Italian Metal Heroes, the Golden Age of the Italian Rock – 1980 – 1990 (pt. #2).

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Pubblicato il:27/07/2023
Dove eravamo rimasti?
Ok, qui non c’entrano né le nostalgie e i sensi di colpa materni, con sfondo musicale, di una splendida Meryl Streep (nel film di Jonathan Demme) e nemmeno le surreali vicende giudiziarie del nostro Belpaese, con protagonisti “eccellenti” (nello specifico il celebre conduttore televisivo Enzo Tortora) … si tratta semplicemente di proseguire (dopo averne già parlato qui) nell’analisi delle uscite discografiche (precipuamente in formato Ep 10 pollici) targate Aua Records e dedicate alla cosiddetta Italian Way of Heavy Metal e a quei gruppi che hanno fattivamente contribuito, spesso senza ottenere la giusta visibilità, alla creazione (reale o “utopica”, il dibattito è ancora aperto tutt’oggi) di questa “visione” tutta tricolore dell’Heavy Metal, rendendola credibile agli occhi (e, soprattutto, alle “orecchie”) anche dei più irriducibili esterofili.

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Rod Sacred “Rod Sacred
1. The enter
2. Crazy for you
3. The circle of lust
4. Live your life again

Iniziare questa “seconda puntata” con i cagliaritani Rod Sacred è davvero un ottimo modo per rimarcare quanto talento e attitudine ci fossero anche in un paese come il nostro di certo non posizionato al “centro del regno metallico”, ancor meno se, nonostante una vivace scena locale (ricordo con piacere l’attività di Supporto Italiano, fanzine ed etichetta guidata da Fabrizio Maulu), arrivi da una terra splendida ma “decentrata” come la Sardegna.
Determinazione e convinzione hanno, nonostante le oggettive difficoltà (aggiungiamo anche la prematura dipartita del chitarrista Paolo Bonilli), consentito alla band di emergere in maniera piuttosto significativa, fino all’apprezzato esordio discografico eponimo, pubblicato su Metalnews nel 1989.
La Aua Records riscopre il loro secondo nastro dimostrativo del 1988, propedeutico al succitato debutto, capace di consegnare al popolo dei metal-heads tutta la forza espressiva di un ottimo gruppo dall’ispirazione “classica” (qualcosa tra Judas Priest, Saxon e Scorpions) ma non privo di personalità, come dimostrano in particolare “Crazy for you” e “The circle of lust”.
I Rod Sacred sono tuttora operativi (con una formazione rinnovata, è da poco uscito “Another day” su Metal Zone Italia) a ulteriore dimostrazione di una tenacia e di una passione che dagli anni ottanta ad oggi non è mai venuta meno.

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Headcrasher “The Day After
1. The prelude
2. Headcrasher
3. Night runner
4. Homicidal tendencies
5. Metal attack

Con gli Headcrasher ci spostiamo in Calabria e “scopriamo” un’altra band che fa della determinazione il suo credo, pilotata dal talento e dalle capacità di abili musicisti, tra cui il cantante Claudio Gentile, figura di spicco della scena del nostro meridione.
The day after” è il primo demo dei cosentini e ci consegna una formazione dedita ad una forma piuttosto “viscerale” di thrash n’ speed metal, rivelando tuttavia i prodromi di un’evoluzione che li porterà a soluzioni musicali più contaminate e personali, culminate nella pubblicazione di due full-length (“Nothing will remain” e “Introspection”) e a un tour assieme a Brain Damage e Broken Glazz (una rarità per i tempi).
Tra i pezzi in evidenza dell’opera si segnalano il manifesto “Headcrasher” e la dirompente “Metal attack”, con il cantato sincopato e sferzante di Gentile ed emergere dal coinvolgente muro sonoro.

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Feline Melinda “Praeludium
1. Twin sister
2. Losing you
3. Prelude op3
4. Feline Melinda
5. She's crazy

Del mio legame “storico-affettivo” con i Feline Melinda ho già riferito su queste stesse colonne in più di un’occasione e non posso pertanto che accogliere con entusiasmo la decisione della Aua Records di recuperare il loro debutto su demo del 1987, ai tempi non incensato a dovere.
Una registrazione fin un po’ troppo “artigianale” ha verosimilmente limitato l’efficacia di brani come “Twin sister”, “Losing you”, “She's crazy” e “Feline Melinda”, il brano simbolo di un gruppo fatalmente legato all’austera scena teutonica, ma capace anche di intriganti aperture melodiche.
Il look d’impatto (e, per qualcuno, abbastanza “discutibile” …) ha poi contribuito in qualche modo a rendere meritoria giustizia alla band di Bolzano, portandola improvvisamente al centro dell’attenzione e, dopo l’inclusione nella raccolta “German Metal Fighters”, alla pubblicazione di quel ”The Felines await you” che tanto m’impressionò nell’ahimè lontano 1988.
La “contesa” con gli Skanners (a proposito, un caloroso in bocca in lupo a Claudio Pisoni per i suoi problemi di salute, fortunatamente in fase di miglioramento!) per il ruolo di migliore formazione altoatesina iniziava da queste parti e ai metalofili tricolori non rimane che approfondire la questione.

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Keen Eyed “Endless Nights
1. Nasty girl
2. Once upon a time
3. Show your gun
4. The whip

Questa riproposizione del secondo nastro dimostrativo dei triestini Keen Eyed è sicuramente da inserire di diritto nella categoria “chicche”, per un gruppo poco noto (anche ai più enciclopedici “indagatori” del metallo nostrano) eppure artefice di un hard n’ heavy “classico” parecchio affascinante, tra richiami d’ispirazione street-metal (“Once upon a time”), mescolati a sonorità più caliginose e sferzanti (“Nasty girl”, “The whip”), il tutto fatalmente abbastanza immaturo e tuttavia meritevole di considerazione.
Una “riscoperta” non banale che sono sicuro sorprenderà più di un estimatore del settore.

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Sagoth “Rock Tonight
1. Rock tonight
2. I don't crazy
3. Fammi un ponce Armando
4. Metal on metal

I Sagoth di Livorno appartengono alla poco lusinghiera classificazione “meteore” e ascoltando oggi questo “Rock tonight” (1984) non si capisce bene il perché.
Quattro brani di scorbutico ricorso alla tradizione del genere (in un misto di Judas Priest, AC/DC, Accept, …), di certo non particolarmente “caratterizzati” eppure gradevoli e abbastanza coinvolgenti non furono infatti sufficienti a fare emergere la band dei fratelli Cateni dalla convulsa “scena” italica e non fu utile nemmeno il ricorso al dialetto in “Fammi un ponce Armando” ad attirare l’attenzione.
Peccato, perché, sebbene molto “acerbo” il loro suono così energico e viscerale avrebbe probabilmente meritato una chance di ulteriore evoluzione.

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Powerage “Hot Staff
1. Roadrunner
2. That's the way
3. The end of the world
4. Death and life
5. Bad flowers
6. Seven old man

Gli abruzzesi Powerage sono tra le band storiche della nostra scena (attivi fin dal 1979) e sono certamente da annoverare tra le formazioni “criminalmente sottovalutate”, in virtù di una miscela sonora che attingeva dalla NWOBHM con innata attitudine e spiccato buongusto melodico.
Come dimostra questo “Hot staff” del 1985, nastro dimostrativo che seguiva l’acerbo esordio di due anni prima (“Doomed to power”), i Powerage possedevano tutte le qualità esecutive dei musicisti di buon livello e idee chiare sotto il profilo espressivo e compositivo.
The end of the world”, “Death and life” e “Bad flowers” sono ottimi esempi delle capacità di un gruppo che dovrà aspettare il 2004 per giungere all’agognato esordio discografico autoprodotto (“Clepshydra”, che ammetto di non conoscere …). Una delle migliori “riscoperte” della raccolta.

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Axe Hero “Axe Hero
1. It's rock (against all)
2. Violence of pleasure
3. Come back
4. I'll fly

Gli Axe Hero sono uno dei miei grandi “rimpianti” di irriducibile appassionato della Italian Way of Heavy Metal.
Ebbene sì, confesso di non possedere il loro Lp di debutto su Fly by Night (“X-Hero”, la denominazione che assunsero intorno al 1986) e l’audiocassetta su cui era stato registrato ormai mostra inevitabili segni di accentuata usura.
Una mancanza “ingiustificata”, che sono anni che mi prefiggo di colmare, dal momento che considero i vicentini tra i veri “eroi” della scena italica, attivi dal 1981 sotto l’alta egida dei fratelli Galliazzo (MirkoDeFox” e DavideDavid Johansen”) e capaci d’impressionare autorevoli riviste specializzate straniere quali “Metal Forces”, “ShockPower” e “Aardshock America” (che elegge addirittura DeFox come il miglior vocalist underground europeo), garantendo al gruppo un “successo” (alimentato anche da una prestigiosa attività live come “spalla” di Jo Squillo, Garbo, …) abbastanza “inconsueto” per i tempi.
Il loro sound ficcante e intrigante, già apprezzabile nei quattro brani (prelevati da materiale dimostrativo del periodo 1984-85) selezionati dalla Aua Records, si evolverà ulteriormente fino ad arrivare ad una forma di melodic-metal maturo e assai competitivo, ma ancora una volta le solite “divergenze artistiche” e i tanti cambi di line-up non consentiranno agli Axe Hero di “sfondare” come avrebbero meritato.
La band, grazie soprattutto alla dedizione di Mirko Galliazzo (rimasto negli anni sempre molto operoso, con diverse iniziative musicali e promozionai), è tornata sporadicamente in attività e invidio fin da ora quelli che potranno assistere alla loro esibizione all'Italian Metal Heroes Festival.

Eh già, perché concludiamo questa disamina con la notizia che il 19 agosto 2023 a Segnacco / Tarcento (UD) avrà luogo una invitante celebrazione dal vivo (con ingresso gratuito e numerosi stand di dischi e merchandising vario …) di questa lodevole collana musicale, con protagonisti, oltre ai suddetti hard-rockers vicentini, anche Feline Melinda, Pat Heaven, Spitfire MKIII e Wyv85 (ex Wyvern) … peccato davvero non poterci essere (per impedimenti vari e questioni "logistiche" ...) e chi potrà farlo sono sicuro non rimarrà deluso da questo manipolo di valorosi, fieri e indomiti alfieri del Metallo Italiano.




Nota: le immagini sono tratte dal sito di Aua Records
Articolo a cura di Marco Aimasso

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