Lanciati dal primo volume della “Metal Massacre”, i Metallica attirarono ben presto l’attenzione del piccolo giro di affezionati che stava nascendo, grazie a live shows energici e travolgenti, nei quali, alle poche canzoni proprie, venivano alternate cover di grandi classici NWOBHM, certo poco fedeli sul piano esecutivo, ma sicuramente trascinanti e di grande impatto nella loro rozza e burbera rivisitazione. Della prima formazione è doveroso ricordare la presenza di Dave Mustaine alla chitarra e di Ron McGovney al basso; del primo è a tutti nota la carriera successiva con i Megadeth, mentre non tutti ricorderanno i Phantasm di McGovney, messi in piedi assieme a Katon W. DePena (Hirax) nella seconda metà degli Eighties. Bisogna però attendere il 1983 per un’uscita discografica dei Metallica; di quest’anno è “Kill ‘em All”, un album di puro heavy metal portato all’eccesso, con chitarre-rasoi, assoli laceranti e “stop and go” ricorrenti. Proprio legata al titolo dell’album vi è una curiosità che merita di essere ricordata: inizialmente il full-length si sarebbe dovuto chiamare “Metal up Your Ass”, idea che non andò troppo a genio ai distributori, che si rifiutarono di far uscire un Lp con un titolo del genere; fu così che Lars e James optarono per il titolo “Kill ‘em All”, frase riferita proprio ai vari responsabili dell’industria discografica statunitense.
Grazie ad un tour europeo di supporto ai Venom (Febbraio 1984), che tocca anche l’Italia, il nome della band circola sempre più in un’Europa nella quale l’NWOBHM cominciava pian piano a perire di morte naturale, dopo aver eruttato almeno una sessantina di band di altissimo livello destinate ad entrare nella storia, dagli Angelwitch ai Witchfynde. A breve giunge sulle nostre coste anche il termine “thrash metal”, e allora ecco che tutto ciò che non è più “Denim and Leather”, come insegnato da Saxon e soci, diventa thrash, senza troppe distinzioni. Qualcuno arriva persino a definire thrash i Metal Church del demo “Four Hymns”, di “The Brave” (su “Metal Massacre V”, 1984) e del debutto omonimo, semplice incattivimento di un sound abbondantemente devoto ai vari “Stained Class”, “British Steel”, etc... Con “Kill ‘em All”, “Show no Mercy” (Slayer) e “Fistful of Metal” (Anthrax) gli States si apprestano a lanciare le loro nuove leve in tutto il mondo, sostituendo di fatto le vecchie glorie inglesi, non più in grado di ripetersi e di mantenere un alto livello qualitativo con le nuove uscite. Ma se gli album in questione, ancora acerbi e inscindibilmente legati all’HM tradizionale, rappresentano solamente un piccolo tassello di quel percorso graduale che porta dalla NWOBHM al thrash, inteso come genere dai canoni precisi, bisogna riconoscere il grande passo in avanti compiuto nel 1984 e nel 1985, annate di grandi releases che vedono tornare subito i Metallica, con un album più maturo e personale quale “Ride the Lightning” e gli Anthrax con un più consistente e originale “Spreading the Disease”. Sempre nel 1985 (con grande ritardo, dato che le registrazioni risalivano ad oltre un anno prima) ecco approdare finalmente all’uscita su vinile anche gli Exodus, band creata nel 1981 da Tom Hunting e Kirk Hammett, che prese poi il posto di Mustaine nei Metallica, e che reclutò al microfono l’indimenticabile e compianto Paul Baloff (deceduto il 31 Gennaio 2002 dopo essere entrato in coma irreversibile). “Bonded by Blood” (che inizialmente si sarebbe dovuto intitolare “A Lesson in Violence”) è l’album con cui gli Exodus iniziano il proprio violento e feroce attacco sonoro, un lavoro che è unanimemente considerato come il manifesto del Thrash Metal statunitense. Anche gli Exodus sbarcarono presto in Europa, pure loro di supporto ai Venom, facendo il primo concerto europeo proprio in Italia, precisamente a Roma nel 1985, nel corso di un tour che toccò anche Milano e Firenze. Parlando degli Exodus, è incorretto ritenerli successivi ai Metallica o addirittura, com’è stato più volte fatto, chiamarli i “Metallica Jr.”; benché l’album di debutto uscì due anni dopo “Kill ‘em All”, a San Francisco i primi erano al tempo ben più quotati dei secondi, ai quali toccò infatti aprire la serata assieme del 29 novembre 1982 al “The Old Waldorf”, show che venne registrato, seppur in maniera casereccia, e che vide la prima esibizione della band con Dave Mustaine alla chitarra.
E’ dunque verso la metà degli Eighties che il thrash incomincia a prendere forma e a brillare di luce propria; si fa standardizzato e incomincia mostrare segni di più netto distacco dall’heavy metal tradizionale. Pian piano diventa un genere a sé stante, e soprattutto in netta contrapposizione con gli altri fenomeni da business del rock americano, glam in testa; l’HM tout-court, bistrattato e ormai attenzione di pochi soltanto, si accantona in disparte in un angolo, lasciando che thrash e glam si affermino come due coalizioni ben distinte e opposte in tutto e per tutto, dalla musica, all’immagine e all’attitudine, con conseguenze prevedibili quali furiose risse e violenti pestaggi, in cui puntualmente erano i glamsters a ritrovarsi con qualche occhio nero e qualche costola fratturata. Allora si poteva essere solo o da una parte o dall’altra, le vie di mezzo non importavano a nessuno: thrash e glam erano più che una musica, erano due stili di vita.