Ricordo nitidamente quando, qualche mese fa, sono venuto a conoscenza del bill del
Rise From The Grave, festival di stampo death metal messo su da
Cerberus Booking,
Bam Booking e
Lo-Fi Creatures presso il Campus Industry di Parma. Lì per lì non ci ho dato molto peso, poi pian piano la voglia di una trasferta, unita a quella di rivedere dopo tanti anni di nuovo in azione i
Dismember, ha avuto la meglio sulla pigrizia che mi attanaglia da un po’ di tempo. Piccolo giro di telefonate, quindi, ed ecco approntata la macchina per questa ennesima spedizione punitiva!
Non ero mai stato al Campus Industry, non avevo idea di cosa mi aspettasse, e non so perché mi immaginavo una location decisamente più piccola. Una volta giunto lì, dopo un simpaticissimo viaggio in macchina di sette ore, ho trovato già un nutrito numero di metallari pascolanti all’esterno, con le immancabili scorte di birra. A causa della lunga trasferta sono arrivato al locale leggermente in ritardo, per cui mi sono subito fiondato dentro, ma purtroppo i
Dead Chasm avevano già terminato il loro set. Di lì a poco, infatti, son saliti sul palco i
Cadaveric Crematorium, nome di culto della scena brutal death metal/grindcore italiana, visto che sono in giro fin dal 1996. È stata la prima volta che li ho beccati dal vivo, e devo ammettere che l’esperienza si è fatta sentire tutta. Ottima tenuta di palco, ottima performance, e soprattutto una nutrita presenza di persone sotto lo stage, cosa assolutamente non scontata per una band di apertura.
Veloce cambio di palco (ci tengo a sottolineare come l’organizzazione sia stata impeccabile sotto questo punto di vista, rispettando al minuto gli orari delle esibizioni delle band, cosa non facile in un festival), ed è la volta dei
Pessimist, che tartasseranno le nostre orecchie con il loro ferale death metal, di chiara matrice americana. Il sound è possente e nitido, il livello qualitativo della loro proposta è evidente fin dalle prime note, e visto lo stato di forma del quartetto mi chiedo come mai, nonostante siano tornati in attività nel 2013, ancora non pubblichino un nuovo album! 45 i minuti a loro disposizione, sfruttati al meglio e senza lasciare un attimo di respiro ai malcapitati sotto palco (è proprio il caso di dirlo, visto il caldo infernale che ci ha devastato per tutta la serata, a causa della mancanza di aeratori degni di questo nome all’interno della struttura), scatenati in un pogo già degno di questo nome. Piccola nota di colore: il singer
Ivan Alison inaugurerà il festival delle bestemmie che, da ora in poi, non risparmierà nessuno!
Nuovo velocissimo cambio di palco ed è la volta dei padroni di casa, i
Distruzione! Finalmente riesco a vedere dal vivo la band di Parma. In anni ed anni di concerti in giro per l’Europa non mi erano mai capitati a tiro, quindi ero decisamente curioso di vedere se anche dal vivo riuscivano a mantenere lo stesso livello di violenza espresso nei loro album. Devo ammettere di essere rimasto assolutamente colpito dalla loro brutalità e dalla precisione chirurgica della loro performance. Peccato solo per il pessimo suono di chitarre che usciva fuori, che ha penalizzato fortemente il loro sound generale, un po’ confuso e cacofonico. Poco importa, un po’ grazie al fatto che giocavano in casa, un po’ perché obiettivamente sono macchine da guerra, nel Campus si è scatenato davvero l’inferno, raramente mi è capitato di assistere ad un’accoglienza così calorosa per una band italiana all’interno di un festival.
Dimitri incita e fomenta il pubblico, che risponde con altrettanta veemenza, il resto lo fanno i brani stessi, cantati a squarciagola dal almeno l’80% dei presenti. Direi che i
Distruzione possano ritenersi più che soddisfatti…
Se fino ad ora non si è affatto scherzato, è però giunta l’ora di iniziare a fare davvero sul serio, con la prima delle due band svedesi presenti in cartellone, i
Vomitory. È passata una vita dall’ultima volta che li ho visti live, credo fosse il 2005, ma sono andato verso il palco con la convinzione che una cosa di certo non fosse cambiata: la loro devastante violenza in sede live, ed infatti così è stato! Nonostante l’audio dei primissimi brani non sia stato impeccabile, successivamente le cose sono migliorate, e la band capitanata da
Urban e
Tobias Gustafsson ha abbattuto su di noi un muro di suono devastante! Loro sono così: arrivano on stage, distruggono tutto con una freddezza e una precisione micidiale, e non lasciano feriti.
Redemption,
Terrorize brutalize sodomize e un paio di estratti dall’ultimo album
All heads are gonna roll si susseguono senza soluzione di continuità. Qualcuno si è lamentato del fatto che la band sia troppo glaciale e distaccata, ed in effetti, forse, lo è, ma questo per me è un valore aggiunto che dona alla performance quel tocco maligno in più che non mi dispiace affatto. Se l’ultimo lavoro in studio mi aveva convinto appieno dell’ottimo stato di salute del quartetto, questo show non ha fatto altro che darmi l’ulteriore conferma che i
Vomitory hanno fatto bene a riformarsi e tornare a distruggere i nostri martoriati colli!
A questo punto il running order prevede ben mezz’ora di cambio palco, e come vi dicevo prima gli orari sono stati rispettati al minuto, per cui c’è stata l’occasione di uscire fuori a riprendere vita ed ossigeno (vi giuro che dentro era davvero un girone infernale), mangiare qualcosa, bere l’ennesima birra e fare quattro chiacchiere con vecchi amici che ritrovi in queste occasioni. Sì, perché il bello di questi festival è anche questo, ritrovare conoscenze da tutta Italia, anche gente che non hai mai conosciuto personalmente ma che riconosci e saluti come se si trattasse di vecchi amici. Tra questi ho beccato anche, dopo bel 16 anni (era il concerto dei Forbidden a Bologna, il giorno prima del Gods Of Metal) il nostro Francesco Guidarini, ex storica penna di Metal.it, per occasione di nuovo su queste pagine con un live report tutto suo.
Il pubblico freme, il caldo aumenta, ma verso le 23 si vede
Fred prendere posto dietro il drum kit, e soprattutto si sente il primo accordo delle chitarre, con l’inconfondibile suono dei nostri. È il segnale che sta per iniziare lo show dei
Dismember!
Non so quante volte li ho visti dal vivo, ho avuto anche il piacere e l’onore di suonarci insieme, ma vi assicuro che ogni volta che li vedo sul palco è sempre un’immensa goduria, per me, riascoltare pezzi che hanno fatto la storia del death metal, come
Skin her alive,
Bleed for me,
Fleshless,
Casket garden,
Europa burns, tutti capolavori qui riproposti in maniera impeccabile. Già, perché uno dei temi ricorrenti delle chiacchierate all’esterno del Campus Industry, tra un gruppo e l’altro, era proprio lo stato di salute della band, a detta di più di qualcuno spompata e senza tiro. E meno male che non ce la facevano più! La gente è pazza, i
Dismember hanno letteralmente rotto i culi ai ciucci! E la cosa più bella è stato vedere come
Blomqvist,
Cabeza e
Sennebäck si siano divertiti durante tutto lo show, cosa perfettamente recepita dal pubblico che si è dato anima e corpo (soprattutto corpo, con un pogo micidiale e continuo) per tutta la durata del concerto. Discorso a parte per
Matti Kärki, che oltre ad aver dimostrato di avere ancora una voce potente e distruttiva, è sempre il solito pacioccone simpaticissimo che ha elargito sorrisi incredibili per un’ora e mezza, quasi non riuscisse a credere ai suoi occhi e non si capacitasse dell’accoglienza che gli ha riservato il pubblico di Parma.
Dopo circa un’ora e un quarto di devastazione totale, la band tributa il giusto riconoscimento alla platea che li ha sostenuti fin’ora, con l’immancabile bis, nello specifico
Dismembered e
Skinfather, che mettono il sigillo ad uno show veramente memorabile, di quelli che rimarranno impressi nella mente per diversi mesi a venire…
Che dire, si è conclusa una giornata per me davvero notevole. Ore ed ore di viaggio in macchina, le risate, le chiacchiere, le birre infinite, cibo a volontà (che fai, vai in Emilia-Romagna e non ne approfitti per rifocillarti alla grande?), vecchi amici ritrovati, concerti uno più coinvolgente dell’altro, una location davvero ospitale come poche ne ho viste in Italia (fatta eccezione per la questione aria condizionata già accennata prima), organizzazione impeccabile, audio mediamente buono, se non ottimo con i
Dismember… Niente altro da aggiungere, se non ringraziare il metal che ancora una volta, per fortuna, ha avuto la meglio sulla mia pigrizia e mi ha convinto ad andare…