Addiction Crew (Alex: guitars/Marta: vocals)

Vorrei iniziasse con una presentazione di “Lethal”, il vostro nuovo bellissimo lavoro.
ALEX G: “Grazie innanzitutto. “Lethal” è un album in cui abbiamo voluto guardare avanti, può sembrare un controsenso ma riarrangiando le sonorità del nostro passato e miscelandole abbiamo trovato una certa evoluzione. Ha diverse sfumature ma è decisamente diverso e più aggressivo del suo predecessore, più maturo musicalmente. Volevamo essere liberi di mostrare ancora il nostro lato più metal e ho cercato di valorizzare molto le chitarre, Marta ha avuto più spazio per esprimersi con la voce e il drumming di Luca credo sia una delle cose che rende la struttura solida. Naturalmente i pezzi sono il riflesso di ciò che abbiamo vissuto in questi ultimi due anni, diciamo dopo il tour di “Break In Life”, le pressioni da parte di Earache che si aspettava vendessimo duecentomila copie senza che loro si sbattessero più di tanto per promuovere l’album, fino ad arrivare ai problemi interni alla band e le nostre vite personali. Non è stato un bel periodo sicuramente, ma ci ha portato a poter esprimere la nostra energia, o rabbia se preferisci, in maniera più diretta, infatti “Lethal” è decisamente uno degli album più heavy che abbiamo realizzato. Pezzi come “Along The Way”, “Shove” oppure “The Reason You Can’t Sleep” rappresentano perfettamente l’aggressività di cui parlo, lasciando però spazio anche a sonorità di diversa atmosfera come “Target” o “Make A Sense”.”
MARTA: “Perfettamente d’accordo con Alex. “Lethal” è al tempo stesso più aggressivo e di maggiore impatto emotivo rispetto agli album precedenti. Abbiamo scelto le 12 tracce che lo compongono tra decine di demo registrati in due anni di lavoro e sperimentazione, trovando un sound che ci caratterizza ma uno stile variegato, che rispecchia la nostra maturazione come individui e come musicisti.”

Ho definito il disco come “l’acme di oltre una decade di ricerca sonora e sperimentazione, il capolavoro irripetibile, dopo il quale si può solo smettere e appendere gli strumenti al chiodo” . Ora a parte la cosa dell’appendere gli strumenti al chiodo, credete anche voi che questo sia il miglior disco degli Addiction Crew?
ALEX G: “Descrizione forte ma molto bella me la ricorderò. La qualità dei pezzi e degli arrangiamenti è probabilmente superiore a quanto abbiamo fatto in passato, penso sia una normale conseguenza della crescita e dell’esperienza negli anni. E’ sicuramente il nostro album migliore dal punto di vista del suono e della produzione, in questo senso ne sono davvero soddisfatto perché è esattamente come lo volevamo, potente e cristallino. Comunque sono convinto che ogni album abbia il potere di legare a sé i sentimenti e i ricordi del periodo in cui esce, per cui non è strano trovare persone che apprezzano di più vecchi dischi magari oggettivamente suonati e composti peggio ma a cui legano sensazioni piacevoli, questo è la musica d’altronde.”
MARTA: “Eh, si, sarà sicuramente “irripetibile”: se c’è una critica che ci fanno di continuo è quella di cambiare sempre album dopo album (anche se a mio avviso è un grande complimento). Grazie per la tua definizione, io credo che Alex abbia fatto un ottimo lavoro come produttore e che i pezzi ci siano, anzi, è quasi difficile individuare un solo singolo, perché diverse canzoni si posizionano più o meno allo stesso livello.
Per quanto riguarda me, ho potuto esprimermi parecchio sia nella composizione che nell’interpretazione e ho ricercato un mio modo personale di cantare, distante dalle voci gotiche tipiche del metal al femminile e più vicino alle mie radici hard-rock, soul e blues.
Ritengo che il connubio tra questo tipo di voce e un sound così tosto sia davvero interessante e intrigante.”

Ciò che secondo me rende speciale il disco è la perfetta sincronia di tutte le sue componenti, la sua varietà, il perfetto mix di melodia e potenza. Sembrano lontani i tempi del pur validissimo “Just To Hurt”, dove una certa irruenza giovanile sembrava prendere il sopravvento. Ti va di descrivere la vostra evoluzione raccontata attraverso i vostri dischi?
ALEX G: “Lethal” comprende alcuni elementi di ogni nostro precedente album, specialmente da “Doubt The Dosage” direi, e quindi racchiude in un certo senso il percorso fatto in questi dieci anni. Volevo che le chitarre tornassero in primo piano più cattive cha mai ma in un contesto variegato e melodico. Rappresenta ciò che siamo diventati come musicisti ma anche come persone, non abbiamo avuto vita facile e abbiamo sempre lottato per ogni nostro traguardo.
Andando a ritroso considero “Break In Life” come un periodo di sperimentazione in cui gli orizzonti dovevano per forza espandersi altrimenti saremmo diventati ripetitivi. E’ stato un album discusso, promosso male da Earache e forse anche mal interpretato da alcuni, ma ci ha portato comunque la notorietà in tutto il mondo.
“Doubt The Dosage” era sicuramente un disco azzeccato per il 2001, diventò subito un cult grazie alle sue sonorità. Il tour andò alla grande. Non pensavamo troppo a quello che facevamo eravamo molto istintivi ed è sicuramente stato il periodo più spericolato della nostra carriera, almeno fino ad ora, vivevamo in un certo tipo di chaos in cui alcol e ragazze avevano molta influenza.
“Just To Hurt” è quello che abbiamo sempre considerato come un demo ma in realtà è stato un dischetto importante per un certo tipo di scena. Poco tempo fa durante un intervista inglese il tipo mi ha fatto notare che con tutta probabilità nel 1997 in Europa, “Just To Hurt” è stato il primo album crossover moderno, nu-metal o come cavolo lo vogliam chiamare. Non so se sia vero ma di sicuro qui in Italia siamo stati i primi a suonare con quella accordatura che poco dopo hanno preso ad usare quasi tutti. Poco prima di iniziare a scrivere quei pezzi ero a Los Angeles e rimasi affascinato da bands che qui erano ancora sconosciute o poco più, come Snot, Korn, Nothingface, e quindi presi spunto. Altri tempi.”

Il crossover/nu metal, che dir si voglia, non attraversa un buon momento, stante anche la stanca dei gruppi di punta da cui tutto è partito. Forse perché, secondo me, la contaminazione musicale non fa più notizia come poteva farla a metà degli anni ’90. Opinioni a riguardo?
ALEX G: “A dire il vero sono termini che mi hanno stancato così tanto che faccio fatica a sentirli ancora. Sono d’accordo con te e inoltre è stato un fenomeno così grande che ha fatto il giro, ora si trova ad affrontare un senso di avversità da un certo tipo di pubblico. Ma d’altro canto non credo che “Lethal” si possa definire un disco crossover/nu-metal così come la gente lo intende. E’ un disco con svariate influenze ma non ha molto a che fare con i cliché di quel genere. Lo definirei più come metal moderno al limite. Un pezzo come “Along The Way” ricorda forse più i Fear Factory che i Deftones.
Quanto al passato io non ho mai considerato lucidamente il fattore nu-metal, mi spiego, quando ho scritto i pezzi di “Just To Hurt” nessuno sapeva ancora definire quel genere e a me non me ne fregava niente di definirlo, per me era metal e basta, all’avanguardia magari.”

Si è sempre parlato di quando Alex stava per entrare nei Sepultura. Ricordo ancora i giudizi positivi di Andreas Kisser e Igor Cavalera. Tuttavia quello che non ho mai capito è se ci sia mai stata l’effettiva possibilità di vedere Alex come frontman dei Sepultura. Insomma come sono andate realmente le cose?
ALEX G: “Nooo a chi importa ancora di sta cosa? Te la faccio breve, ciò che conta di questa storia è che ho avuto l’immensa soddisfazione di sentire la mia voce sulla musica di quella che era una delle bands più influenti e talentuose della scena metal mondiale degli anni 90, e soprattutto l’aver trovato un amico e collaboratore in Igor, che poi ha suonato con noi in “Doubt The Dosage”. Il resto della storia è solo che ho fatto un audizione in studio e anche se la mia roba è piaciuta hanno preso Derrick, tutto qui, i se e i ma non contano.
Derrick è un tipo simpatico e anche in gamba, ma sono entusiasta che Igor e Max siano tornati a suonare insieme nei Cavalera Conspiracy, è un bell’ album e poi due fratelli non possono stare separati, loro specialmente sono nati per sfondarci i timpani insieme ed è quello che succederà! Semmai mi dispiace che Igor non mi abbia chiamato come chitarra ma direi che con Marc Rizzo vanno alla grande.”

Tra le altre cose ho letto in giro per il web che Alex avrebbe inventato una nuova tecnica chitarristica chiamata “Cutting”. Di che si tratta?
ALEX G: “Cutting è un nomignolo che ho affibbiato a questa specie di tecnica che non uso spesso, la si sente in “Crack File” (da “Break In Life”) e in “Dust In The Tunnel” (da “Doubt The Dosage”). In pratica durante alcuni riffs che hanno passaggi in hammer-on e pull-off, inserisco delle note graffiando le corde basse tenendo il plettro di taglio, a seconda di dove “tagli” puoi alzare o abbassare la tonalità. L’effetto è piuttosto noisy e lo si può fare solo usando suoni ad alto gain. A parte questo rovina i plettri molto velocemente. Qualche anno fa feci un intervista per Guitar Club ma si parlò molto di “Break In Life” e poco di questo, magari più avanti metterò qualche video su youtube a riguardo.”

La scelta di affidare le parti vocali unicamente a Marta, laddove in passato le divideva con Yuri Bianchi, a cosa è dovuta?
ALEX G: “Al fatto che cantando sia Marta (melodico), che Yuri (screamo), che io (melodico), a volte il risultato era saturo e poco arioso. Yuri è un buon screamer, quello è ciò che sa fare, ma nel momento in cui era necessario dare spazio a Marta per avere più espressività e aria nei pezzi lui non è riuscito ad adattarsi, o meglio credeva di si ma all’improvviso ha realizzato che avrebbe preferito fare altro. Io al contrario in questo periodo meno canto, meglio sto, sono in fase di riscoperta dello strumento e voglio godermela.”
MARTA: “Abbiamo sperimentato diversi modi di intrecciare le tre voci fin da Break in Life e durante tutto il primo anno dei lavori in corso per Lethal, poi Yuri ha deciso di prendere un’altra strada.
Di conseguenza abbiamo dato più spazio alla mia voce e alle chitarre e abbiamo trovato un nuovo equilibrio, che ci permette tra l’altro di differenziare maggiormente i pezzi tra loro, basti ascoltare “The Reason You Can’t Sleep” e “Hangin In The Air”.”

B]I membri della band sono una vera “crew”, nel senso che uscite insieme, vi vedete anche al di fuori della band, o comunque siete indipendenti nelle amicizie e frequentazioni? Insomma c’è vera amicizia? Capita mai di avere scazzi tra di voi?[/B]
ALEX G: “Siamo molto amici e conoscendoci da così tanti anni ormai abbiamo ben chiari i pregi e i difetti di ognuno. Chiaramente ci vediamo anche al fuori della band ma come puoi immaginare, ci siamo visti a sufficienza per concederci anche frequentazioni separate. Poi gli scazzi capitano anche nella migliore delle famiglie, non so se mi spiego, l’importante è cercare di risolverli in maniera costruttiva.”
MARTA : “Crew” è una parola che rende l’idea, no? E non si limita ai soli membri della band. La Crew è composta da amici, da gente che viene e che va anche impegnata in altri progetti, da collaboratori e da collaborazioni. Gli scazzi sono un must, ed è cosi che deve essere se si vuole evolvere.”

Come mai il passaggio di etichetta dalla Earache alla Aural Music/SPV? Insoddisfazione verso l’etichetta inglese? Migliore offerta dell’etichetta italiana?
ALEX G: “Non è un segreto che non fossimo affatto soddisfatti del lavoro di Earache, e non eravamo certo gli unici. Quando abbiamo firmato con loro si creò un certo interesse su di noi e anche una major americana li contattò per sapere del nostro album, forse anche per questo avevano troppe aspettative. Da subito secondo noi ci fu un approccio di marketing sbagliato nella promozione di “Break In Life” e poi dopo solo una ventina di interviste, il resto della promozione venne cancellato perché la loro press manager si licenziò e ci vollero più di sei mesi per assumerne un’altra. Anche dal punto di vista dei tour erano poco efficaci. Nonostante questo “Break In Life” è comunque arrivato in cima a diverse charts europee tra cui MTV Spagna, TMF in Netherland e in Giappone addirittura abbiamo tenuto un primo posto nella bestsellers chart di HMV per alcuni mesi. La persona che è sempre stata pronta a sforzi e sacrifici per incrementare la situazione era il nostro manager Emiliano Lanzoni, dopo aver chiuso con Earache ha trattato per qualche mese con alcune labels straniere ma abbiamo deciso che la situazione migliore e più gestibile era semplicemente lavorare con la sua label, Aural Music.”
MARTA: “E poi la Aural Music è anche consapevole dei mutamenti in corso nel music business e sta precorrendo i tempi, puntando per esempio su una accorta distribuzione digitale, cosa che a noi interessa molto.”

Avete già pianificato il tour? Suonerete anche all’estero?
ALEX G: “Fortunatamente nella prima settimana di vendite “Lethal” è già arrivato al numero 9 della bestsellers chart di Tower Records in Giappone per cui in teoria non vediamo l’ora di andare in tour lì. Abbiamo piani per l’Inghilterra e vorremmo tornare anche in Germania e Austria ma non ti nascondo che al momento abbiamo una situazione un po’ complessa da gestire. Abbiamo tutti dei progetti paralleli che in questo momento ci impegnano abbastanza, io lavoro come produttore e inoltre sto mettendo su qualcosa di interessante con alcuni amici a Los Angeles ma di questo parlerò più avanti se le cose andranno bene. Marta ha una sua band con cui probabilmente porterà in giro materiale suo ma anche qualcosa Addiction Crew riarrangiato e Luca e Maxx suonano anche con i nostri amici Idols Are Dead.”
MARTA: “A parte i vari progetti paralleli c’è anche da dire che il disco è uscito solo da pochi giorni e in tutto il mondo, per cui ci prenderemo un po’ di tempo per avere un primo riscontro da diverse nazioni e pianificare di conseguenza il tour. Avrete presto nostre news.”

Una band con cui condividere il palco e i 5 dischi da avere assolutamente.
ALEX G: “Una band con cui dividere il palco? Potrei dirtene decine… Metallica, Korn, Mudvayne, Rob Zombie, NIN, devo continuare? I 5 dischi da avere direi: Master Of Puppets naturalmente, Roots dei Sepultura, Follow The Leader dei Korn, Songs Of Faith and Devotion dei Depeche Mode e un best of dei Tears For Fears. Ma ce ne sono molti altri non meno importanti secondo me e di svariati generi.”
MARTA: “Quest’anno approfitterei senza dubbio della reunion dei Police, una vera occasione!
Guns n Roses “Use your Illusion I & II”; Metallica “Black Album”; Zakk Wylde “Book of Shadows”; Temple of the Dog, Sevendust “Animosity”.”

Avete già pronte nuove composizioni o idee da sviluppare? In che direzione mi muoverete?
ALEX G: “No in questo momento stiamo promuovendo “Lethal” e non c’è stato tempo per comporre nuovo materiale, come ti dicevo poi lavorando anche ad altri progetti credo sia meglio lasciare che il tempo ci guidi verso la prossima evoluzione del nostro suono in modo naturale. Ho smesso da un pezzo di fare musica sperando di fare contento qualcuno, voglio dire, faccio le cose per la mia soddisfazione in primo luogo, tanto qualsiasi cosa si faccia piovono sempre una miriade di critiche anche da gente che non distinguerebbe i Fear Factory dai Guano Apes, se pensano di essere così bravi da criticare sempre con tanta leggerezza perché non fanno loro qualcosa di meglio?”
MARTA : “Al momento sto collaborando alla stesura di pezzi per altre band (tra cui The Fire per esempio) e sto lavorando ad alcune bonus tracks in spagnolo e francese.
Poi vedremo che cosa salterà fuori di nuovo per la nostra prossima creazione…intanto godetevi Lethal, ok?”

Un auspicio per il futuro.
ALEX G: “Ce ne sarebbero molti, seri e meno seri. Che lo stato detassi i CD in modo da abbassarne il prezzo, che la gente riprenda a comprarli, che gli internet providers riconoscano alle bands una percentuale dai contratti flat che fanno e con cui centinaia di migliaia di persone scaricano i nostri dischi gratis, almeno ci pago le bollette e una pizza. Qui in Italia la situazione è disastrosa, poi ci si lamenta se scienziati, ricercatori e artisti scappano all’estero.”
MARTA: “…e che sia i gestori che i clienti dei locali diano di nuovo importanza alla musica live, affinché sia possibile per tante band (e non solo per pochi eletti) suonare in condizioni decenti. Amen!”

Chiudete pure come volete.
ALEX G: “Un doveroso ringraziamento a chi ci ha supportato fin’ora, del resto preferisco che sia la musica a parlare.”
MARTA: “ Grazie ai fans che ci hanno seguito in questi anni; vi aspettiamo sul nostro sito e sulle nostre pagine di myspace.”
Intervista a cura di Luigi 'Gino' Schettino

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 12 lug 2012 alle 12:28

il disco è carino...ma definirlo "bellissimo" non sarà un po' esagerato?