raggiunto il Raggae (i veneziani Pitura Freska) e negli anni 2000 con i Nanowar Of Steel ha raggiunto pure il Metal con un discreto successo. Ma in Italia a parte i nomi storici citati prima, sono ben pochi gli artisti di un certo calibro (a parte i discussi Elio e le Storie Tese) in questo sentiero musicale che a parte tante porcate sia liriche che musicali, a livello artistico spesso faceva pietà (chi ha detto Gem Boy o Radio Sboro?).
Ecco i Prophilax sono tutto fuorché una band di incapaci: nonostante culi, tette, scopate e via cantando abbondino, parliamo di una band più seria di quello che si potrebbe pensare, che sa costruire delle ottime canzoni, anche orecchiabili, ma mai banali.
Poi ce sta un certo Sbohr alla chitarra che per gli svisi ha un gusto sublime… In questo doppio live (scaricabile gratuitamente dal sito della band QUI) la band dopo aver pubblicato l’ottimo “Il Quinto Escremento” sciorina molti classici degli anni ’90 con alcune canzoni dei blasfemissimi San Culamo e dei Pizza e Fichi. Heavy Metal, Hard Rock, AOR, Progressive, per giungere pure allo Speed Metal: questi musicisti ovunque mettano le mani fanno sempre qualcosa di interessante e di divertente anche a livello musicale.
“Dora Daccela Ancora”,”Jingle Cazz”, “Atac Di Merda”, “Pompotron”, “Analità”, “Dora in poi si Chiaverà”, “Mongolius”, “Nella Vecchia Tromberia”, “Dora Facce Na Sega” e “Puttanic“ sono forse tra le canzoni più iconiche del combo romano qui suonate insieme ad una serie di altri glandi cafolavori.
Ed è gratis quindi non avete proprio scuse!


9) Rhapsody of Fire: “Live in Canada 2005 – The Dark Secret” (2006)
Prima della loro parabola discendente con l’elemento cinematografico che ha preso il sopravvento sulla parte Metal del sound ed un parziale ritorno alle origini non totalmente riuscito, i nostrani Rhapsody erano (e rimangono in entrambe le loro incarnazioni odierne) un’istituzione del Power Metal sinfonico nostrano e non solo, e sono state tra le poche band tricolore ad esportare certo Rock duro pure all’estero. Loro dopotutto sono stati in grado di prendere quel genere sulle basi di quanto seminato dai grandi del passato (principalmente Helloween, Manowar, Virgin Steele e Yngwie Malmsteen), rielaborarlo per dare un nuovo modo di intendere il genere. In questo live, che ci mostra la band all’apice della sua forma, ci sono tutti gli elementi caratteristici: Il Power Metal dei Nostri, è intriso dei barocchismi di Staropoli affiancati dalle svisate Neoclassiche di Turilli che si dimostra sempre un chitarrista caparbio, con la voce di Lione che canta i vari concept fantasy. In tutto questo sound molto pomposo, le atmosfere epiche/fantasy vengono estremizzate ancora di più grazie al gran numero di cori, alle aree medioevaleggianti e folkloristiche che danno una discreta varietà insieme all’uso arguto di parti più Speed Metal rendendo veramente il sound “cinematografico” e non una mera vaccata promozionale.
Una band che fino ad allora prestava il fianco a ben poche critiche: difficile insomma non conoscerli e se non siete completamente avulsi al Power Metal questa è un’importante testimonianza live di uno dei gruppi europei più importanti del genere che vi consigliamo caldamente di ascoltare. In caso non vi siate mai avvicinati a band del genere per tutta una serie di chiacchiere da bar che ci girano attorno, a voi la scelta se rischiare di conoscere un qualcosa che potenzialmente potrebbe piacervi o no.
Non sappiamo se i Rhapsody di Staropoli e Voli da una parte e quelli di Lione e Turilli dall’altra riusciranno a rinnovare veramente un sound ormai sempre più vittima dei suoi stessi stereotipi e stantio, ma noi siamo sempre qui, con la speranza che ciò avvenga.


10) Extrema: "Proud, Powerful' N' Alive" (1993)
Ok, in questo speciale c’è stato veramente tanto spazio per il Prog, che insieme al Punk sono stati due generi nei quali il nostro paese ha spesso saputo battagliare ad armi pari con le potenze straniere, ma questo speciale lo vogliamo concludere in un modo particolare e lo facciamo con un Ep Live.
Un piccolo lavoro che con le sue sei canzoni canzoni ci prende a calci nel culo come se non ci fosse un domani. Nel ’93 stava letteralmente bruciando il fuoco dentro agli Extrema visto che in poco tempo pubblicarono quel debutto fragoroso, esplosivo ed iconico di "Tension At the Seams" e poco dopo questa testimonianza live.
"Proud, Powerful' N' Alive" lo posso descrivere come il debutto: cinque canzoni thrash ccon un’attitudine Punk, nelle quali il basso Funk, certe metriche che possono ricordare l’Hip Hop, qualche ritornello Groove Metal che di colpo rinverdiscono il genere. GL Perotti accende la miccia nei cuori dei vari headbangers, la coppia d’asce sprigiona un riffing poderoso e potente attraverso quei watt e la sezione ritmica è dinamitarda! "Too Drunk To Fuck" (dichiarazione d’intenti?) dei leggendari Dead Kennedys non fa altro che aggiungere ulteriore gloria ad un periodo glorioso di questa band che nel bene e nel male è sempre stata tra le principali protagoniste del panorama Metal italiano.
Le ristampe del mitico "Tension At The Seams" accorpano questo Ep (QUI troverete la recensione del nostro Graz), ma se siete all’antica (o non volete ricomprarvi l’esordio degli Extrema per questo ep), beh dovreste trovarne una copia senza dover penare troppo, così da potervi portare a casa un’autentica mazzata Thrash Metal made in Italy!


“You must ask yourself the original question
should i model my life by your needs?”
I can't do this right now
Where will I find the strenght?”


E con un lavoro piccolo ma irruento concludiamo questa prima puntata di una serie di speciali che spero vi possa piacere, magari farvi tornare alla mente qualche bel ricordo sui live delle band qui citate o sulle release qui trattate.
Con questo ci salutiamo al prossimo appuntamento: ai miscredenti voglio solo chiedere se anche dopo aver ascoltato questi lavori, se siano ancora convinti che i live album siano completamente inutili o quasi…
Articolo a cura di Seba Dall

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