Destination Paradise sembra quasi canzonare l’ascoltatore portandolo su note che sembrano assestarsi solamente verso la fine con gli ultimi due brani (Hero, Circle of Twilight), altalenando poi su brani alle volte poco incisivi (In Silence) o scritti con una logica tutta propria che sembra venire da una dimensione parallela opposta alla nostra in cui il caos è bello. In conclusione gli austriaci Desert Sin non hanno ancora deciso cosa fare da grandi nonostante la stoffa ci sia tutta.
Leggendario, ma preferisco Burn di gran lunga
Che dire delle una band capostipite che torna come di consueto sulla scena del crimine per dar sfoggio del proprio charme? A tre anni dal precedente full lenght, con RftI la band mostra i propri spunti di derivazione finnica (ultimi Nightwish) e di casa Kamelot. Nonostante un lieve calo d'originalità, tuttavia si rivela un album molto orecchiabile cui fa da punta una ballad in chiusura di eccelsa finezza.