Passo falso. Nonostante l’ottimo successo del debutto “The Godly Work of Art”, uscito quasi due anni fa per No Fashion Records, che ha permesso al quartetto scandinavo il passaggio ad una label ben più ricca e potente come la finnica Spinefarm, gli Arise non sono riusciti a ripetere la buona prova fornita in quella occasione, registrando un disco oltre che scontato (non sarebbe qui il male) anche molto monotono e banale, quasi inoffensivo e quando associamo questo aggettivo ad un thrash-death metal la cosa si fa molto grave.
Innanzitutto addossiamo gran parte della colpa ad una sciagurata produzione, plasticosissima tanto che sembra fatta con il Cakewalk, che toglie potenza a dei riff che sebbene non illuminati potrebbero fare la loro figura, anche se lo scandalo si raggiunge con il suono di batteria che oltre ad essere inoffensivo come detto prima risulta anche molto fastidioso ed irritante...purtroppo quando si registra agli StudioMega invece che ai Fredman o agli Abyss queste cose possono succedere.
In ogni caso è proprio il songwriting a difettare in questo “Kings of the Cloned Generation”, pesantemente ispirato al classico death/thrash metal di scuola Goteborg, che dopo un ascolto (se si riesce ad arrivare in fondo) ha già detto tutto quello che doveva e che non giustifica assolutamente la spesa di una ventina di euro.
Anche la copertina ad opera di Niklas Sundin appare sottotono rispetto ad altre volte, insomma stavolta agli Arise è andato tutto male: speriamo bene per la prossima volta, si sa che la Spinefarm non è una label che abbia tutta questa pazienza...
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