Senza nulla togliere, artisticamente parlando, ai Metallica della coppia Hetfield/Ulrich, vorrei sottolineare come sia inesatto stabilire un punto di partenza per il thrash metal indicando un solo album; quello che ha portato al thrash metal è stato un percorso graduale di estremizzazione dell’heavy metal classico e di certe sonorità della N.W.O.B.H.M. Quando incominciarono ad uscire i primi gruppi dediti ad un sound più spinto e sostenuto, la parola “thrash metal” ancora non esisteva, tanto che i recensori trovarono non poche difficoltà nel descrivere gruppi che cominciavano a sfuggire dai canoni. Già, perché se fino ad allora l’Heavy Metal era stato “Stained Class” dei Judas Priest o “Wheels of Steel” dei Saxon, queste sfuriate a folli velocità (alcune riviste ipotizzarono persino che le canzoni venissero aumentate manipolando i nastri in studio!) cosa diamine erano? Quando cominciò poi a serpeggiare oltreoceano il termine “thrash metal”, si diffuse la mania di inserire in questo nuovo filone anche band che oggi vengono considerate a tutti gli effetti di classico heavy metal. I Jaguar vennero considerati come uno dei primi gruppi thrash, così come le estremizzazioni canadesi di un sound tipicamente heavy metal, prima con gli Anvil e subito dopo con gli Exciter. Non si può negare infatti che regnasse la più totale confusione, persino dinnanzi ad album quali “Rock until You Drop” dei Raven, oggi lungi dall’essere considerati da chiunque thrash metal; eppure, abituati ad una forma canonica dettata da Judas Priest e Saxon, è comprensibile come al tempo quel sound della frangia più spinta della NWOBHM risultasse qualcosa di completamente nuovo ed esclusivo. Per esempio ricordo con ironia un episodio riguardante una celebre rivista italiana che nel 1983, recensendo proprio “Kill’em All”, indicò i Metallica come “la risposta americana agli Accept”!
Come è ben evidente, dunque, negli anni ‘82/’83 la situazione nel panorama metal non era chiara nemmeno agli addetti al settore, anche se era innegabile che, pur con le dovute differenze, questo nuovo sound fosse profondamente legato all’heavy metal più puro e non a fenomeni musicali esterni quali il punk, come è stato invece più volte indicato in questo decennio e mezzo.
Non è del tutto esatto indicare “Kill ‘em All” quale un album di svolta che ha dato origine, dal nulla, ad un nuovo movimento in antitesi con quanto apparso e suonato sino ad allora; se valesse la concezione odierna di thrash metal sarebbe infatti da considerarsi ben più ortodossa una “Axe Crazy” (1982) dei Jaguar o una “World War III” degli Exciter (1980), di un “Kill ‘em All”, con le sue innegabili influenze NWOBHM, e suoi sparsi spunti Motorheadiani (“Motobreath” è solo l’esempio più lampante). Non è un caso che i primi concerti dei Metallica vedevano una set-list composta dall’unica propria songs “Hit the Lights”, cinque cover dei Diamond Head ed una dei Blitzkrieg! La stessa cosa si potrebbe dire per gli altri album pressoché contemporanei di due band di pari portata, vale a dire Anthrax e Slayer. Se i primi in “Fistful of Metal” sprizzavano heavy classico, a tratti quasi hard rock (e prova ne è la cover di “Eighteen” di Alice Cooper), i secondi con “Show no Mercy” altro non facevano che riprendere sonorità classiche (“Crionics” è quasi un plagio agli Iron Maiden, e non dimentichiamo che proprio le cover della band inglese erano parte fondamentale dei primi live shows del quartetto capitanato da Tom Araya), e tematiche oscure già ampiamente utilizzate negli anni precedenti, oltre che dai Venom, per esempio dagli storici Angel Witch di Kevin Heybourne.
Il thrash metal è stato nientemeno che l’ovvio figlio di un heavy metal estremizzato della frangia più aggressiva della New Wave of British Heavy Metal, capitanata dai già citati Jaguar, dai Tank di “Filth Hounds” (seppur qui ancora figliastri dei Motorhead) e dai Venom, questi ultimi senza dubbio fondamentali per la nascita del thrash sia sul piano del sound che su quello dell’attitudine; guardando invece al di là dell’Oceano il thrash si può interpretare anche come la logica prosecuzione di un discorso intrapreso prima dagli Anvil degli esordi, più volte indicati dagli stessi Metallica come una delle principali fonti di ispirazione, e poi dagli Exciter, pionieri di un nuovo modo di intendere e suonare l’heavy metal. Concludendo, si deve dunque ribadire con forza come i confini tra heavy e thrash, nella prima metà degli ‘80, fossero ben poco definiti; certo è che si trattava di una esasperazione delle formule classiche imprescindibilmente legata alla scena precedente, e non in antitesi come spesso sostenuto erroneamente anche dagli addetti al settore. Riferendosi a quegli anni sarebbe oggi sostanzialmente più corretto ritenere il thrash un’attitudine, più che un genere musicale a sé stante; a partire dall’abbigliamento, che abbandonava la pelle dei Judas Priest a favore di jeans e t-shirt, sino ad arrivare alle tematiche trattate e all’ambiente socio-culturale nel quale si è sviluppato, sostanzialmente differente da quello in cui era cresciuto l’heavy metal inglese di fine ’70.