Quarto album per i belgi After All, che nel 2003 cercano di compiere il grande passo con un album decisamente più "metal" e retrò rispetto a quanto fatto sinora dal 1992 (anno della prima release, il 7" "Dusk"). Più spinto e thrashy, questo "Mercury Rising" si apre con "Beneath the Flesh", una song che mette in luce buone idee compositive, ma anche una produzione francamente non all'altezza, nonostante arrivi niente meno che dagli Spiderhouse Studios (Germania). Chitarre poco graffianti e molto caserecce, per un sound generale che spinge poco, e non certo come le canzoni richiederebbero. Le influenze che si fanno sentire in questo disco vanno dal thrash al power americano, passando per spunti settantiani, così come altri molto moderni ("Crave for More", per esempio), in un mix forse azzardato, ma in parte riuscito. Dalla lenta e cadenzata "Descending Pain" (un po' noiosetta) a "Rectify" sembra di passare da una band ad un'altra, tanto siamo lontani come scelte stilistiche e ritmi. Il livello delle canzoni oscilla, e devo dire che i picchi qualitativi si toccano quando la band preme maggiormente sull'acceleratore ("The Shadow Wall"); onestamente evitabili, invece, gli episodi più soft e placidi quali la già citati "Descending Pain". Capitolo a parte merita invece "Last Day of Winter", una song atipica anche in un contesto eccentrico quale l'intero "Mercury Rising": due minuti e mezzo di puro doom, forse un po' semplice, ma di grande effetto. Ad arricchire il tutto sono inclusi due videoclip, apprezzabili ma non certo eccezionali. Nel complesso si tratta di un lavoro curioso, ma non certo fuori dal comune, che potrà però piacere a più d'uno. Provate a dargli un ascolto.
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