Sostanzialmente c’è un equivoco alla base di una simile supposizione, a mio avviso del tutto sconclusionata; un’estremizzazione della forma base heavy metal, nata proprio in antitesi a qualsiasi sonorità precedente, prime fra tutti proprio quelle punk, come potrebbe avere legami di questo tipo? La tendenza a far discendere il thrash da sonorità esterne al metal si è diffusa dopo che, nella seconda metà degli anni ’80, alcuni dei gruppi più rilevanti del genere, che nel frattempo aveva preso un’identità più definita, incominciarono, camaleonticamente, ad indossare magliette di Crass, Discharge e via dicendo. Eppure è evidente come musicalmente le affinità, nei primi anni di vita del thrash, non esistano per nulla, tanto da porre in totale contrapposizione il neonato movimento con l’hardcore (tra l'altro pressochè contemporaneo). Nel thrash le canzoni si basavano su stop and go e palm mute che erano quanto di più insopportabile ci fosse per i punk; e va sottolineato che l’odio, sia musicale che personale, era reciproco tanto che era abitudine del metal kids intransigente e facinoroso lanciarsi in risse senza fine con i punk dell’epoca. Musicalmente il thrash univa una velocità indubbiamente superiore a quella anche solo sfiorata dal punk settantiano, a strutture articolate e prolisse, in cui, a farla da padrona, erano i violenti e interminabili soli di chitarra e il drumming a doppia-cassa, tutti elementi in contrasto con quello che era il punk prima, l'hardcore poi. Se esistesse consanguineità tra questi due generi musicali, come è possibile che i Metallica coverizzarono “Killing Time" degli Sweet Savage (ottima NWOBHM band in cui militò niente meno che Vivian Campbell, poi con Dio e Def Leppard) e non una qualche canzone dei Sex Pistols? In realtà il thrash metal, proprio come l’heavy classico da cui nacque e al quale rimase legato indissolubilmente sino alla seconda metà degli ’80, fu un movimento nato in contrapposizione al punk, quest’ultimo accusato, per quanto mi riguarda giustamente, di essere un fenomeno da baraccone basato su una ostentata vena “politically incorrect” che di sincero in fondo aveva ben poco. Da una parte è comprensibile il fatto che siano sorti malintesi di questo genere; in fondo i primi gruppi thrash erano in possesso di una tecnica spesso eccepibile che, solo ed esclusivamente sul piano della perizia esecutiva, aveva più a che fare con i movimenti punk e hardcore che non con la NWOBHM, ricca al contrario di band dall’alto spessore tecnico.
Sul piano però prettamente musicale, più che essere stato il metal influenzato dall’hardcore, si dovrebbe dire l’opposto; già, perché se nel primo periodo di vita thrash e punk si presentavano come due entità separate in tutto e per tutto ed in continua lotta tra loro, nella seconda metà degli anni Ottanta non mancarono contaminazioni da una parte e dall’altra. E’ però l’hardcore più minimale che per primo abbandonò le rivalità e svoltò verso sonorità vicine al metal; è del 1984 “Second Coming”, l’album in cui i Battalion of Saints, band sud californiana tra le prime delle scena statunitense, inserirono un’inusitata cover di “Ace of Spades” dei Motorhead, mentre è del 1987 “Grave new World”, l’album dei Discharge che stupì più d’uno per il proprio taglio hard ‘n heavy e per il cantato tipicamente metal sulla scia del migliore King Diamond. Un’ulteriore dimostrazione in tal senso è data dal fatto che la commistione punk/metal nella seconda metà ’80 ricevette un forte impulso da una band originariamente hardcore, quale i D.R.I. (vale a dire “Dirty Rotten Imbeciles”), che sempre nel 1987 uscirono con “Crossover”, un Lp destinato a consacrare definitivamente il genere crossover, che nella sua accezione pura (diversa da quella odierna) stava ad indicare quel tentativo di fusione tra una corrente minoritaria del thrash metal e la frangia meno massimalista dell’hardcore. Fu dunque una parte del movimento hc dei primi ’80 ad intromettersi prepotentemente nella scena thrash metal, e prova ne è il fatto che ”Dealing with It” (1985), sempre dei D.R.I., cercò di approdare all’oltranzista popolo metal grazie ad uno sticker in copertina sul quale a fare gli elogi alla band statunitense era niente meno che Dave Lombardo degli Slayer, e grazie all’appoggio incondizionato da parte della propria casa discografica, la Death Records, che altro non era se non un ramo della celeberrima Metal Blade di Brian Slagel. Come vedete, dunque, tra le origini del thrash metal e l’hc non ci fu molto in comune; le contaminazioni vennero ben più in là nel tempo e da parte di una branca dell’hardcore; supporre contiguità tra questi due stili musicali, nel periodo di nascita e canonizzazione del genere qui trattato, è un’astrazione che, come vedete, non ha molte fondamenta storiche.