Sul finire degli anni 80 tutto il movimento Heavy Metal è in grande fermento, soprattutto nei settori più estremi, e il Nord Europa non è da meno; qualcosa si sta muovendo per gettare le fondamenta di una novità sonora che con il passare del tempo sarà sempre più definita e concreta, il nostro tanto amato
Viking Metal, ed è veramente difficile non dare la colpa al signor
Quorthon.
Come lo vogliamo chiamare, genio, innovatore, artista dalle innumerevoli doti creative? Oppure soltanto
Bathory? Sebbene la carriera di questo progetto musicale fosse iniziata già da qualche tempo tramite la pubblicazione di tre albums storici (
Bathory,
The Return,
Under The Sing Of The Black Mark) è solo in seguito che inizia a farsi avanti qualche inflessione vagamente epica e solenne nella sua musica, un’influenza dai toni imponenti e corali. Ma non è ancora giunto il momento di inoltrarsi nell’analisi dell’aspetto tecnico, bisogna prima soffermarsi su quelle caratteristiche concettuali che hanno reso unico e indipendente il Viking Metal.
Questo genere musicale viene sempre in qualche modo collegato al
Black Metal, e non potrebbe essere altrimenti viene da dirmi, ma questo può essere considerato solamente un aspetto musicale, visto che in ogni modo il Viking Metal come lo conosciamo oggi deriva senza dubbio dagli stilemi tipici del Black Metal.
Allora cosa cambia?
Tutto il resto. Se nel primo caso è presente un forte anti-cristianesimo condito sempre (o quasi) in salsa satanismo nel secondo caso è l’aspetto mitologico ad occuparne totalmente lo spazio.
Sia per quanto riguarda le liriche delle canzoni, che per tutto l’immaginario che ne diviene di conseguenza, basta guardare le photo session degli
Enslaved periodo "
Frost" (1994) e "
Eld" (1997) e confrontarle con quelle dei Mayhem e dei Darkthrone, anche un cieco ne vedrebbe la sostanziale differenza.
Viene quindi da chiedersi cosa spinge tante bands ad imboccare questo sentiero, le rispose potrebbero essere molteplici, c’è addirittura chi azzarda sentimenti nazionalisti, per quanto mi riguarda preferisco credere che sia un modo molto più elegante ed interessante (rispetto a tanta paccottiglia becero/satanista) di muovere critiche a tutto l’ambiente cattolico scandinavo, senza escludere una ovvia e palese riscoperta delle tradizioni e dei valori precristiani di quelle terre.
Sarà stato tutto questo che avrà spinto
Bathory?
Non lo so, è però anche giusto dire che molto di quello che ho detto è presente nei primi vagiti Viking di questo musicista, e non è una caso se anche
Burzum si è avvicinato a queste tematiche abbandonandone altre molto più crude e fine a se stesse...ci stiamo riferendo al passaggio da argomenti devoti all’occulto e al satanismo ad argomenti consoni a questa guida, insomma per dirla breve, mogli e buoi dei paesi tuoi, rozza come citazione ma efficace.