(04 maggio 2025) Ghost @ Unipol Forum, Milano

Info

Provincia:MI
Costo:86 Euro
Eccoci qui all’Unipol Forum, a pochi minuti dall’inizio delle ostilità, senza gruppi spalla e senza cellulare… stasera siamo solo noi ed i Ghost.
Vediamo, dunque, com’è andato il meeting

Audio
Esordirei subito dall’autentica nota dolente della serata: l’impasto sonoro.
La partenza è addirittura scioccante: chitarre impercettibili, volumi flebili, voce sepolta nel mix. L’esecuzione della pur bella “Peacefield”, dunque, viene parzialmente affossata dalle magagne tecniche.
La situazione, per fortuna, migliorerà man mano, e già dalla successiva “Lachryma” la coppia di asce risulterà maggiormente udibile; nel complesso, tuttavia, il livello di nitidezza complessivo non raggiungerà mai livelli davvero soddisfacenti.
Un peccato, ma alla luce delle premesse poteva anche andar peggio.

Palco
Niente da dire: stage non troppo elaborato ma ben progettato, impianto luci di alto livello, outfit della band e di Tobias sempre azzeccati, fondali ed effetti digitali di grande impatto… forse anche troppo in taluni frangenti (penso, ad esempio, alle spire psichedeliche durante “Kiss the Go-Goat”).
Spenderei una particolare nota di merito per il suggestivo palco in stile pianeta Mustafar di Star Wars, che ha reso “Rats” ancor più coinvolgente, e per il fondale d’ispirazione pinkfloydiana che ha accompagnato “The Mummy Dust”.
Che i Nostri puntino molto, in sede live e non solo, sul profilo visivo, è circostanza ormai nota, e stasera non hanno certo deluso.

Setlist
Ottima e abbondante: ventun brani per (quasi) due ore di musica.
Poi, come ovvio, si può opinare sulle scelte, ma si tratta di un esercizio sterile: io, per dire, avrei potuto fare a meno di “Majesty” -il suo andamento compassato non me l’ha mai fatta amare- e della melliflua “Darkness at the Heart of My Love” (che d’altro canto, per amor di verità, è stata accolta con evidente entusiasmo dal resto degli astanti).
Di converso, non si può che plaudere al ripescaggio di “Monstrance Clock” -mi chiedo come si possa anche solo pensare di estrometterla-, mentre occorre registrare l’ottima accoglienza riservata ai brani più recenti (“Satanized”, addirittura, è stata tra le più cantate in assoluto).
Considerato, infine, che i classiconi sono stati immancabilmente proposti, direi che anche dal punto di vista della scaletta l’obiettivo è stato centrato.

Prestazione della band
Magari non tutti conosceranno l’identità dei (numerosi) musicisti che accompagnano Tobias in sede live, ma l’alto livello di preparazione esecutiva è ormai noto.
I Ghost non sbagliano nulla, sanno stare sul palco e accompagnano nel miglior modo possibile il buon Forge, gigione e carismatico come sempre.
I dubbi circa l’utilizzo di tracce preregistrate, aiuti vocali occulti e doping sonori vari ed eventuali aleggia da sempre attorno alla compagine mascherata, e non sarà certo l’esibizione di stasera a fugarli.
Sulla resa finale, d’altra parte, non trovo davvero nulla da eccepire.

Inibizione all’utilizzo dei cellulari
Chi mi legge sa che la mia indole mite conduce spesso -ma non sempre…- a prese di posizione sfumate, dal taglio perlopiù indulgente.
In questo caso, tuttavia, percepisco l’esigenza di esprimere con chiarezza il mio punto di vista: considero l’abuso -non l’uso, sia chiaro- degli smartphone ai concerti una tragica piaga, un insopportabile malcostume in grado di dissipare irrimediabilmente l’atmosfera (oltre che disturbare la visuale degli spettatori meno dotati in termini di altezza).
In ragione di ciò, e posto che basarsi esclusivamente sul senso civico e sulla sensibilità sociale significherebbe, ahimè, fare un buco nell’acqua, ben vengano proibizioni e misure coercitive. Misure che, nel caso di specie, si estrinsecano nell’obbligo di inserimento del cellulare in un case sigillato, e nel divieto di utilizzo se non in zone dedicate, pena l’allontanamento dal palazzetto.
Ebbene, datemi pure del boomer reazionario, ma per quanto mi riguarda vorrei che tutti gli show cui assisterò da oggi in avanti prevedessero analoghe misure: infatti, godere di uno spettacolo senza dover praticare slalom visivi tra migliaia di insopportabili schermi -fra l’altro innalzati per buona parte dello spettacolo stesso- è stata un’autentica delizia.
Bene, bravi, bis.

Pubblico
Anche sotto questo punto di vista davvero poco da dire: foltissimo ed oltremodo entusiasta, un autentico trionfo per la band.
Vorrei però brevemente ricollegarmi al punto precedente per esporre un umile spunto di riflessione: non sarà che la gente era così partecipe anche in virtù del fatto che, per una volta, non doveva diluire il proprio livello di attenzione facendo dirette Instagram (o quello che è), controllando i risultati delle partite su internet, aggiornando parenti e amici su Whatsapp o scattando centinaia di inutili foto identiche tra loro?
Lascio ovviamente ad ognuno l’opportunità di confutare tale assunto o di elaborare teorie alternative, ma io la mia convinzione l’ho maturata…

Conclusioni
I Ghost dal vivo, per quanto mi riguarda, sono una assoluta garanzia, e l’esibizione di stasera non può che fornire rassicurante conferma alla regola. Spiace solo per l’assenza di un gruppo spalla, e per una resa sonora non imbattibile; per il resto, si è trattato di un concerto davvero coinvolgente e ben congegnato, complice anche la salvifica assenza di smartphone.

Annuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam!

[pronostico inconferente ed ultroneo: quale nuovo “vero” Papa sarà nominato il cardinale Pierbattista Pizzaballa]

setlist:
Peacefield
Lachryma
Spirit
From the Pinnacle to the Pit
Majesty
The Future Is a Foreign Land
Devil Church
Cirice
Darkness at the Heart of My Love
Satanized
Ritual
Umbra
Year Zero
He Is
Rats
Kiss the Go-Goat
Mummy Dust
Monstrance Clock
Mary on a Cross
Dance Macabre
Square Hammer
Report a cura di Marco Cafo Caforio

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