(07 maggio 2010) Heathen - 7 Maggio 2010 (Palarockness, Genzano - RM)

Info

Provincia:RM
Costo:15 €
Qui in Italia secondo me s’è perso il gusto per l’evento… possibile mai che per trovare sale strabordanti di gente bisogna andare sempre e solo ai concerti dei soliti 3-4 nomi noti, che peraltro suonano qui da noi ogni tot mesi ripetutamente, altrimenti si rischia di assistere ad uno show circondati da quattro gatti? Dopo la delusione del mese scorso al concerto dei Flotsam And Jetsam, con una trentina di paganti, questa sera per pochissimo non si è sfiorato il bis qui a Genzano, al Palarockness, al concerto degli Heathen. Non una trentina, ma neanche quello che sarebbe stato lecito aspettarsi allo show di un gruppo comunque storico, e che ha piazzato qui a Roma l’unica data al centro sud delle tre del loro tour italiano. Ma ormai è inutile stupirsi più di tanto, questo è l’andazzo… Fatto sta che, come per il concerto dei Flots, chi questa sera ha deciso di snobbare si è perso un concertone, anche se due o tre atteggiamenti degli americani non avevano fatto iniziare il tutto nel migliore dei modi… Intanto hanno imposto stupidamente un orario limite entro il quale far terminare il tutto, e poi, vedendo lo svolgimento della serata, questa risulterà una presa di posizione stupida e poco necessaria. Seconda cosa, avevo preparato un’intervista, come da copione, ma una volta giunto nel camerino del locale ho trovato una band svogliatissima e scazzatissima, che mi ha risposto meno che a monosillabi. Insomma, alla fine erano più lunghe le domande delle risposte, per farvi capire… Non ultimo, una scaletta veramente troppo corta, con meno di un’ora di concerto…

Per il primo di questi motivi gli S.L.U.G.S. sono costretti ad iniziare il loro show 45 minuti prima del previsto, tra l’altro davanti a pochissima gente, quindi quando riesco a raggiungere il Palarockness loro sono già agli sgoccioli, e riesco a sentire soltanto un paio di canzoni, tra cui la cover del mega classico dei Venom “Black metal”. Troppo poco purtroppo, anche se abbastanza per capire che la band, come suo solito, è veramente in forma, e picchia duro, sparando in faccia ai presenti il suo thrash grezzo e diretto. Peccato, avrei voluto ascoltare “The ballad of dead chichens”, che è il loro pezzo che preferisco, ma sarà per un’altra volta…

Il tempo di una birra e sul palco salgono i Methedras, direttamente da Milano. L’ultima volta che li avevo incrociati era in occasione del loro concerto di supporto agli Onslaught, e devo dire che da allora la band tecnicamente è migliorata ulteriormente, evidentemente grazie alle recenti date dal vivo. Peccato però che i suoni siano davvero pessimi e sia mediamente complicato riuscire a distinguere un riff dall’altro, almeno per i primi tre/quattro pezzi. La band ce la mette tutta, ma i pochi presenti non reagiscono, forse per il caldo all’interno del locale, forse per risparmiare le forze per dopo. Fatto sta che nonostante i milanesi siano ormai in grado di tenere per benino il palco, e il loro thrash death sia comunque di qualità, c’è poca interazione col pubblico, tranne quando i nostri decidono di proporre la cover di “Davidian” dei mitici Machine Head… Lo so che è triste quando il pubblico si smuove solo con una cover, ma quest’è successo… Nel frattempo i suoni sono un po’ migliorati e quindi è stato possibile apprezzare meglio la doppietta finale “Katarsis”/“Civil war”, con la quale la band si congeda dal pubblico romano. Un’esibizione formalmente perfetta, in particolare quella del singer Claudio e del drummer Daniele, ma purtroppo altrettanto poco incisiva dal punto di vista del coinvolgimento.

Date le premesse di cui ho parlato prima, dopo la classica pausa birra mi riavvicino al palco con un po’ di stizza e di diffidenza, anche se non senza curiosità. Non so dirvi di preciso cosa sia successo… forse l’accoglienza che hanno ricevuto da un pubblico finalmente coinvolto e caloroso, forse un’estrema professionalità, fatto sta che dopo l’immancabile “Intro”, che apre anche il loro ultimo lavoro “Evolution of chaos”, “Dying season” irrompe in tutta la sua bellezza e ci consegna gli Heathen assolutamente in forma e per niente scazzati. Non pensavo di assistere ad una tale metamorfosi, ma ovviamente la cosa mi ha fatto enormemente piacere… Con una scaletta incentrata per lo più sull’ultimo ottimo album, lo show va avanti con “Control by chaos” e “Fade away”, e sinceramente non ho nulla da poter obiettare alla band: David R. White non ha preso una stecca che fosse una, e ha incitato i ragazzi presenti dalla prima all’ultima canzone, spingendoli anche a fare senza problemi stage diving, Lee Altus e Kragen Lum hanno macinato riff su riff con una precisione micidiale, e hanno sciorinato assoli veramente di gusto e millimetrici, Darren Minter ha martoriato il suo drum kit senza sbagliare un colpo. Forse l’unico rimasto leggermente in ombra è il simpatico e pacioccone Jon Torres, che ha però comunque svolto il suo lavoro in maniera egregia. Al di là delle singole prestazioni, però, è l’amalgama generale a colpire… innanzitutto ora i suoni sono di tutt’altro livello, con le chitarre ben in evidenza e nitide, ma a far la differenza, ovviamente, è l’esperienza dei nostri, davvero una macchina da guerra, ancora più che in studio. E quando arriva il primo dei quattro brani vecchi, cioè “Goblin’s blade”, si scatena il putiferio, così come su “Death by hanging”, vero e proprio inno della band. C’è tempo ancora per esaltarsi sulle note di “Open the grave” e di “Hypnotized”, unica estratta dal secondo album “Victims of deceptions”, quando però accade l’irreparabile: la band decide che è ora di congedarsi, ed abbandona il palco. A questo punto, quella che fin’ora era stata una festa, con pogo continuo, stage diving, headbanging furioso, viene rovinata da una scaletta veramente troppo striminzita (scarsi 50 minuti), e i ragazzi dimostrano il loro risentimento fischiando ripetutamente la band. Ma quest’è…

Ancora più triste il post concerto, con il solo David R. White ad intrattenersi con il pubblico, con le solite foto di rito e i soliti autografi. Peccato, uno show con luci ed ombre. Musicalmente parlando nulla da eccepire, per il resto si sarebbe potuto fare di più, sia dal punto di vista organizzativo (orari, sound, etc), sia per quanto riguarda la band stessa… Ma si sa, le ciambelle non tutte riescono col buco…

Ringraziamo l'organizzatore Vivo Management per la preziosa e continua collaborazione che ha reso possibile questo live report.


SCALETTA:

INTRO
DYING SEASON
CONTROL BY CHAOS
FADE AWAY
GOBLIN’S BLADE
ARROW’S OF AGONY
BLOODKULT
DEATH BY HANGING
OPEN THE GRAVE
HYPNOTIZED

Foto di Roberto Alfieri
Report a cura di Roberto Alfieri

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 12 mag 2010 alle 13:19

Attendo con ansia il report di Orphen del concerto di Milano

Inserito il 11 mag 2010 alle 20:33

Però alla fine non sappiamo davvero com'è andata... Magari erano stanchi da un lungo viaggio (da qui lo scazzo), e magari dovevano assolutamente ripartire presto per arrivare in tempo nel luogo della data successiva (da qui l'orario tassativo). Certo indispettisce vedere questo, però sono comunque esseri umani in viaggio da giorni, può starci una giornata scazzati...

Inserito il 11 mag 2010 alle 16:37

sti atteggiamenti da rockstar hanno rotto il cazzo!! andatevene affanculo, tutto ciò è l'antitesi di quello che il metal dovrebbe rappresentare