Se finora abbiamo parlato perlopiù della scena statunitense, non crediate che in quegli anni l’Europa restò a guardare. Dopo un primo periodo di crisi, dovuto alla morte naturale del movimento NWOBHM, il Vecchio Continente non rimase certo con le mani in mano e lanciò sulla scena la celeberrima triade tedesca Sodom/Kreator/Destruction. Le tre band, pur con le dovute differenze di stile e personalità, segnavano indubbiamente un modo ancora diverso di intendere il thrash metal, caratterizzato da una rozzezza maniacale e da una violenza gratuita spesso ancora superiore a quella degli Exodus di “Bonded by Blood”. Le melodie dei Metallica o dei primi Testament, nel thrash tedesco sono completamente assenti, e lasciano spazio ad una velocità indubbiamente superiore e assurda, al limite delle possibilità umane. Il thrash tedesco, che al contrario di quanto si è spesso sostenuto non è affatto una scopiazzatura della proposta musicale statunitense, trova le proprie maggiori influenze in band quali Venom e Motorhead. E’ nei primi mesi del 1980 che nacquero i Sodom di Tom Angelripper (vero nome Tomas Such), mentre all’incirca al 1983 va fatta risalire la nascita di Kreator e Destruction. Quando ancora nei Metallica erano forti e evidenti gli spunti NWOBHM, i Sodom già si spingevano su terreni più brutali e malsani, con canzoni veloci come non mai, una voce più truce e atona di quella dei Venom e una dose gratuita di violenza sonora incredibile; è infatti del 1983 il primo demo “Witching Metal”, seguito di poco dal secondo “Victims of Death” (stampati poi insieme come “Victims of Death”), contenenti episodi eccellenti quali “Witching Metal” (poi sull’EP “In the Sign of Evil” del 1984) o la veloce “Let’s Fight in the Darkness of Hell”. Vera piccola gemma della discografia dei Sodom, soprattutto se si ricorda l’anno di uscita, è il già citato EP “In the Sign of Evil”, contenente classici di sempre quali “Blasphemer” e “Outbreak of Evil”; produzione pessima, al contrario di quella indubbiamente più patinata dei gruppi statunitensi, tecnica scadente del chitarrista Grave Violator (alias Pepi Dominic), batteria serrata e ossessionante di Witchunter (Christian Dudeck) ed ecco confezionato un lavoro senza pari che nel 1984 non ha rivali in brutalità ed efferatezza.
Sempre allo stesso anno va fatta risalire la prima uscita auto-prodotta dei Destruction, il demo “Bestial Invasion of Hell”, registrato con un 16 tracce a Friburgo e costato un occhio della testa a Schmier e soci, che al tempo ancora erano giovani studenti squattrinati. Devono attendere però ben poco i Destruction per approdare alla prima release con una vera label; presto infatti il demo “Bestial Invasion of Hell” arriva nella mani della tedesca SPV, che prende sotto braccio il promettente trio e pubblica il primo EP nello stesso 1984, il famoso “Sentence of Death”: sei tracce per un totale di diciannove minuti di violenza, rabbia e ferocia. Più tardivi, ma senz’altro più famosi oggi, sono i Kreator, terzo gruppo della cosiddetta “triade tedesca”, nati ad Essen nel 1983, autori di due demo (“Blitzkrieg” ed “End of the World”, contenente classici quali “Bonebreaker” e Tormentor”), e pervenuti all’uscita su vinile nel 1985 con “Endless Pain”, lanciato dalla già allora autorevole tedesca Noise Records. Rispetto a Sodom e Destruction, i Kreator seppero presto evolversi verso un sound più tecnico, creativo e personale, sfornando negli anni dal 1986 al 1989 tre capolavori di immani proporzioni, vale a dire “Pleasure to Kill” (1986), “Terribile Certainty” (1987) e “Extreme Aggression” (1989).
Dalla Germania però emersero negli anni Ottanta innumerevoli altre band di grande spessore artistico, che spesso non raggiunsero la fama e lo status di “cult-band” come accadde per le tre band di cui abbiamo sinora parlato; il caso più eclatante riguarda senza dubbio gli Holy Moses, band di puro thrash figlio dei Venom, sulla scia di Sodom e Destruction, capitanata dalla bella Sabina Classen. Nati nel 1980, gli Holy Moses giunsero tardivamente al debutto discografico, avvenuto con “Queen of Siam” solo nel 1986, ma ebbero un ruolo di prim’ordine nella creazione del sound tipicamente tedesco, grazie anche alla voce brutale e vigorosa di una Sabina ancor più violenta dei suoi colleghi maschi. Oltre all’esordio, è doveroso segnalare gli ottimi “Finished with the Dogs” (1987) e “The New Machine of Liechtestein” (1989), mentre sono di indubbio valore storico i tre demo “Satan’s Angel” (’81), “Walpurgisnight” (’84) e “The Bitch” (’85). Gli Holy Moses, in patria considerati quasi degli eroi, ebbero ben poca fortuna al di fuori dei confini nazionali, anche perché appoggiati da una Aaarrg Records che non disponeva certo dei mezzi finanziari di una Noise (Kreator) o di una Steamhammer/SPV (Sodom e Destruction), pur essendo distribuita da quest'ultima.
Nella seconda metà dei prolifici Eighties, uscirono dalla Germania altre grandi band, purtroppo snobbate dal pubblico internazionale che seguiva con più vivo interesse le uscite d’Oltreoceano: è il caso degli Exumer e dei loro due cult albums “Possessed by Fire” (1986) e “Rising from the Sea” (1987), editi dalla Desaster Records, degli Iron Angel, il cui primo album (“Hellish Crossfire”, 1985) resta un piccolo capolavoro dello speed/thrash, dei Living Death, che dall’heavy/speed grezzo e rozzo del bellissimo “Vengeance of Hell” (1984) passarono pian piano al più puro thrash scodellando poi una gemma quale “Protected from Reality” (1987), o dei Vendetta di “Go and Live… stay and Die!” (1987) e “Brain Damage” (1989). Un discorso a parte lo meritano i Tankard, grandissima thrash band tedesca che venne sempre liquidata malamente dalla critica per via dei propri testi demenziali e dell’immagine birraiola sulla quale hanno costruito la loro fama; ma la storia dei Tankard proprio poco ha da invidare a quella delle più grandi thrash band, dato che la nascita del quartetto va fatta risalire all’aprile del 1982, quando ancora il singer Andreas “Gerre” Geremia aveva una quindicina d’anni. Ascolti obbligati per conoscere I Tankard sono “Zombie Attack”, “Chemical Invasion”, “The Morning After” e “The Meaning of Life”. Dal chaotical/speed/thrash metal degli indimenticabili Assassin di Robert Gonnella, agli ottimi Paradox, la scena thrash tedesca, per quanto snobbata dal da una larga fetta di metalheads, seppe essere una fucina di band qualitativamente a livelli eccellenti, sia per personalità che per genialità, e resta ancora oggi, ad oltre un decennio di distanza, un punto di riferimento imprescindibile per i thrashers d.o.c. che si rispettino.