Nascono a Isernia i
Breathin’ God, ma ben presto si trasferiscono in massa a Roma, dove, raggiunti nel frattempo da Filippo Palma, già vocalist dei più noti Lunarsea, incidono il primo demo, questo “Crossing the human mind”, e decidono di fare le cose in grande, affidandosi addirittura al guru del banco mixer Giuseppe Orlando. Ascoltando le quattro tracce del demo ovviamente non si può che notare l’ennesimo ottimo lavoro svolto dal buon Peppe nei suoi Outer Sound Studios, e per fortuna le cose positive non si fermano a quest’aspetto. La band ci sa fare, e anche se il genere proposto è ancora un po’ acerbo e incerto devo dire che il risultato finale non è niente male. Durante l’ascolto del demo si passa con disinvoltura da partiture più propriamente melodic death ad altre più moderne e vicine al metalcore tanto in voga in questo periodo, senza tralasciare i prezzemolini Trivium, soprattutto in fase solista. Naturalmente per apprezzare appieno quanto proposto dal sestetto dovete essere avvezzi a questo tipo di sonorità, altrimenti al secondo ritornello pulito ad opera di Alessio Szachowky potrebbe venirvi un attacco di orticaria. Se lo siete, quindi, apprezzerete soprattutto la naturalezza dei passaggi e dei cambi di atmosfera, e questo è sicuramente un punto a favore dei Breathin’ God. Fattore messo in evidenza sin dalla opener “This way”, e mantenuto per tutta la durata del cd, anche se in “Starting again” forse si è spinto un po’ troppo l’acceleratore sul lato melodico, ma immagino sia stata una scelta ben ponderata dalla band. Le cose tornano su livelli migliori nella conclusiva “Redemption”, dove l’influenza In Flames è più marcata che negli altri brani. Cosa aggiungere? Se siete giovani ed apprezzate gruppi come Killswitch Engage, i già citati Trivium, e più in generale le band di ultima generazione troverete sicuramente pane per i vostri denti in questo “Crossing the human mind”. Certo è che se se siete un po’ più attempati o legati alle vecchie sonorità difficilmente digerirete l’eccessiva melodia presente in questi quattro brani. Ciò non toglie che i Breathin’ God hanno le carte in regola per imporsi a livello nazionale, a maggior ragione considerando che questo è il loro demo di esordio. Unico consiglio: snellire un po’ i brani, a volte leggermente prolissi e ripetitivi…
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