Un po’ di pubblicità, inutile negarlo, non fa mai male.
Se a titolo gratuito, ancor meglio.
Se condita da risibili spunti polemici, allora si è fatto davvero tombola.
Presumo in effetti che Nergal, a fronte dell’inusitato stuolo di improbabili oppositori, spuntati come funghi prima del concerto, si sia sentito proprio come un’adorabile vecchietta mentre, nella propria sala bingo prediletta, stringe la cartella vincente.
Petizioni online, lettere al Sindaco, reprimende politiche, intemerate religiose, e se tutto ciò già non bastasse, anche un succulento esorcismo innanzi all’Alcatraz, poco prima dell’evento.
Troppa grazia, dal momento che simili, temerarie manovre, hanno con ogni probabilità sortito il duplice effetto di compattare emotivamente il pubblico e rinfoltirne le fila, tanto da spingere gli organizzatori ad utilizzare il palco principale del noto locale milanese.
“Pare che certa gente abbia fatto la fila per tre volte quando il buon Dio ha distribuito la stupidità” ebbe ad affermare Konrad Adenauer; se fosse sopravvissuto sino ai nostri giorni, temo che il politico tedesco avrebbe fornito una stima ben più abbondante…
ROTTING CHRISTPassiamo finalmente alle faccende serie: sono le 18.55 in punto quando l’Unholy Trinity Tour ha inizio. Tocca alla compagine greca aprire le danze, con l'esoterismo di “666” a creare subito atmosfera all’interno di un locale già discretamente popolato.
A meno che la memoria non m’inganni, non assisto ad una esibizione dei Rotting Christ da oltre dieci anni, ma i Nostri non sembrano aver smarrito un’oncia di convinzione ed efficacia.
Anzi: anche grazie ad un sound già ottimo, assistiamo ad uno show coi fiocchi, in cui i mid tempo di stampo epicheggiante ed i momenti più concitati trovano un invidiabile punto di sintesi.
Sakis si dimostra il solito trascinatore, e traghetta senza inciampi la sua formazione in una carrellata giocoforza limitata -d’altra parte, provateci voi a compilare una setlist che accontenti tutti con 14 full length all’attivo- ma comunque godibilissima.
E se su disco la capacità di emozionare degli ellenici, almeno alle orecchie del sottoscritto, è un filino scemata rispetto al passato (benché la nuova “Like Father, Like Son” non sia affatto male), sulle assi di un palco tutto sembra filare più che liscio.
Certo, quando viene snocciolata la storica “Non Serviam” il livello di entusiasmo s’innalza ulteriormente; allo stesso modo, il disposto combinato di riffone killer della cover “Societas Satanas”, primo moshpit e seconda bestemmia del buon Tolis riesce ad infiammare gli animi.
Si chiude in ulteriore crescendo, col chorus di “Grandis Spiritus Diavolos” intonato a gran voce da tutti i presenti.
Se il buongiorno si vede dal mattino…
SATYRICONTanto vale continuare a giocare a carte scoperte: come per i Rotting Christ, anche coi Satyricon si è registrato, in termini squisitamente discografici, un raffreddamento dei rapporti; ciò non toglie che, vedendoli stasera dal vivo per la prima volta, il livello di curiosità e attesa sia comunque considerevole.
Attesa che, a scanso di equivoci, viene ampiamente ripagata: la storica compagine norvegese, a livello di resa live, si dimostra un’autentica schiacciasassi.
Compatta, precisa, letale, un vero piacere per gli amanti di queste sonorità; rispetto ai colleghi greci si registra un’attitudine sul palco meno sanguigna e più distaccata, ma d’altra parte ci sta: parliamo pur sempre di blackster scandinavi, no?
Satyr, dal canto suo, mette in mostra l’inconfondibile screaming acido e, fra un brano e l’altro, non perde occasione per “lisciare” l’italica platea (ma, da appassionato e produttore di vini, possiamo supporre si tratti di apprezzamenti sinceri); in realtà non ce ne sarebbe nemmeno bisogno, perché a fronte dell’esecuzione perfetta di brani come “Now, Diabolical” o “Our World, It Rumbles Tonight”, applausi e cori di incitamento non sarebbero in nessun caso mancati.
A volerla dir tutta, il presente sarebbe stato soddisfatto anche solo per la prestazione del leggendario Frost: graziato da suoni potentissimi, il Nostro si produce in un autentico manifesto di drumming estremo da tramandare ai posteri. Addirittura spaventosi, sotto questo profilo, alcuni passaggi su “Nemesis Divina”.
In ogni caso, anche gli estratti più groovy dimostrano di poter dire la loro: è il caso, tra le altre, di “Black Crow on a Tombstone”, che in sede live vanta un tiro micidiale, e “The Pentagram Burns”, in cui Satyr imbraccia anche la chitarra.
Ci sarebbe poi un capitolo da dedicare a “Mother North”, ma le quattro dita di pelle d’oca e qualche lacrimuccia mi hanno impedito una perfetta fruizione di quello che, senza timore di smentita, considero uno dei 3-4 brani più spettacolari e imprescindibili della storia del genere di riferimento.
Come dite? Ma non starai mica piangendo?
No, è che mi è entrata una bruschetta nell'occhio!
Ehm, passiamo oltre…
La conclusiva “K.I.N.G.” non riuscirà nell’intento di commuovermi, ma riesce senza patemi a suggellare nel migliore dei modi un concerto monstre.
Sinora, 2/3 della trinità promossi a pieni voti; attendiamo l’avvento dell’ultimo…
BEHEMOTHEccoci qui, a 21.30 spaccate, pronti per l’ultimo set.
Per quanto mi riguarda, non appena scende la tenda semi- trasparente che celava il palco, ed irrompono dalle casse le prima note della nuova “The Shadow Elite” -che a mio parere può già oggi venir annoverata tra i classici della band-, vengo pervaso da una piacevole certezza: sto per assistere ad un’altra grandiosa esibizione.
E così sarà.
Suoni mostruosi, palco e impianto luci splendidi, prestazioni strumentali impeccabili, pubblico entusiasta: difficile far meglio di così.
Se proprio volessimo a tutti i costi cercare il pelo nell’uovo, potremmo puntare il dito contro alcuni passaggi vocali un po' affaticati di Nergal, storcere il naso per quel telo fastidioso durante l’esecuzione di “Wolves of Siberia”, oppure segnalare come lo spargimento di quei simil-coriandoli verso la fine dello show contrasti col feeling che lo stesso si riproponeva di imbastire.
Si tratterebbe, tuttavia, di un esercizio aleatorio e inutilmente puntiglioso, posto che, nel complesso, i presenti hanno assistito ad uno spettacolo pressoché inattaccabile.
I Behemoth, ormai, sono una macchina da guerra perfettamente oliata, che non lascia nulla al caso o all’improvvisazione, ma che, al contrario, propone uno show preparato nei minimi dettagli.
Alcuni potrebbero interpretare questi aspetti, così come i frequenti “cambi d’abito" del leader, come una generale mancanza di spontaneità; d’altra parte, la resa di pezzoni come “Demigod” o “Conquer All” è tale da sopire ogni eventuale perplessità.
La stessa “The Shit ov God”, che nella sua versione studio non aveva lasciato interamente soddisfatta la fanbase, dal vivo convince appieno -e ho l’impressione che rimarrà ben salda nelle setlist dei Nostri per molti anni a venire-.
L’intera scaletta, ad onor del vero, scorre che è un piacere; peccato per l’assenza di “Lucifer”, ma innanzi alla riproposizione di chicche come “Christgrinding Avenue” (dedicata da Nergal proprio ai furboni di cui si scriveva in premessa) o l’ormai preistorica “Cursed Angel of Doom”, passiamo serenamente sopra l’omissione di qualche brano prediletto.
Il muro sonoro innalzato dalla band polacca si conferma man mano impenetrabile, e anzi appare addirittura ispessirsi all’altezza dell’immancabile “Chant for Eschaton 2000”, con quel riff in tremolo malandrino che non ti esce più dalla crapa, e della conclusiva “O Father O Satan O Sun!”, in cui Orion e soci mettono il turbo in termini di eccentricità degli outfit.
E così, ahimè, siamo già giunti al tempo dei saluti; peccato, perché vorresti che eventi così riusciti e ben organizzati come quello di stasera non finissero mai.
Speriamo di rivederci presto; sino ad allora, anche se non ho mai creduto -né mai crederò- nella sua esistenza, sempre sia lodato Nostro Signore Lucifero.
ROTTING CHRIST setlist:
666
P'unchaw kachun- Tuta kachun
Fire, God and Fear
Kata Ton Daimona Eaytoy
Like Father, Like Son
Elthe Kyrie
Non Serviam
Societas Satanas (Thou Art Lord cover)
Grandis Spiritus DiavolosSATYRICON setlist:
Now, Diabolical
Our World, It Rumbles Tonight
Black Crow on a Tombstone
To Your Brethren in the Dark
Nemesis Divina
Die By my Hand
The Pentagram Burns
Mother North
K.I.N.G.BEHEMOTH setlist:
The Shadow Elite
Ora Pro Nobis Lucifer
Demigod
The Shit ov God
Conquer All
Blow Your Trumpets Gabriel
Ov Fire and the Void
Christgrinding Avenue
Bartzabel
Solve
Wolves ov Siberia
Once Upon a Pale Horse
Christians to the Lions
Cursed Angel of Doom
Chant for Eschaton 2000
O Father O Satan O Sun!