(14 novembre 2016) Opeth + Sahg @ Alcatraz (Milano)

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Provincia:non disponibile
Costo:non disponibile
Non è bastato arrivare all’Alcatraz alle 20.20 per riuscire a godersi per intero lo show. Con precisione encomiabile i norvegesi Sahg sono saliti sul palco alle ore 19.50 per terminare la propria performance alle 20.30, come concordato con Akerfeldt e compagni, davanti a un locale, se non al completo, davvero molto “popoloso”. È un peccato, perché gli ultimi minuti di “Pyromancer” suonano bene, decadenti e affascinanti quanto basta… sarà per la prossima volta.

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Setlist:
Black Unicorn
Devilspeed
Hollow Mountain
Repent
Firechild
Sanctimony
Blood of Oceans
Pyromancer


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Sono curioso di risentire gli Opeth dal vivo dopo tanto tempo. Non ho un gran ricordo del concerto del dicembre del 2008 a cui assistetti… allora gli svedesi suonarono sul palco “piccolo” dell’Alcatraz e mi sembrarono di una freddezza spaventosa. Colpa di una formazione poco rodata, di una scaletta un po’ deludente, di una semplice serata no, non lo so, però uscii dal locale convinto che un live degli Opeth, che sempre ho apprezzato su disco, “non facesse per me”.

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A distanza di otto anni, sarà cambiato qualcosa? La risposta, per quanto mi riguarda, è “nì”.

Partiamo dai dati oggettivi: l’attuale formazione degli Opeth è probabilmente quella più “solida” da molto tempo a questa parte, e questo inevitabilmente si ripercuote sulla performance tecnicamente ineccepibile (menzione speciale per il nuovo tastierista Joakin Svalberg, penalizzato da un volume troppo lontano da quello delle chitarre); è stata creata (finalmente) una “cornice” di luci e proiezioni che sicuramente è più consona ad un live datato 2016; i brani dell’ultimo “Sorceress”, con mia sorpresa, funzionano molto bene anche dal vivo (anzi, sia la titletrack che “The Wilde Flowers” hanno sicuramente beneficiato del trattamento “on stage”); Mikael Akerfeldt (in primis) e soci, piaccia o no, sono dei pessimi intrattenitori.

E qui sta l’unico vero limite di un concerto altrimenti inattaccabile, con un’ottima scaletta che ripercorre in modo equilibrato tutta la lunga carriera della formazione, da “My Arms, Your Hearse” in poi. Mikael è l’unico a proferir parola e quando lo fa non dice niente di intelligente e/o simpatico (perché poi scappino le risatine all’udire “fuck” o “sodomize”, questo proprio non lo so) e non si fa scrupoli a perdere 40/60 secondi per accordarsi o cercare di capire quale nuovo effetto della chitarra gli sta dando dei pensieri.

Gli Opeth prenderanno pure a modello i mostri sacri del passato, ma se mai raggiungeranno le capacità di tenuta del palco dei vari Deep Purple, Jethro Tull e compagnia bella sarà solo la storia a dircelo. Per ora “accontentiamoci” di una band che, molto fedelmente, ripropone dal vivo i propri migliori brani…

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Setlist:
Sorceress (da “Sorceress”)
Ghost Of Perdition (da “Ghost Reveries”)
Demon Of The Fall (da “My Arms, Your Hearse”)
The Wilde Flowers (da “Sorceress”)
Face Of Melinda (da “Still Life”)
In My Time Of Need (da “Damnation”)
Cusp Of Eternity (da “Pale Communion”)
The Drapery Falls (da “Blackwater Park”)
Heir Apparent (da “Watershed”)
The Grand Conjuration (da “Ghost Reveries”)
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Deliverance (da “Deliverance”)
Report a cura di Gabriele Marangoni

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 21 nov 2016 alle 18:41

Ahahah :D ci sto

Inserito il 21 nov 2016 alle 18:24

prossimo concerto degli opeth andiamo insieme e commentiamo in diretta :D

Inserito il 21 nov 2016 alle 14:15

Premesso che mi fa piacere avere un feedback da parte dell'autore del report, forse non mi sono spiegato bene. Il punto è che, per me, il concerto è stato molto coinvolgente e non ho assolutamente notato la freddezza di cui si è parlato nel report. Per dirla tutta, se il termine di paragone diventano gli Iron Maiden, forse siamo fuori strada. La proposta dei Maiden è completamente differente, la spettacolarità del palco e della presenza scenica sono parte integrante del loro "linguaggio" e, data comunque per scontata la superiorità dei Maiden rispetto agli Opeth, sinceramente troverei fuori luogo certi atteggiamenti da parte di Michele e soci :) Ho ancora ben presente le stesse critiche di "freddezza" riservate ai Dream Theater che, personalmente, ho sempre trovato risibili e vorrei far notare come anche alcuni gruppi storici (Rainbow....) avessero un approccio "intimisitico" che ben si sposava con le atmosfere della musica proposta. Torno a ripetere che ognuno vive i live a proprio modo ed in base alla propria attitudine e continuo a credere che l'atteggiamento live degli Opeth sia coerente con quanto proposto e che sia tutto tranne che freddo.