(30 settembre 2015) Venom Inc., Vader, Divine Chaos, Witches Live @ Café Liber, Torino

Info

Provincia:TO
Costo:20 euro
Sono trascorsi trent’anni da quando Ermo (all’epoca noto ancora come Sergio..) ed il sottoscritto assistemmo, al Palasport di Torino, alla tripla esibizione di Exodus, Atomkraft ed i mitici Venom. Era la metà degli anni ’80, in piena esplosione metal, ed il concerto fu particolarmente emozionante per noi giovani fans. Tre decenni dopo, decisamente appesantiti e incanutiti, cerchiamo di rivivere l’eco di quelle sensazioni con i Venom Inc., formazione che comprende i due terzi della line-up degli esordi ad eccezione di Cronos, che prosegue la sua carriera artistica con il nome originale.
L’appuntamento è al Cafè Lìber, locale del capoluogo piemontese intenzionato a diventare nuovo punto di riferimento della musica heavy. Piccolo ma accogliente, ha la giusta dimensione per uno show che richiama appassionati più recenti (soprattutto per la presenza dei Vader) ed altri più attempati, che offrono all’evento una inevitabile patina di nostalgia.

I Venom Inc. sono Mantas, Abaddon e Tony Dolan, già leader degli Atomkraft, bassista/cantante che ha sempre gravitato nel "giro" dei Venom. Quando il trio sale sul palco, viene naturale osservare la tenuta fisico-estetica dopo tanto tempo: il meglio conservato è certamente Abaddon, con gli immancabili occhiali da sole, defilato dietro il suo imponente drum-set. Dolan esibisce un cranio lucido, una certa pesantezza dovuta all’età, ma compensa il tutto con la mimica facciale altamente espressiva. Distorce il viso, digrigna i denti, sgrana gli occhi, soprattutto non fa rimpiangere l’urlo gutturale del buon Cronos (non che occorra molto impegno, ad essere sinceri..). Irriconoscibile Mantas: del chitarrista biondo e quasi ascetico ritratto sulla copertina di "Welcome to hell" non è rimasto nulla. Adesso sembra un rotondetto signore di mezz’età, che ti aspetteresti di incontrare in un pub della campagna inglese. Ma la sua parte la svolge bene, pur penalizzato da un volume dello strumento troppo basso.
Superato l’impatto visivo, ci immergiamo nella musica e sotto questo aspetto non possono esserci perplessità. La scaletta comprende tutti gli hits dei primi due album e di qualche mini dell’epoca. Dalle furiose "Die hard", "Warhead", "Bloodlust" alle cadenze malvagie di "Don’t burn the witch", "Buried alive" e "The seven gates of hell", è il trionfo di quel metal, non più nwobhm e non ancora thrash, che ha segnato l’inizio di un nuovo modo d’intendere la musica heavy e ha dato poi vita a filoni come il black o lo sludge. Questa è la vera importanza del lavoro dei Venom, al di là della qualità stilistica o dell’attitudine un po’ grezza e caciarona.
Si poga di gusto ai ritmi frenetici di "Raise the dead" e "Schizo", si intonano i cori nelle anthemiche "Live like an angel (die like a devil)" e l’immortale "One thousand days in Sodom", preceduta dalla presentazione di Dolan che ci spiega come gli abitanti di quella biblica città amassero trascorrere tutto il tempo a fornicare come conigli, divertendosi come matti.
Naturalmente non possono mancare altri tre pezzi storici, riservati ai bis: "Welcome to hell", il manifesto assoluto del gruppo "Black metal" e la devastante "Countess Bathory", esaltanti oggi come allora.
Il giudizio di noi Venom-addicted della prima ora non può che essere positivo, anche se questa è da considerarsi più una cover-band che un gruppo vero e proprio. Ma in tempi di revival come questi, risentire tante canzoni che hanno segnato non solo il nostro percorso di vita ma la storia stessa dell’heavy metal, è comunque un momento irrinunciabile.

A cura di Fabrizio "Stonerman" Bertogliatti



Assolti da Fabrizio sia il compito di rivangare nei ricordi sia quello di raccortarci come se la sono cavata i Venom Inc., tocca fare un rapido salto all'indietro nella serata ricordando quelli che sono stati i tre gruppi che hanno suonato prima degli headliner.

Il compito di aprire la serata tocca, infatti, ai francesi Witches, formatisi addirittura nel lontano 1986, con la sola Sibylle Colin-Tocquaine testimone degli albori di una formazione che negli anni ha inciso solo due album, e che recentemente ha rilasciato l'EP "The Hunt". Purtroppo iniziano a suonare davanti a poco più di una decina di persone, ma non si lasciano abbattere più di tanto e sfruttano discretamente la mezzora a loro disposizione, uno Speed & Thrash vecchia scuola (soprattutto quella teutonica) talvolta sfumato dal Death Metal alla Arch Enemy.

Dopo un breve soundcheck scocca l'ora dei Divine Chaos, che accentuano i toni spostandosi verso sonorità più moderne e dinamiche che possono ricordare dei Testament più schizofrenici, attaccando l'audience con una "Shadow of God" tratta dal loro album d'esordio "A New Dawn in the Age of War" uscito l'anno scorso. Decisamente più dinamico di chi la ha preceduti sul palco del Cafè Liber, questo quintetto inglese riesce sfruttare tutta l'irruenza del suo cantante Benny che lascia intravedere buone doti canore (per il genere proposto, ovviamente) e da intrattenitore, lasciando alle spalle una buona impressione.

Nel frattempo l'affluenza, decisamente eterogenea peraltro, è aumentata, così quando sono i Vader a salire sul palco il colpo d'occhio è migliore e dietro il drum-kit ritroviamo il batterista dei Divine Chaos, infatti, James Stewart suona in entrambi i gruppi. O meglio.. con i Vader deve pestare molto di più per star dietro alla grinta messa in campo da Piotr "Peter" Wiwczarek. Il chitarrista e cantante polacco approfitta di questo tour per andare a recuperare brani del loro più datato repertorio, ed ecco così che vengono buttate in pasto al pubblico canzoni come "Dark Age", "Decapitated Saints", "Reborn in Flames", "Breath Of Centuries" o "The Wrath" e "Chaos".
Poco male poi se Piotr Wiwczarek è oramai l'unico testimone di quei tempi, infatti, sia il chitarrista Marek "Spider" Pajk (alla sua destra) sia il bassista Tomasz "Hal" Halicki sono entrati solo recentemente nella band: i Vader di oggi si dimostrano all'altezza del loro passato.
Pestavano anni fa... pestano ora e spero lo facciano ancora per diverso tempo.
A cura di Sergio "Ermo" Rapetti


Foto di Sergio "Ermo" Rapetti

Venom Inc. Setlist:
1. Prime Evil
2. Die Hard
3. Don't Burn the Witch
4. Live Like an Angel (Die Like a Devil)
5. One Thousand Days in Sodom
6. Warhead
7. Buried Alive
8. Raise the Dead
9. Schizo
10. The Seven Gates of Hell
11. Sons of Satan
12. Bloodlust
13. Warhead
14. Welcome to Hell
15. Black
16. Countess Bathory

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