Annihilator: Not dead yet

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Entrati nell’olimpo del metal con tre album del calibro di Alice in Hell, Never Neverland e Set the World on Fire, gli Annihilator sono stati una delle bands più influenti in ambito technical thrash per le generazioni a venire; alla fine degli anni ’80 altre bands di riferimento del genere sembravano non poter tenere il loro passo. Lo stesso Jeff Waters, masterimind (lui la definisce proprio una one man band) della formazione, è da sempre considerato come uno dei migliori chitarristi metal in circolazione. Poi con Refresh the Demon nel ‘96 è iniziata una inarrestabile discesa, dove la qualità e creatività sembravano del tutto perse. Fino all’omonimo Annihilator del 2010, con il quale finalmente Jeff sembra aver ricominciato a mettere insieme i pezzi. A tre anni di distanza arriva Feast, che personalmente ho trovato piacevole, mentre Gianluca è ancora lì che si gratta l’orticaria che gli ha fatto venire. Ne parlo con un Jeff in preda ad un irrefrenabile attacco di starnuti, con il viso tutto rosso per l’allergia al polline che lo perseguita. E l’estate milanese non aiuta di certo. A parte questo, da quando gli ho detto che lo trovo in forma smagliante per i suoi 46 anni sfoggia un sorriso Durbans…

Parlaci un po’ del nuovo album…
Ci son voluti tre anni da Annihilator, ma siamo stati molto impegnati: due tour in Sud America più quasi cinquanta date in Europa; io ho anche uno studio di registrazione ed ho avuto da fare con la produzione di altri gruppi. Abbiamo suonato dappertutto, rilassandoci e prendendoci il nostro tempo. A Dicembre del 2012 abbiamo firmato un nuovo contratto e a Gennaio di quest’anno ci siamo messi a comporre. Negli ultimi albums c’erano parecchie parti strumentali melodiche e ballads, erano piuttosto commerciali come impostazione. Mentre nei primi lavori eravamo soliti alternare parti veloci da headbanging a parti melodiche, intro metal un po’ Manowar e ballads. Annihilator si ricollegava stilisticamente al passato, Feast è più aggressivo, anche se ci sono un paio di pezzi melodici. Ho scritto io i testi, infatti c’è una sola ballad; per un singer è veramente difficile cantare una ballad scritta da un altro, fa fatica a “sentirla”. Ho di nuovo suonato il basso in studio per l’album, anche se in realtà io butto giù un po’ tutto, mi chiudo nel mio studio e scrivo anche le parti di batteria, oltre ai testi. Poi vado dagli altri musicisti e gli dico: “hey, questa è la tua parte”. Ammetto che è quasi una one man band.
Dave Padden è l’unico membro stabile da oltre dieci anni. Qual è il suo segreto?
Il segreto per andare d’accordo è che abitiamo in posti molto distanti e ci incontriamo solo per suonare. Lui arriva tutto gasato ed io sono contento; poi ciascuno di nuovo a casa propria. Personalmente trovo una buona cosa non vedersi troppo spesso, avere ciascuno i propri spazi.
Curiosità personale: in un momento di grande notorietà e successo, con un contratto forte come Roadrunner, a cosa fu dovuto l'enorme cambio stilistico di Set the World on Fire, di indubbia qualità ma molto più leggero e commerciale dei due precedenti dischi?
Io lo definirei più heavy metal. Non so qui in Italia ma in Canada e in America nel ’93 con l’avvento del grunge le case discografiche stavano licenziando tutte le bands metal, così ho cercato di allargarmi a generi meno estremi del thrash ed in quell’album trovi qualcosa di pop, rock ‘n roll, hard rock… E’ strano, a seconda del posto in cui vai ti diranno che il miglior album degli Annihilator è Alice in Hell, Never Neverland o, come in Sud America, Set the World on Fire.
Il nuovo album esce per UDR Records, dopo Earache, Roadrunner, AFM, SPV, Music for Nations... tanti cambiamenti quanti quelli di lineup! Come mai il deal con Earache è già terminato, dopo un solo disco? E come avete instaurato i rapporti con UDR?
Come ti dicevo, a me piace essere coinvolto in ogni aspetto della mia musica, dalla composizione alla produzione e commercializzazione. Questo perché in genere affidare troppe cose ad un altro è sempre un rischio nel music business, prima o poi potrebbe fregarti . Per lo stesso motivo prediligo contratti brevi. Il che ha anche un lato negativo, perché una label, sapendo che resterai con lei solo per un paio di album, in genere spende meno soldi per te e si impegna meno nella promozione.
La UDR ha cercato di spingerci al massimo, li conosco e so che posso fidarmi di loro. Sono tutti ragazzi che lavorano anche con grandi bands e major. Un contratto breve, inoltre, ti garantisce una libertà che grossi nomi come gli Slayer non possono avere.
Dire Annihilator è dire Jeff Waters: sei rispettato come uno dei migliori chitarristi metal, eppure gli Annihilator non sono mai riusciti a spiccare il salto definitivo, non arrivando mai ai livelli di altre band di riferimento del genere, che a fine anni '80 sembravano non poter tenere il vostro passo, anche alla luce di due dischi monumentali come Alice in Hell o Never Neverland. Quali sono le maggiori motivazioni a tuo avviso?
Abbiamo avuto un grande successo fino al ’97. Poi dal ’97 al 2007, per ben dieci anni le cose sono precipitate, ci siamo praticamente fermati ed io ho fatto altri lavori, come scrivere brani per altri o produrre i dischi di altri gruppi nel mio studio. Ho lavorato duramente per tenere gli Annihilator vivi e, quando nel 2009 è arrivato un nuovo contratto, sono rimasto davvero stupito. Gli anni ’90 sono stati un periodo terribile per il metal. Con l’avvento del grunge le etichette volevano solo bands di quel tipo e licenziavano quelle metal. Era anche difficile suonare. Solo pochissimi nomi ne sono usciti indenni. Nel ’98 ho visto suonare gli Slayer nei club qui in Nord America. Per bands come noi, Testament, Exodus, Overkill è stato un periodo molto deprimente. Probabilmente anche la qualità dei nostri lavori ha risentito di questo stress.
So che sei molto fiero del tuo paese…
Ogni governo ha i suoi difetti, ma una grande cosa del Canada è l’assistenza sanitaria aperta a tutti, non c’è paragone con gli USA. Poi abbiamo un territorio vastissimo e in proporzione poco popolato, quindi c’è un sacco di spazio, di acqua, di alberi. La scena metal ha dato i natali a nomi come Voivod, Rush o Dewin Townsed, che rappresentano il mix di cultura europea ed americana del Canada. Abbiamo anche South Park! I creatori sono dei geni, la loro satira del sistema americano è veramente tagliente. Rispetto agli USA in proporzione qui ci sono più armi, perché siamo di meno, eppure non è per nulla frequente morire per arma da fuoco. Non c’è tutta questa aggressività e paranoia diffusa. E la classica immagine della neve e degli orsi non è del tutto reale, ci sono delle parti dove d’estate si arriva a 40 gradi, come dove vivo io.
Intervista a cura di Laura Archini

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 11 set 2013 alle 17:30

Ok che non tutti possono avere la necrofascistite acuta, ma l'allergia al polline è ben poco metal...