Copertina 6

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2023
Durata:34 min.
Etichetta:Indipendent
Distribuzione:Indipendent

Tracklist

  1. BLOODBOUND
  2. PRISON GROUNDS
  3. ANPU
  4. GUARDIAN OF THE SCALES
  5. AFTER THE FLOOD
  6. DESTINY'S REVENGE
  7. LILLITH
  8. 1568
  9. INTO DARKNESS

Line up

  • Jan Versnick: bass
  • Tom Deblauwe: drums
  • John Mortelez: guitars (lead)
  • Bjorn Coysman: guitars (rhythm)
  • Tom Hugelier: vocals

Voto medio utenti

Gli Ironborn sono una heavy metal band belga formatasi nel 2014, e dopo aver dato alle stampe un omonimo EP nel 2017 e un singolo nel 2019, giungono nel 2023 al traguardo del primo full-length: “After The Flood”.

La line-up degli Ironborn vede tra le sue fila Jans Versnik (bass), Tom Deblauwe(drums), John Mortelez (lead guitars), Bjorn Coysman (rhythm guitars) e Tom Hugelier (vocals), tutti membri di altre formazioni dell’underground quali Eternal Breath, Darker it Gets, Explore, Sphinx, Sagaris, ecc.ecc.

Con il loro debut i belgi ci propongono un heavy metal dalle forti influenze hard rock, a cavallo tra la N.W.O.B.H.M., i Metallica del Black Album e altre celebri formazioni hard n’ heavy degli 80’s, un pizzico di thrash e qualche inserimento più pesante di derivazione “moderna”, sconfinante in liriche che alternano growl e clean vocals, richiamando alla memoria alcune soluzioni metalcore oggi tanto in voga.
Anche il lavoro di produzione – abbastanza valido – è improntato nella stessa direzione: a cavallo tra i classici che hanno fatto la storia dell’heavy e il metal odierno.
“After The Flood” è composto da 9 brani per un totale di 34 minuti, e scorre con grande facilità, senza intoppi, in assenza di tracce troppo complesse e privo di qualsivoglia ambizione innovativa; dove si alternano momenti più duri ad altri più melodici che raggiungono l’apice nella ballad “1568”.

Fin qui tutto bene, nessuno pretende necessariamente innovatività, anzi, talvolta è preferibile rimanere nel solco tracciato dai grandi della storia, reinterpretandolo a proprio uso e consumo, piuttosto che partorire uno scempio. Purtroppo però gli Ironborn non si limitano a rimanere ancorati alle radici dei loro generi di riferimento, ma divengono talmente derivativi da dare un alone di già sentito e di imitativo davvero un po’ troppo forte…vuoi in un momento che sembra di sentire gli Iron, in un altro i The four horsemen, i Megadeth, gli Anthrax di Belladonna, e così via.
L’anello più debole è Hugelier al microfono, il quale deve ancora trovare una propria identità risultando perlopiù eccessivamente stereotipato e un po’ fiacco in taluni frangenti; oltre al fatto che necessita di migliorare le sue tecniche canore, in particolar modo nelle parti più cadenzate e armoniche.
In ogni caso il debut album dei cinque belgi, come già accennato, scivola via che è un piacere, tra un ammiccamento ruffiano qua e uno là si lascia ascoltare, ha un piglio catchy che lo rende gradevole e inoltre traspare il cuore del gruppo. Ed io, dato che sono un romantico, una possibilità e un incoraggiamento agli Ironborn sono intenzionato a darli. Soprattutto visto e considerato che fino a pochissimo tempo fa erano una cover band.
Penso che tracce come “Bloodbound”, “After The Flood” e “Lilith” possano valere una corsa.
Recensione a cura di DiX88

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