Concerto bagnato, concerto fortunato si usa dire...e viste le premesse meteorologiche in partenza (tutt’altro che positive, con una pioggia battente ed insistente), fortunatamente smentite una volta arrivati al Live Club in quel di Trezzo sull’Adda che si trova a pochi chilometri dal capoluogo lombardo, la pioggia da casa nostra ha portato comunque fortuna a questo evento riuscitissimo sotto ogni punto di vista!
Verdetto quindi già scontato in partenza e vittoria facile sulla carta quindi? Dipende…ovviamente i Saxon sono una band storica, quasi istituzionale oserei dire, che ha bisogno di ben poche presentazioni per chi possa definirsi un metallaro old school, amante del metal classico e affini, attirando da sempre molti amanti del genere e con una fans base piuttosto radicata in Italia da moltissimi anni.
Se a tutto ciò sommiamo il fatto che di spalla si sono portarti per l’occasione speciale anche le connazionali ragazze terribili
Girlschool (altrettanto famose, apprezzate e conosciute), ed in apertura i
Grand Slam, (ovvero la band fondata dal compianto
Phil Lynott dei
Thin Lizzy), il tris d’assi viene calato in tavola! Ma il locale in questione non è esattamente un buco che si riempie con quattro gatti, e arrivare a un sold out (o quasi) di mercoledì, in una giornata lavorativa infrasettimanale è una vittoria generale di tutti: degli appassionati della musica metal, delle band ma anche degli organizzatori e delle agenzie organizzatrici che si sbattono per organizzare eventi di questa caratura, giustamente tutti premiati con un affluenza di pubblico oltre ogni aspettativa, che ha letteralmente gremito, invaso, e riempito ogni angolo possibile del Live Club!
Come sempre, anche in questa occasione, la location si dimostra una delle più efficienti strutture per la musica live attualmente in Italia, sia come organizzazione generale complessiva, ma anche e soprattutto come fonici, mixeristi, addetti al palco, con suoni e luci davvero impeccabili per tutta la durata del concerto. Ad essere pignoli forse in alcuni momenti le luci con i Saxon non sono sempre state perfette, con alcune zone del palco scure e poco illuminate a tratti, ma sono dettagli opinabili e di scarso rilievo che non spostano di un centimetro un giudizio complessivo più che positivo. Orari rispettati perfettamente, con puntualità e precisione svizzera, sia per quanto riguarda l’apertura porte, che per gli orari delle esibizioni delle band.
GRAND SLAM Sono le 19 quando i Grand Slam, storica band rock irish-british fondata negli anni ottanta dal compianto leader dei Thin Lizzy Phil Lynott (R.I.P), fa la sua apparizione sul palco del Live Club. Attiva fino alla sua morte avvenuta nel lontano 1986 e riformatasi poi successivamente nel 2016 dai due membri originali dell’ epoca, ovvero il tastierista
Mark Stanway e dal chitarrista
Laurence Archer, unico dei due ancora in sella alla formazione. Certamente, cercare di sostituire una figura storica come quella di Phil Lynott appare un impresa improbabile e direi al limite dell’ impossibile, ma questo nuovo frontman, tale
Mike Dyer, si è dimostrato all’ altezza della situazione e perfettamente calato nel ruolo, interpretandolo con molta personalità, e senza tentare di scopiazzare un passato troppo ingombrante, che non farebbe altro che fare perdere credibilità ai Grand Slam.
Nel loro poco tempo a disposizione (e con purtroppo molti vuoti nel locale ancora all’ interno vista l’ora), danno vita a un live intenso, fatto di molta energia e sostanza, dimostrando di essere peraltro musicisti preparati e capaci di tenere la scena con molta sicurezza dei loro mezzi. Sei pezzi in tutto: si parte con “
Nineteen” (scritta da Lynott) che scalda a dovere il pubblico, così come le successive “
Crazy”, “
Military Man” e “
Sisters Of Mercy”. Spazio anche a un brano nuovo di zecca dall’album recentemente uscito “
Spitfire”, che non sfigura affatto ai vecchi brani, prima di fare un tuffo nostalgico nel gran finale con un classico dei Thin Lizzy “
Whiskey In The Jar”, capace di scuotere anche i muri, facendoci sognare a occhi aperti, rivivendo le emozioni che solo quel gruppo irlandese magico sapeva dare e trasmettere. Tanti applausi sinceri e meritati ai Grand Slam per un inizio con il botto! Un vero peccato per chi se li è persi stasera.
GIRLSCHOOL E finalmente, a distanza di ben tre anni abbondanti dall’ ultima volta, mi rivedo stasera le mie amate Girlschool, come detto precedentemente per i Saxon, sono un'altra vera e propria istruzione vivente questa band tutta al femminile londinese, attiva dal 1977, e scoperta da un altro mito assoluto del Rock, il compianto
Lemmy Kilmister (R.I.P), leader dei
Motorhead, dei quali le “ragazze terribili” ne faranno delle cover ufficiali nei loro album, dove su tutte spicca la celebre “
Bomber”, quasi sempre proposta in sede live (ed anche oggi ovviamente non fa eccezione alla regola) . Lemmy aiutò la band ad emergere agli esordi anche in fase di scrittura, mettendoci lo zampino in molti pezzi, e con i suoi Motorhead se le portò spesso di spalla nei tour europei e mondiali a cavallo di inizio e metà anni ottanta: celebre fu anche il famoso EP “
St.Valentine’s Day Massacre”, inciso nell’ 81 sotto il nome di Headgirl in comproprietà con i ben più noti compagni di ventura citati (e di bevute)..il singolo “
Please Don’t Touch” raggiunse un certo successo all’ epoca.
Ho sempre nutrito una grande simpatia e ammirazione per queste “ragazze inglesi” (oramai purtroppo abbastanza avanti con l’età) perchè sono sempre state coerenti con se' stesse, non hanno mai mollato la presa anche quando tra lutti e cambi di line-up sarebbe stato più semplice farlo, e soprattutto perché hanno sempre portato avanti il loro credo musicale, la loro miscela di hard rock e punk’n’roll sporco, oltranzista e politicamente scorretto, senza scendere mai a compromessi o svendendosi alle mode musicali del momento, portando sempre invece avanti il loro credo, semplice e diretto, come le amate lattine di birra inglese (sempre presenti immancabilmente sul palco a fianco delle bottigliette d’acqua).
Oggi di quella formazione storica degli esordi sono rimaste solamente la leader carismatica
Kim Mc Auliffe (cantante/ chitarrista) e la batterista
Denise Dufort, oggi purtroppo assente per non specificati problemi di salute, ma fortunatamente sostituita degnamente da una turnista apparsa da subito sul pezzo e all’altezza della situazione per tutta la durata della loro esibizione; naturalmente, per affetto personale e senza nulla togliere a questa ottima sostituta, il mio augurio personale è quello di un immediata guarigione e pronta ripresa a Denise, e di rivederla presto al suo posto con le altre Girlschool! E anche al basso notiamo il nuovo cambio di guardia: al posto dell’uscente
Tracey Lamb (già ex membro delle Girlschool, uscita e rientrata in passato), troviamo la ben più carina
Olivia Airey, forse un po’ più timida della Lamb sulle movenze , ma altrettanto efficace e tecnicamente preparata. Detto ciò per il sottoscritto
Enid Williams resta imbattibile come bassista, così come lo era la chitarrista
Kelly Johnson (R.I.P), ma la super biondo platinata, statuaria, affascinante e bravissima
Jackie Chambers l’ha fatta poco rimpiangere nel corso di questi anni (in formazione dal 2000) dimostrandosi sempre affidabile sia in studio che in sede live, diventando negli anni con Kim e Denise una certezza e uno dei punti di forza delle Girlschool!
Scaletta, come prevedibile, tutta concentrata sui grandi classici, e di conseguenza incentrata sui due album più celebri e conosciuti, ovvero “
Demolition” e “
Hit And Run”, con la sola eccezione di “
Screaming Blue Murder”. Viene dato spazio solo a un brano dell’album più recente “
WTFortyfive?” del 2023, ovvero “
It Is What It Is”, cantata da me e da pochi altri in sala, a dimostrazione che il loro “zoccolo duro” di fans è legato ai vecchi brani, che infatti si scatenano con le varie “
Demolition Boys”, “
C’mon Let’s Go”, “
The Hunter”, “
Hit And Run”.
Per il gran finale ci viene sparato in faccia un tris strorico micidiale: “
Race With The Devil”, “
Bomber” ed “
Emergency”, che scatena il primo pogo sottopalco degno di nota, anticipo e aperitivo per il devasto che succederà da lì a breve coi Saxon.
Sono certo che da lassù anche Lemmy se la sarà goduta e avrà stappato una bottiglia di birra in onore delle sue amate Girlschool e brindato assieme a loro e a noi nel nome del ROCK’ N’ ROLL!
In conclusione, ottima prestazione, anche molto al di sopra delle mie aspettative, considerando l’assenza non irrilevante di Denise, e il fatto che Kim qualche giorno fa non fosse neppure lei al top della forma fisica, ma forse aver indossato la maglietta dei suoi amati Motorhead l’ha aiutata nell’ impresa ..Grazie di esistere Girlschool…CHEERS!
SAXONDopo esserci scaldati e rilassati per bene con un'oretta abbondante di Girlschool, è ora giunto il momento più atteso della serata, ovvero quello degli headliner della serata, i Saxon, capostipiti incontrastati per eccellenza dell’heavy metal anglosassone con
Judas Priest ed
Iron Maiden, precursori e portabandiera del movimento NWOBHM anni ottanta.
Per i Saxon nutro da sempre un amore viscerale ed un affetto particolare, perché grazie a loro sono entrato ufficialmente a far parte del mondo heavy metal ed a convertirmi a diventare metallaro a vita; il battesimo avvenne nel lontano 1988 all’ interno di una sala cinema presso una cittadina in provincia di Verona molto vicina a casa mia, in occasione del tour mondiale a supporto dell’album “
Destiny”…lì eravamo ancora tutti giovanissimi, io e loro, ma è stato bello invecchiare insieme e ritrovarsi nel 2025 ancora faccia a faccia dopo tutti questi anni caro Biff & Co!
Da allora a oggi ho visto i Sassoni un numero imprecisato di volte tra concerti singoli e festival, ho sempre continuato ad acquistare i loro album (anche quelli oggettivamente poco belli a cavallo di fine anni novanta primi duemila) e non me li sono quasi mai fatti sfuggire live ogni volta che sono passati per il nostro belpaese, a testimonianza di una fede immutata nel tempo, che non conosce limiti ne' ostacoli: del resto con i Judas Priest e i primi Iron Maiden era
Paul Di’Anno, sono il mio gruppo metal preferito in assoluto da sempre!
Se pensiamo che i Saxon sono attivi dal ’76, che il loro primo disco omonimo risale al ’79 e l’ultimo, (il ventiseiesimo album in studio) allo scorso 2024, direi che possiamo parlare senza mezzi termini di ISTITUZIONE del Metal! Del resto, non a caso, se in un Live Club gremito all’ inverosimile, a fianco di attempati cinquantenni della mia generazione o anche più vecchi, c’erano di contro moltissimi giovani (e con discreta rappresentanza femminile) pronti a saltare, scatenarsi e a pogare con noi un motivo ci sarà no? Oltretutto l’occasione che si presentava oggi (in data unica Italiana) era molto ghiotta e particolare; posizionati a fianco di tutti i grandi classici, in una scaletta che prevede ben venti pezzi, viene inserita una “suite esclusiva “, ovvero la riproposizione per intero di “
Wheels Of Steel”, uno dei tre dischi per eccellenza della band dello Yorkshire, con “
Denim And Leather “ e “
Strong Arm The Law”, altri classici da dove non a caso vengono estratti immancabilmente la maggior parte dei brani da proporre in sede live.
Biff Byford, settantaquattro anni portati alla grandissima, appare fisicamente e vocalmente più in forma che mai, e se anche ora è rimasto l’unico membro originale dopo le recenti dimissioni volontarie del veterano
Paul Quinn per scelte personali, non pesa minimamente nell’economia generale della band, che anzi con l’innesto del nuovo arrivato, il talentuoso chitarrista
Brian Tatler, (che certamente non è un novellino, ma anzi direi esattamente al contrario, un consumato veterano anch’egli della scena NWOBHM nonché fondatore dei
Diamond Head che sono attualmente in piena attività) hanno ritrovato nuovi stimoli compositivi e ritrovata vitalità.
Oltremodo, il buon Biff Byford oggi oltre che sulle indiscutibili qualità tecniche di Tatler, può sempre contare sull’apporto della rodatissima sezione ritmica formata dai fidi
Nibbs Carter al basso e dal grande
Nigel Glockler, in formazione dagli anni ottanta e annoverabili anche loro tra i veterani dei Saxon a tutti gli effetti; senza ovviamente scordare l’apporto prezioso del secondo chitarrista
Doug Scaratt. Giustamente, nella prima parte dello show viene concesso parecchio spazio anche al recente album “
Hell, Fire And Damnation", che se in un primo momento mi aveva lasciato un po’ indifferente, devo ammettere che mi ha conquistato con più ascolti strada facendo, ma che al di la' del suo valore resta comunque un album onesto e di “ordinaria amministrazione” all’interno della vastissima discografia Saxon, lontano parente dai grandi capolavori, quelli per intenderci con
Steve Dawson e
Graham Oliver ….senza nulla togliere a tutti i musicisti validissimi attuali e del passato (anche recente) che si sono avvicendati in casa Saxon, quella formazione con loro due al basso e alla chitarra resta imbattibile a mio modesto parere, anche a livello compositivo.
Dopo l’intro “
The Prophecy” parte a razzo la title-track del nuovo album, al quale seguiranno tre pezzi, “
Madame Guillotine”, “
There’s Something in Rosenwell” e “
1066”. Ma in un concerto di classici, la gente vuole sentire quelli: e con “
Dogs Of War”, parte il primo pogo serio targato Saxon, seguita dal rispolvero di “
Backs To The Wall” addirittura ripescata dal primo album. Si torna a scapocciare di brutto e a saltare con “
And The Bands Played On”, “
Dallas 1 PM”, e “
Solid Ball Of Rock”.
La prima parte di chiude con “
Strong Arm The Law”, e si vedono le prime persone volare in aria! Oramai è una bolgia il Live Club e la temperatura sta diventando bollente in attesa di sentire per la prima volta tutto “Wheels Of Steel” suonato interamente.
Biff e i Saxon sono in gran spolvero, rodati come una macchina perfetta ed infallibile, e si stanno divertendo molto, e noi con loro... Fanno finta di non sapere che sono a Milano e ci interrogano per saperlo da noi, come pretesto per interagire e aprire dei siparietti di intermezzo divertenti…qualcuno in questi frangenti ne approfitta per allungare dischi, smanicati in jeans e chiodi in pelle da fare autografare come ricordo, cosa alla quale Biff da gran signor gentiluomo qual è si presta gentilmente e pazientemente fare. Ma ora è tempo di iniziare a scatenarsi nuovamente e a picchiare duro, e allora eccoci serviti subito la roboante “
Motorcycle Man”, brano iniziale di “Wheels Of Steel “, che apre la strada a tutti gli altri brani suonati in rapida sequenza. Personalmente, al di la' del fatto che queste parle di metallo siano immortali, ho goduto molto di più nel sentire per la prima volta eseguire “
Free Way Mad” o “
See The Light Shining“, piuttosto che “
747 (Strangers In The Night)“ o la stessa “
Wheels Of Steel”, pezzi immortali ma sentiti e risentiti un sacco di volte.
Molto belle e riuscite anche “
Suzie Hold On” e la conclusiva “
Machine Gun”, che al posto loro prenderei in considerazione di inserire anche in altri contesti, non solo in queste occasioni speciali.
E così, dopo quasi due ore di puro, duro e granitico acciaio inglese, si giunge quasi (purtroppo) alla fine della festa. “
Crusader”, è un lentone metal, capolavoro immortale degli anni ottanta che non conosce età, così come la successive “
Heavy Metal Thunder”, che ha ispirato anche il titolo del loro film/concerto uscito qualche anno fa. “
Denim And Leather” e “
Princess Of The Night“ chiudono definitivamente il sipario e ci mandano a casa con una certezza assoluta: finché ci saranno in circolazione ancora queste band del calibro e della caratura dei Saxon il metal avrà sempre un futuro, ma quando a man mano inevitabilmente andranno tutte in pensione per limite di età raggiunto, ci sarà ben poco di che rallegrarsi per noi “ragazzi degli anni settanta/ ottanta”…per ora godiamoceli al massimo e teniamoceli ben saldi e stretti!
Lunga vita ai SAXON!
DENIM, LEATHER & METAL FOREVER!