Nati nel 1986 in un sobborgo di Oslo, i Darkthrone sono stati fin dagli esordi l'anima più nera del black metal norvegese. L'originale nome Black Death viene presto abbandonato, e la prima line-up tra il 1988 e il 1989 dà alle stampe quattro seminali demo che diventando subito 'di culto' nell'underground: "Land of Frost", "A New Dimension", "Thulcandra", e "Cromlech".
Per ascoltare il primo album ufficiale bisogna aspettare l'anno successivo: "Soulside Journey" vede la luce per la neonata etichetta Peaceville, che sarebbe diventata poi famosa nell'ambiente per aver prodotto i più grandi lavori doom metal.
Lo stile è ancora legato al death e complessivamente, rispetto a quanto sarebbe successo nei successivi album, risulta ben suonato e prodotto, pur inglobando già al suo interno alcuni elementi (soprattutto nel riffing) che avrebbero poi portato alla successiva evoluzione.
Subito dopo il rilascio, infatti, i Darkthrone iniziano a sperimentare con il nascente black metal: l'aspetto visivo viene influenzato dal corpse-painting, i nomi vengono sostituiti da pseudonimi e l'immaginario si fa più oscura e perversa. Il risultato è "A Blaze In The Northern Sky", pubblicato nel 1992, che può essere considerato uno dei primi capolavori black in assoluto.
Questo nonostante il contratto con la Peaceville avesse costretto il gruppo a mantenere ancora qualche legame con le passate influenze.
Iniziano in questo periodo i primi cambi di line-up: Dag Nilsen, lo storico bassista della band, lascia la formazione per incompatibilità con il nuovo corso intrapreso.
Direzione che porterà i Darkthrone nel 1993 a rilasciare "Under A Funeral Moon", altra pietra miliare del genere.
Questa volta è il chitarrista Zephyrous ad abbandonare, ufficialmente a causa della sua totale misantropia.
Dopo anni di silenzi per avvolgere la sua scomparsa nel mistero Fenriz ha svelato di essere ancora in contatto con lui, e di non escludere che possa ancora suonare con la band in futuro.
Il 1994 vede l'uscita dell'opera più grandiosa e controversa del gruppo norvegese: "Transylvanian Hunger".
La formazione diventa in pianta stabile un duo e si dedica alla composizione di musica ferale, ripetitiva, fastidiosa all'ascolto, registrata in maniera distante e approssimativa.
Fanno il loro esordio anche alcune tematiche antisemite che provocano non pochi problemi alla band, soprattutto per quanto riguarda la distribuzione in numerosi paesi europei.
Nonostante tutto, l'album rappresenta dal punto di vista concettuale il punto più alto probabilmente mai raggiunto da Nocturno Culto e Fenriz.
Il cambio di etichetta, con il passaggio alla connazionale Moonfog diretta da Satyr, vede l'uscita degli ultimi due album dediti alla continuazione del suono dei primi anni Novanta: "Panzerfaust" del 1995 e "Total Death", pubblicato nell'anno successivo.
E' in questo periodo che i due musicisti si dedicano alla coltivazione di progetti solisti, sperimentando anche generi estremamente diversi da quelli proposti con la band principale. Ha da qui inizio un processo che porterà in pochi anni a un cambio di direzione molto evidente: già in "Ravishing Grimness" (1999) si nota come il songwriting sia sempre più dedito al culto dei Celtic Frost.
In "Plaguewielder" del 2001 la produzione diventa più pulita e allo stesso tempo grezza, trasmettendo una sensazione di marciume ben esasperata.
Le intenzioni del gruppo sono quelle di spostarsi sempre di più verso una sorta di hardcore punk, pur senza rinnegare le origini black metal così sapientemente intepretate agli esordi.
I risultati di questa tendenza sono i buoni "Hate Them" (2003), "Sardonic Wrath" (2004), "The Cult Is Alive" (2006) e "Fuck Off And Die" (2007), che spinge all'estremo questo processo completando la fase di transizione e spingendo i Darkthrone verso un'audience potenzialmente più vasta.
Gli album successivi "Dark Thrones And Black Flags", "Circle The Wagons", "The Underground Resistance" e "Arctic Thunder" proseguono con l'imbastardimento del suono fra punk e black metal per poi vedere la band ritornare in parte sui suoi passi facendo riemergere le influenze ottantiane puramente heavy metal.
Pur ottenendo una buona visibilità e diffusione, la qualità in essi contenuti è altalenante risultando convincente solo in alcuni brani e anonima in altri.
E' di questi giorni la pubblicazione dell'ultima fatica, sempre per Peaceville, "Old star" in cui emerge con prepotenza l'amore per i primi Celtic Frost accanto a numerose autocitazioni del passato.
A distanza di due anni ecco arrivare il nuovo album "Eternal Hails..." che sfoggia al suo interno anche atmosfere prog con l'uso del Moog.
Dopo due anni di pandemia eccoli di ritorno col nuovo "Astral Fotress".
Quest'anno la band torna con il nuovo opus "It Beckons Us All..." che a detta del leader Fenriz divrebbe essere un concentrato di heavy metal e doom classico.