È il 17 Giugno quando salgo sulla mia fidata Volkswagen Polo in direzione Roma per raggiungere l’Atlantico, dove, in serata, si esibiranno gli
Slayer. È solo di un mese e mezzo fa la bruttissima notizia della morte di
Jeff Hannemann, ed è ancora più fresca quella del siluramento, di nuovo, di
Dave Lombardo da parte della band. Inoltre, nel primo pomeriggio, è ancora mistero su chi sarà la fantomatica band “special guest” annunciata sui biglietti e sui vari siti, compreso quello ufficiale dell’organizzatore. Una volta arrivato davanti al palazzetto romano non c’è traccia della bellissima fiumana di neri bacherozzi che, ormai diversi anni fa, si poteva incontrare nelle vie intorno alla venue di turno… le abitudini sono purtroppo cambiate, e ormai quasi tutti i metal kids preferiscono rimanere appiccicati a FB fino all’ultimo minuto disponibile, arrivando al concerto poco prima dell’apertura delle porte. Triste realtà che taglia via già buona parte del fascino e dell’atmosfera che si respirava prima ai concerti, che erano vissuti come veri e propri eventi. E difatti le persone in fila in attesa dell’apertura dei cancelli non sono poi tantissime. Il dubbio che mi assale è di un flop clamoroso per questa serata, complice il biglietto decisamente alto (43,70 euro!!), e gli avvenimenti di cui parlavamo in apertura. Fortunatamente, anche se lentamente, alla fine il palazzetto risulterà pieno per 3/4, un po’ meno del solito per la band americana, ma c’è da dire anche che questa volta la date italiane sono ben quattro, quindi un lieve calo è fisiologico.
Relativamente agli avvicendamenti della line up e di tutte le chiacchiere sentite in giro negli ultimi mesi, c’è da dire che per quanto io amassi e amo Hannemann,
Gary Holt sono ormai più di due anni che accompagna la band in tour, e avrebbe suonato lui anche se Jeff fosse ancora qui con noi.
Paul Bostaph, invece, come già in passato, ha dimostrato di essere l’unico in grado di sostituire degnamente Lombardo, e sono assolutamente ben felice di trovare lui, questa sera, dietro il drum kit, invece di
Jon Dette, assolutamente non all’altezza di ricoprire quel ruolo (lo vidi in azione con loro nel 1996 e fu uno dei concerti degli Slayer più brutti ai quali ho assistito). Quindi, tutte le polemiche tipo “non vado perché è come se andassi a vedere una cover band”, oppure “ormai senza Jeff non sono più gli Slayer”, per quanto mi riguarda lasciano il tempo che trovano… Chi non è venuto qui questa sera si è peso un signor concerto di una signora band, che ancora riesce a spaccare il culo ai passeri, come direbbero all’Accademia della Crusca…
Ma andiamo con ordine… Dopo aver avuto la notizia ufficiale dell’assenza dell’opening act direttamente da un mio amico dello staff (immagino la rabbia di chi ha cacciato tutti quei soldi per il biglietto), una volta entrato all’interno dell’Atlantico le prime due cose che mi balzano agli occhi sono l’enorme telone con l’immancabile aquila (anche questa sera scenografia spartana, come da tradizione, per la band, che ha da sempre limitato all’osso e ai soli giochi di luce gli effetti visivi, puntando tutto esclusivamente sulla potenza della musica), e la mitica chitarra con il simbolo modificato dell’Heineken sulla sinistra del palco, proprio dove, per anni, è stato il compianto Jeff. La chitarra rimarrà lì per tutta la durata del concerto (e, presumo, per tutta la durata del tour), come a voler, almeno spiritualmente, lì con loro, lo scomparso compagno di anni e anni di scorribande… bella cosa…
Come accennato prima, piano piano, pigramente (a parte un piccolo manipolo di scalmanati che si è precipitato in prima fila), la gente inizia ad affluire, e viene accolta con sottofondo di Iron Maiden e AC/DC. E sono proprio questi ultimi che, all’improvviso, e allo scoccare preciso delle 21:00, vengono interrotti per lasciar spazio alla band, che entra (nell’ordine: Gary, Paul, Tom e Kerry) sul palco e attacca “World painted blood”, title track dell’ultimo album che dal vivo diventa ancora più potente. Fin dalle prime note si intuisce che il gruppo è in gran forma, e ha un’enorme voglia di dimostrare a tutti il proprio immenso valore on stage. Bostaph picchia come un dannato, Tom non ha problemi con la voce (e non avrà cali per tutto il resto dello show), e le due asce macinano riff e assoli ormai in piena sintonia. Fortunatamente Gary non cerca di imitare lo stile di Hannemann, ed è un bene, perché a parte le parti salienti dei soli scritti dal biondo chitarrista, per il resto ci mette del suo, evitando così scomodi ed inutili paragoni. Kerry è implacabile, come al solito domina la parte destra del palco, e non concede sorrisi a nessuno.
La scaletta scorre via che è un piacere, e a pezzi che ti aspetti come “War ensemble”, “Bloodline” o “Disciple”, alterna qualche chicca come “At down they sleep”, “Hell awaits” o “Spirit in black”. Se da un lato la band, come già detto, trita tutto e non lascia feriti nel pit, dall’altro c’è da sottolineare come il sound non sia affatto dei migliori, con le chitarre mediamente impastate, e la batteria quasi assente (salvo la cassa), e questo è un handicap micidiale per gli Slayer, calcolando anche che, almeno per la mia esperienza, avendoli visti più di una decina di volte, è la prima volta che mi capita ad un loro show, generalmente sempre sorretti da un muro di suono bestiale.
Fortunatamente i pezzi spazzano via ogni pensiero negativo, e d’altra parte non potrebbe essere diversamente con brani come “The antichrist”, “Chemical warfare”, “Season in the abyss” o “Postmortem”… I minuti passano, la band come sempre non si lascia andare a particolari interazioni con il pubblico, Tom tra un brano e l’altro resta immobile a fissarci con il suo sguardo sornione, come se fosse consapevole di averci in pugno, anche se qualche sorriso, negli ultimi anni, ha imparato a regalarlo. E questa sera lancia perfino qualche frase in italiano, oltre ad accennare “That’s amore”, tra le risate di tutti i presenti.
Quello che, però, tutti noi ci stiamo chiedendo, è come mai, fin’ora, non c’è stato nessun accenno al compagno Jeff… Beh, la risposta sta per arrivare… Tocca aspettare ancora poco, il tempo che la band esegua la tripletta micidiale “Hell awaits”/“Dead skin mask”/“Raining blood” e abbandoni il palco, tra l’euforia generale… Le luci si spengono, tutti noi sapevamo che il gruppo sarebbe tornato on stage per l’immancabile bis… quello che non ci aspettavamo, invece, era che la gigantesca aquila presente alla spalle di Bostaph venisse sostituita da un secondo telone, che tutti noi abbiamo potuto ammirare quando, sulle note di “South of Heaven” la band ha fatto il suo ritorno sul palco. Il mitico tappo della Heineken, modificato con la scritta Hannemann è imponente, ed è il loro modo, perfettamente nel loro stile, di omaggiare il compianto amico. Brividi…
Dopo questo momento particolarmente toccante, è giunta l’ora di spazzare via tutto e tutti, e di mettere il sigillo, dopo una novantina di minuti, ad uno show micidiale. E quale pezzo, se non “Angel of death” poteva farlo nel migliore dei modi?
Non c’è molto altro da aggiungere… i novanta minuti per la band americana sono uno standard a cui ormai ci siamo abituati da anni, quindi nulla da recriminare… al prezzo disumano dei biglietti, invece, difficilmente riusciremo a farci il callo, e il calo, pur se limitato, di presenze, questa sera, lo ha ampiamente dimostrato (lasciando perdere la semi truffa dell’opening act…). Quindi, in definitiva, ottimo show del quartetto, ottima la scaletta, meno ottimi i suoni, ma resta il fatto che chi ha preferito disertare ha perso un’ottima occasione per tastare lo stato di salute dei nostri. E chi spera (non si sa perché, poi), che il gruppo metta la parola fine alla sua carriera, rimarrà certamente deluso, visto che oltre ad averlo annunciato ufficialmente qualche giorno fa, lo hanno anche ampiamente dimostrato questa sera: per i quattro assassini la strada da percorrere è ancora molto lunga…
Foto: Roberto Alfieri
Setlist:
World painted blood
Spirit in black
War ensemble
Hate worldwide
At dawn they sleep
Bloodline
Disciple
Mandatory suicide
Chemical warfare
The antichrist
Postmortem
Hallowed point
Seasons in the abyss
Hell awaits
Dead skin mask
Raining bloodEncore:
South of heaven
Angel of death