(19 novembre 2015) Black Label Society + Starsick System @Estragon, Bologna

Info

Provincia:BO
Costo:€27,00+d.p.
Non capita tutti giorni che i Black Label Society vengano a suonare nella mia zona, così quando si è presentata l'occasione di vederli finalmente dal vivo senza dover arrivare in capo al mondo l'ho colta al volo. Dopo tutto si parla di una band che è un'istituzione, un must see, non approfittare di un evento simile è come peccare di ignoranza.

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Arrivare all'Estragon non è stato esattamente semplice (ringraziamo i trasporti pubblici bolognesi che ti abbandonano sempre nel momento del bisogno) ma dopo un paio di chilometri a piedi in tangenziale e svariati incontri simpatici del caso finalmente raggiungo il locale, appena in tempo per veder salire sul palco gli apripista della serata, gli Starsick System.

Il quartetto di Pordenone si esibisce davanti a una folla già ben nutrita. La cosa mi fa piacere, non sopporto quando la gente salta volutamente gli opener per poi presentarsi all'arrivo degli headliner, magari anche lamentandosi perché si ritrovano in fondo al locale.

La band ci propone sette pezzi di onesto metal di matrice moderna, orecchiabile, dinamico e mordace al punto giusto. Tengono bene il palco e si relazionano magnificamente con il pubblico. Aprire a Zakk Wylde e soci deve mettere parecchio sotto pressione ma questi ragazzi se la cavano egregiamente. Degna di nota la performance del vocalist Marco Sandron, che si è guadagnato un posto nel mio cuore con l'ottima cover di “You Know My Name”, la soundtrack che Chris Cornell ha composto per il film “007 Casino Royale”. Gli Starsick System lasciano tutti soddisfatti e passano il testimone ai protagonisti della serata.

Setlist:

Start Again
Spit It Out
Last Goodbye
Daydreamin'
Pull The Trigger
You Know My Name (Chris Cornell cover)
Believe


Mentre i tecnici preparano strumenti e scenografia, i presenti si fomentano tra bestemmie e gare a chi ha il gilet più tamarro, più che un concerto dei Black Label Society sembra una convention su “Sons Of Anarchy”. Finalmente si parte con “Whole Lotta Sabbath”, tutti smettono di fare qualsiasi cosa stessero facendo per cantare a squarciagola, finché Zakk Wylde fa il suo ingresso sul palco e il locale salta letteralmente per aria. Io non ero molto vicina al palco ma garantisco che quest'uomo è gigantesco: perfino dalle uscite di sicurezza riuscivo a distinguere nettamente la sua figura svettare sulle teste dei suoi enormi (povera me) seguaci. La scaletta proposta pare essere di gradimento dei presenti, che cantano ogni singolo brano con grande entusiasmo, anche quelli dell'ultimo album, che aveva diviso i pareri a causa di qualche scelta stilistica un po' fuori dai canoni della band. Zakk è una specie di messia, quando mette mano allo strumento vengono fuori i miracoli. La prima tranche del concerto è dedicata ai pezzi più heavy e bombastici della setlist, con “Suicide Messiah” che manda il pubblico in visibilio. Con “Angel Of Mercy” il signor Wylde coglie l'occasione per deliziare l'Estragon con il suo talento a tutto tondo, la tastiera si piega docilmente alla sua volontà. È poi il turno di “In This River”, forse il momento più intenso di tutta la serata. Vedere un omone barbuto come Zakk Wylde - che pochi minuti prima si spostava da una parte all'altra del palco come una tigre in gabbia, battendosi il petto come una bestia feroce tra un assolo e l'altro - cantare così dolcemente fa quasi tenerezza. Dopo questo magico momento rimonta l'adrenalina con “The Blessed Hellride”, “Concrete Jungle” e “Stillborn”. Lo show è finito ma prima di lasciare i suoi fan Zakk si sfila il gilet e lo mostra come se fosse la sacra sindone. Ci lascia così, adoranti sotto il palco e ancora frastornati.

Andate assolutamente a vedere i Black Label Society se potete: non potrete mai comprenderne lo spirito senza vederli dal vivo.

Setlist:

The Beginning...At Last
Funeral Bell
Bleed For Me
Heart Of Darkness
Suicide Messiah
My Dying Time
Guitar solo
Damn The Flood
Godspeed Hellbound
Angel Of Mercy
In This River
The Blessed Hellride
Concrete Jungle
Stillborn

Report a cura di Alessandra Mazzarella

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