18 dicembre 2021: a Lugagnano (a circa una decina di km da Verona), al
Club il Giardino di
Giamprimo Zorzan, si è svolta la serata
“Alphataurus + Quel Che Disse il Tuono”.
Serata tutta all’insegna del Progressive Rock nella quale passato, presente (e si spera anche il futuro) di questa musica così sublime, si sono incontrati. Dopo aver rinunciato a malincuore ad
Osanna e
Patrizio Fariselli per cause di forza maggiore (una quarantena fiduciaria), la mia fame di Prog dal vivo era più forte che mai e lo dico già subito:
questa è una di quelle serate che mi porterò nel cuore per tanto, tantissimo tempo! Innanzitutto bisogna fare i complimenti al Music Club che con perseveranza dà modo di esprimersi alle giovani leve e poi onore a loro anche per dare spazio ad artisti ormai veramente molto di nicchia qui in Italia. Una strategia questa che in futuro cambierà, ma ne parlerò meglio nel finale.
Verso le 21:15 il fondatore del Club presenta la serata definendo band giovani come
Quel Che Disse il Tuono come i “veri eroi” del Prog visto che devono combattere quotidianamente con un mercato sempre più di nicchia e nell’indifferenza generale di molti, tra gli ascoltatori più attempati che ascoltano le vecchie glorie della loro gioventù e i giovani di oggi che oltre al Rap, alla Trap e i
Maneskin ascoltano poco altro.
Così vengo a scoprire che questa band è fondata da
Francesca Zanetta, ex membro degli
Unreal City, una band importante per chi mastica certe sonorità (quel Prog tastieristico più vicino a
Emerson, Lake & Palmer o al
Balletto di Bronzo di
Gianni Leone giusto per intenderci) e scopro che il loro disco d’esordio
“Il Velo dei Riflessi” è uscito durante il 2020 per la
AMS Records e senza facili entusiasmi posso dire che si sono rivelati una bellissima sorpresa.
Di base
Quel Che Disse il Tuono suona un Progressive Rock che da un lato è molto orientato agli anni ’70, quindi abbiamo tonnellate di tastiere in evidenza oltre al caro, vecchio mellotron, alcuni interventi arguti di flauto e pianoforte che nei momenti più tenui e delicati abbelliscono le melodie, ma al tempo stesso si guarda anche al presente con un tiro che sa essere potente nelle parti più Rock e movimentate, oltre ad una sezione ritmica molto ritmata e incisiva. Nota di merito per il bassista che oltre ad essere bello presente è anche dotato di una voce potente. I brani come da tradizione hanno durate mediamente più elevate rispetto agli altri generi, i cambi ritmici e le parti strumentali abbondano, in quello che è un atto d’amore per il Progressive Rock e se a fare questo sono dei ragazzi molto giovani, beh è commovente e apre uno spiraglio di speranza al genere oltre ai soliti noti.
La band tra l’opener e il singolo del disco continua la sua cavalcata presentando quasi tutto il disco, arrivando alla fine con una graditissima sorpresa: una cover di
“R.I.P.” (
Banco del Mutuo Soccorso) con alla voce il loro fonico
Claudio Falcone (cantante per parecchi anni degli
Alphataurus) e uno stile molto più veloce, potente e moderno di quel capolavoro. Qualche piccolo inconveniente tecnico con un microfono che non andava è successo all’inizio, ma tra una pausa e l’altra questi ragazzi si sono rivelati anche molto simpatici e con un po’ di autoironia sui concept arzigogolati tipici del Prog piuttosto che altre piccole battute, hanno anche saputo intrattenere bene la sala e ciò non ha intaccato sul risultato finale. Applausi e complimenti pienamente meritati per questa giovane band piena di entusiasmo ed energia, che spero vivamente non si faccia scoraggiare dall’attuale scenario e continui a procedere per il suo cammino artistico.
Dopo aver preso il cd di
Quel Che Disse il Tuono, si aspetta il cambio della strumentazione e qualche piccola prova per quello che è il piatto forte della serata: gli
Alphataurus. Nonostante una discografia davvero magra per la band milanese, essi hanno compensato con una qualità straordinariamente elevata, sfornando non solo quello che è considerato uno dei capolavori del Progressive Italiano, ma a diverse decadi di distanza sono pure riusciti a fare un ritorno discografico all’altezza delle aspettative, il che non è mai scontato, anzi. E con il concerto degli
Alphataurus si è assistito ad uno di quei concerti al quale un amante del Prog DOVEVA essere presente a tutti i costi.
Non si tratta solo di un fattore di canzoni leggendarie (
“Peccato D’orgoglio”,
“Dopo L’uragano” o
“La Mente Vola” dallo storico album del 1973), ma anche di tecnica, ma non quella tecnica sterile e inutilmente virtuosistica, ma una tecnica sempre al servizio della canzone: che si tratti di intricati passaggi Neo classici, di atmosfere velatamente Psichedeliche, svisate Jazz, strizzatine al Blues, piuttosto che a momenti Hard Rock, il Progressive degli
Alphauturus è di ampio respiro, contorto e intricato, con canzoni lunghe, elaborate, ricchissime di paesaggi strumentali differenti che vengono cambiati repentinamente con una naturalezza che lascia letteralmente a bocca aperta. Anche i suoni hanno aiutato, dopotutto con tutto l’armamentario di moog, tastiere, synth, hammond (suonati da ben due musicisti), l’ampio drum kit, il basso, la chitarra e ovviamente la voce con tanto di armonizzazioni vocali il rischio che tutti questi elementi non fossero tutti ben udibili era alto, invece nulla è stato sacrificatoper fortuna. Tra l’altro il chitarrista per motivi di salute è stato sostituito da un amico della band (
Roberto Bartolini), mentre qui è avvenuto l’esordio in sede live del nuovo cantante della band e
Franco Giaffreda ha ben debuttato con una voce squillante, originale e ben inserita in quei versi così profondi cantati in origine da altri cantanti e poi si è dimostrato pure un valido intrattenitore, nonostante il genere non sia molto d’aiuto in questo.
Poi c’è tutta l’esperienza di molti musicisti navigati da anni e anni di attività e infine anche le ottime canzoni estratte dal secondo album, che in pratica è stato riproposto praticamente per intero, hanno contribuito a mettere il sigillo ad una serata entusiasmante.
Serata indimenticabile, con due band che hanno saputo portare agli ascoltatori presenti un tipo di musica che libera la mente dalla banalità e fa volare con l’immaginazione e la fantasia.
Bello tutto certo, con una cinquantina circa di presenti, ma adesso arriva un mio sfogo personale. Uno sfogo questo che nasce dall’annunciato cambio della strategia live del
Club il Giardino che dopo essere stato una roccaforte del Progressive per vent’anni, dall’anno prossimo cambierà in parte la proposta live, andando a ridurre sensibilmente le serate di musica Progressiva in favore di altro, molto semplicemente perché mancano i numeri per poter proseguire su questa strada che se a livello artistico è meravigliosa, a livello economico risulta sempre più difficoltosa da sostenere.
Se da un lato sono vere le parole del fondatore de
Il Giardino,
d’altro canto mi chiedo dove fossero tutte quelle persone che erano letteralmente disperate per la mancanza dei live, del rinvio (o cancellazione) di questo o quel tour, di tutti quelli che scrivevano “giuro che appena tornano i concerti vado a vedere pure i Cugini di Campagna!”.
Perché è facile lamentarsi della mancanza di live (cosa comunque non vera visto che lockdown totale a parte essi sono continuati, seppur con delle limitazioni e dei compromessi), continuare a piangersi addosso con le scuse “se band X fosse inglese o americana avrebbe fatto il botto”, a dire che si è stanchi di vedere per l’ennesima volta i “soliti gruppi italiani già sentiti e risentiti” (come se le band di questa serata suonassero tutte le settimane o avessero una sovraesposizione mediatica) o scassare tre quarti di minchia sul successo allucinante dei
Maneskin dicendo le peggio cose su quella giovane band. Anzi, mi piacerebbe proprio sapere dov’erano quei virgulti da strapazzo che oltre a starnazzare su facebook su quanto questa o quella band sia inutile e/o sopravvalutata poi a conti fatti non fanno altro per la scena musicale.
E questo lo scrivo con la morte nel cuore vista la serata speciale che c’è stata il 18 dicembre, ma evidentemente non ci meritiamo questa musica di estrema qualità.
Spero davvero che per le proposte meritevoli in futuro ci sia uno spazio adeguato in futuro: a tutti gli strombazzatori di poco sopra però voglio chiedere di farci il favore di non piangere per la chiusura di questo o quel locale quando ciò avverrà o per la diminuzione (o mancanza) di concerti di loro gusto.
Detto questo un sincero ringraziamento allo staff del
Club Il Giardino, ai ragazzi di
Quel Che Disse il Tuono e agli
Alphataurus per le quasi tre ore di musica senza confini e barriere che ci hanno dato moltissime emozioni. Nonostante uno scenario non dei migliori, siete riusciti a farci dimenticare tutti questi problemi durante il concerto e posso dire che ne è valsa veramente la pena tornare a casa con una nebbia paurosa e senza uno specchietto retrovisore dopo un evento del genere.
Infine, un ringraziamento speciale per
Francesco Renne per avermi permesso di linkare le sue bellissime foto di questa magica serata.
Link utili:
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