Heavy rock di alta fattura è quanto ci propone il super virtuoso della sei corde Lars Eric Mattsson, il quale prosegue la propria carriera da solista giunta oggi alla pubblicazione di questo Power Games.
8 tracce in cui l'abilità chitarristica dello svedese si mostra in tutti i suoi aspetti, da quello esecutivo (ineccepibile) a quello compositivo, quest ultimo niente di sconvolgente, anzi pure un po' monotono, ma comunque gradevole e apprezzabile. Fin dalla iniziale "Open The Gate" ci si trova davanti ad un musicista di tutto rispetto, nel quale la tecnica e la padronanza del proprio strumento sembra non avere confini, senza per questo limitarsi al solo uso virtuosistico della sei corde. Subito grande spazio viene riservato alla melodia e al feeling compositivo al quale partecipano tutti i musicisti che accompagnano Mattsson nella sua personale avventura.
Tra passaggi hard rock e aperture prog vengono proposte accelerazioni a tratti power caratterizzate da uno spiccato senso melodico, rimarcato dalla azzeccata voce del singer Lance King, dalla timbrica calda e allo stesso tempo graffiante al punto giusto.
La durata media dei singoli brani è abbastanza elevata, fino a toccare la punta massima di 17 minuti con il Guitar Concerto rappresentatati dalla traccia numero 07, episodio singolare il quale non mancherà di interessare i più accaniti fan della chitarra elettrica.
Per il resto, le canzoni vere e proprie non mancano di soddisfare l'ascoltatore per buon gusto e perizia di esecuzione, ma sinceramente non molto aggiungono alla fitta scena popolata da guitar heroes, più o meno degni di attenzione, che già molto hanno detto in questo campo.
Per fortuna il nome di Malmsteen almeno in questo disco non sembra emergere in maniera preponderante, e lo stile di Mattsson assume una propria personale connotazione, anche se ciò poco aggiunge di valore ad un disco sostanzialmente nella norma.
Solitamente ritengo che i dischi di chitarristi, strumentali e non, debbano avere una marcia in più per poter arrivare ad attirare l'attenzione dei non soli appassionati dello strumento e addetti ai lavori, anche se in pochi riescono solitamente a centrare tale obiettivo. Se non siete tra le categorie appena citate, Power Games di Mattsson non è il disco che fa per voi.
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