Luppolo In Rock 2024: Live Report

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Pubblicato il:11/08/2024
Mentre il team del Luppolo inizia già a lavorare sull'edizione del 2025, cui Metal.it non potrà esentarsi dal partecipare, e prima che i ricordi del Luppolo in Rock di quest'anno si affievoliscano, ecco quanto abbiamo visto, sentito e percepito al Luppolo in Rock 2024, ormai alla sua sesta edizione.

Passando velocemente la fase dei "soliti" ma dovuti complimenti all'organizzazione, alla solita confortevole location e all'ospitalità di Cremona, a vecchi e nuovi amici, a birre e grigliate... partiamo direttamente con la prima giornata, quella di venerdì...

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- Venerdì 19 luglio 2024:

Ad aprire la serata più ricca di sfumature sono le UTTERN, con il loro Folk Sciamanico che suona come un arcaico rito propiziatorio per il Festival. Hanno alle spalle un paio di EP ("Mediterranea" del 2023 ed il precedente "Gudinna" del 2018) e sono in possesso di una proposta musicale affascinante, fatta di violini, flauti, percussioni, cornamusa e chitarra acustica, e nella mezzora a loro disposizione ci riportano in contatto con la magia natura (come con "Sharanam"), tanto da acuire la curiosità verso queste cinque vestali che presto ritroveremo su Metal.it.

Seguono i DERDIAN, band che spesso e volentieri ha bazzicato le pagine di Metal.it, che probabilmente si sarebbero trovati più a loro agio nel bill del sabato (temo però non ci fosse più posto...) ma che non lo dà certo a vedere, partendo subito in quarta con "Human Reset", all'insegna del Symphonic Power Metal che bazzicano e che hanno personalizzato in quasi venticinque anni d'attività, che provano a riassumere nella loro setlist, che vede il cantante Ivan Giannini autore di un grande prova al microfono, ben assecondato dagli altri musicisti che fanno un ottimo lavoro anche ai cori, esaltando così la loro proposta, che ha i momenti migliori in brani come "Battleplan", "Burn" o la conclusiva "The Hunter".

Rimaniamo poi in campo Power, ma quello dei tunisini MYRATH è decisamente meno battagliero ma più elegante e dalle sfumature progressive, con ovvi rimandi a soluzioni orientaleggianti, che forse si percepiscono maggiormente nella porzione visiva (con tanto di una danzatrice che li accompagna su diverse canzoni) che su quella musicale. Zaher Zorgati è il vero mattatore del loro concerto, con episodi recuperati da tutta la loro discografia, a partire da "Into the Light" dal recente "Karma" (uscito solo a marzo 2024) e "Born to Survive", attraverso "Let It Go" e la stupenda "Merciless Times" per giungere al finale con "Jasmin" e "Believer". Con i MYRATH l'attenzione e la partecipazione del pubblico salgono d'intensità, e anche il caldo inizia a concedere tregua.

Tocca quindi ai SAOR PATROL, un quartetto scozzese fiero delle proprie origini, per un set strumentale proposto con una cornamusa, una chitarra elettrica e tre percussionisti, qualche storiella qua e là, soprattutto sulla birra da parte di Kev Johnston, che tuttavia non riesce a coinvolgermi (beh... solitamente tendo già ad estraniarmi durante un drum solo), né nel corso dei loro brani come "Ten Mair" o "The Adder" ma nemmeno quando riprendono gli AC/DC o quella "The Gael" diventata poi famosa per essere stata inclusa nella colonna sonora del film "L'ultimo dei Mohicani"

La serata sta per finire e sono i FOLKSTONE a insediarsi sul palco, e già dall'iniziale "Nella Mia Fossa" li ho trovati ancora più in palla dell'ultima volta che li avevo visti al Metalitalia Festival 2023, e confermano il loro stato di forma con le seguenti "Diario di un Ultimo" e "Nebbie". Nel descriverli ho spesso immaginato una versione Folk & Heavy dei Nomadi, per quella vena quasi cantautorale che con gli anni hanno via via accentuato ma anche per il carisma che trapela da Lorenzo "Lore" Marchesi e dai suoi compagni di viaggio. Peccato che nel corso di "Le Voci della Sera" un forte temporale si abbatta su Cremona, ma la band non demorde e continua a suonare per un pubblico che non rinuncia al concerto e si ripara per il tempo necessario sotto le ali della struttura delle Colonie Padane per poi tornare sotto il palco non appena il maltempo si allontana e... "Con Passo Pesante" i FOLKSTONE concludono un concerto dove ribadiscono tutto il loro valore e coerenza.

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- Sabato 20 luglio 2024:

La pioggia della serata precedente, non ha portato refrigerio, e quando gli SKELETOON salgono sul palco il sole batte impietoso, è d'obbligo un'opener dal titolo "Holding On", e il loro cantante Tomi Fooler (che indossa una T-shirt con su scritto "Sono qui solo per i Gamma Ray" tiene duro e poi anche botta nel duettare con lo special guest Alessandro Conti (frontman dei Trick Or Treat e Twilight Force) sulla helloweeniana "Will You Save Us All?". Il loro Power Metal prende anche deviazioni Techno e Disco Metal con "2204", per tornare a farsi più classico con "I Have the Key" dove li raggiunge sul palco il loro precedente chitarrista Andrea Kappellari.

Torna la pioggia sul Luppolo, ma non è quella della serata precedente, ma sono i bolognesi RAIN a prendere il possesso del palco, che in diverse occasioni condivideranno con le Dirty Dianas che contribuiranno ad alzare ulteriormente la temperatura. Non è la prima volta che assisto ad uno show dei RAIN e anche nell'occasione, ne esco soddisfatto a anche un po' tramortire dalle bordate Hard & Heavy di pezzi come l'accoppiata iniziale "Spacepirates" e "Bang Bus" e nel prosieguo "Down in Hell" o "Revolver", sino alla conclusiva e immancabile "Only for the Rain Crew".

Ecco quindi, uno dei momenti più attesi - almeno dal sottoscritto che li aspettava dall'uscita dello strepitoso "Wall of Skulls" - i tedeschi BRAINSTORM, che presentano il nuovo bassista Jim Ramses, ma soprattutto Andy B. Franck una delle migliori voci della scena Heavy Metal e anche abile intrattenitore, in grado di trascinare il pubblico e anche la coppia storica dei chitarristi Milan Loncaric e Torsten Ihlenfeld. Attaccano proprio con gli estratti dell'ultimo album (anche se Franck ci informa che hanno appena completato il suo successore) e dopo l'intro "Chamber Thirteen" si attacca con "Where Ravens Fly" e "Worlds Are Comin' Through" per poi andare un passetto indietro con "Devil's Eye" e molto più in là nel tempo con "Shiva's Tears" (da "Soul Temptation" del 2003). Non potevano comunque mancare le nuove "Glory Disappears" e "Turn Off The Light" ma nemmeno "Highs without Lows" e quella "All Those Words" che chiude il loro set. E ora li aspettiamo a supporto del nuovo album, magari da headliner.

Gli ALESTORM sono una ventata di pazzia e simpatia, a partire da quella papera gigante piazzata sul palco sino all'abbigliamento dei musicisti (spettacolari i pantaloncini in raso di Máté Bodor), e appena attaccano con "Keelhauled" suscitano l'entusiasmo del pubblico. Talvolta financo un po' esagerati, ma la voce di Cristopher Bowes è perfetta per brani come "Under Blackened Banners" o "Mexico", inoltre per larga parte del set troviamo al loro fianco Patty Gurdy con la sua ghironda, che contribuisce ad arricchire le varie "Zombies Ate My Pirate Ship", "P.A.R.T.Y.", ma anche la (a mio parere evitabile) cover di "Hangover". Meglio le scattanti "Drink" o "Rum", che alzano il tasso alcolico dei bis, assieme alla molesta "Fucked with an Anchor". Divertenti, ma il meglio deve ancora venire.

Se già la giornata di venerdì aveva visto un bell'afflusso di presenze, quella odierna è invidiabile, infatti, la giornata è SOLD OUT, con sommo (e dovuto) gaudio da parte degli organizzatori, e indubbiamente ha contribuito la presenza come headliner dei GAMMA RAY, che mancavano da troppo tempo dall'Italia e che per i tanti impegni di Kai Hansen con gli Helloween sono finiti per rimanere un po’ defilati.
Ma non lo sono certo stasera: grande esplosione del miglior Power Metal, e si parte subito in quarta con "Land of the Free", cui segue la saettante "Last Before the Storm", giusto il tempo di tirare il fiato in attesa di "Avalon", per accorgersi dell'assenza sul palco di Henjo Richter e Michael Ehrè (sostituiti da Kasperi Heikkinen dei Beast In Black e da Michele Sanna dei Sunstorm) e rendersi conto che pur con la sua bravura (che ricordo nei Red Raven) Frank Beck non può certo rivaleggiare con la voce iconica di Kai Hansen e nemmeno con il superbo e carismatico Ralf Scheepers, special guest della serata, che mi ha reso felice con quella sua emozionante performance su "Heading for Tomorrow". Ma prima non erano mancati all'appello classici come "Man on a Mission", "Rebellion in Dreamland" o "Somewhere out in Space", e seguiranno, nel secondo encore, prima l'attesa "Send Me a Sign" e infine, un po' a sorpresa "Heaven Can Wait", con tutti e tre i cantanti ad alternarsi nel commiato con il pubblico. Il Paradiso può attendere, noi no. Per cortesia non fateci aspettare troppo prima di un nuovo concerto.

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- Domenica 21 luglio 2024:

Aprire la terza giornata del Luppolo, con una band che si chiama INVERNO, potrebbe sembrare una scelta infelice, invece i nostri non si lasciano intimidire dal caldo e dal sole che è alto nel cielo, per proporre il loro intricato e aggressivo Metalcore presentandoci una manciata di estratti dal loro album d'esordio ("Stasis" del 2023) come "Hollow", "Martyrs" o la stessa titletrack che chiude lo spazio a loro disposizione, tutti ben strapazzati dal loro cantante Simone Orizio e dai musicisti che lo accompagnano.

È un muro di Black Metal oscuro e avvolgente quello che ci propongono poi gli statunitensi UADA, incappucciati, con felpe, giubbotti e guanti di pelle, il tutto rigorosamente di color nero (anche gli asciugamani, come testimoniato con tanto di foto). E se inizialmente sono partito un po' prevenuto, via via mi sono lasciato prendere dalla loro proposta e dallo screaming maligno di Jake Superchi, sin dall'iniziale "Snakes & Vultures" e si arriva quasi senza accorgersi del tempo trascorso alla conclusiva "Black Autumn, White Spring", dove il loro batterista ci ha dato davvero dentro. Meritano sicuramente una seconda occasione, ma in un altro contesto, più adatto alla loro proposta.

Scoperta una nuova band, giunge il momento di vedere come se la cavano i PRIMORDIAL sul palco. E già dopo una prima accoppiata come "As Rome Burns" e "How It Ends" il risultato è subito evidente: alla grande. Le canzoni degli irlandesi funzionano anche dal vivo, guidati dal cantante Alan Averill, che dietro il suo tipico facepainting ringhia, minaccia (ma poi gli scappa da ridere) e interagisce continuamente con un pubblico che dopo la freddezza glaciale degli Uada si lascia trascinare più che volentieri in uno scontro frontale con i PRIMORDIAL, che con il loro mix di Folk irlandese, Black Metal ed Epicità trionfano senza alcun diritto di replica (mica vorrete essere appesi al cappio che Averill aveva sul palco con se?) con le conclusive "Victory Has 1000 Fathers, Defeat Is an Orphan" (dall'ultimo album ed uno dei migliori titoli di sempre) e la più datata "Empire Falls".


Negli anni '90 i PARADISE LOST erano uno dei miei gruppi preferiti, soprattutto grazie a capolavori come "Shades Of God", "Icon" e "Draconian Times", ma per mille diversi motivi questa è la prima volta che riesco a vederli dal vivo e come temevo ne esco soddisfatto solo a metà. I loro classici non mancano, si parte, infatti, già con una "Enchantment" d'annata, ma ho percepito una distanza tra band e pubblico che stasera i PARADISE LOST non sono riusciti a colmare. Almeno questa è la mia sensazione, ma è certo che tutte le volte che Nick Holmes sembrava volersi sporgersi verso le casse spia, un elastico invisibile lo tirava indietro. Ad ogni modo sono una delle poche band storiche a presentarsi con quasi tutti i membri originali (quattro su cinque è un buon risultato) e hanno a disposizione un repertorio di spessore e vario da cui attingere, e così snocciolano una dietro l'altra (ma potevano cercare un'alternativa alla cover di "Smalltown Boy") "One Second", "The Last Time", "Embers Fire" e così via sino alla conclusiva "Ghosts".

Non è invece la prima volta che vedo gli AMORPHIS, la prima al Barrumba nel 1996 nel tour di "Elegy" e da allora ne è passata di acqua sotto i ponti, ma allora come stasera è ancora la coinvolgente "My Kantele" ad ergersi sulle altre canzoni; tuttavia gli AMORPHIS non si limitano a guardare al passato, anzi pescano a piene mani dagli album più recenti, "Halo" e "Queen of Time" anche se non può mancare l'appuntamento con la storica "Black Winter Day". Per quanto la scena sia letteralmente dominata da Tomi Joutsen, il resto della band non si limita certo a far presenza, anche se certo non hanno la carica e il dinamismo del loro cantante, un vero animale da palco, in grado di far la differenza e lo attesta chiaramente nel corso di una spettacolare "The Bee", che se su "Queen Of Time" (2018) aveva il compito di aprire l'album, qui ha quello di far calare il sipario sul loro show e su questa edizione del Luppolo in Rock.

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Infine, prima di rinnovare l'appuntamento per il prossimo anni, Vi ricordiamo che sul nostro profilo FACEBOOK, potrete rispolverare anche il Report Fotografico delle tre giornate, dove troverete immagini di tutte le band di cui Vi abbiamo appena raccontato, nei tre post che seguono quello di questo articolo.
Articolo a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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