Quattro anni sono parecchi tra un disco e l’altro, anche se inframmezzati da un live album… Gli Extrema, però, sono riusciti a farsi perdonare immettendo sul mercato un discone. Se il precedente “Set the world on fire” aveva riportato la band ad alti livelli dopo il mezzo passo falso di “Better mad than dead”, questo nuovo “Pound for pound” è sicuramente il disco della consacrazione per il quartetto meneghino. L’album suona fresco e potentissimo, vario al punto giusto, ma senza perdere di vista le proprie radici thrash. La produzione valorizza ogni singola nota suonata dai nostri, e mette in evidenza il superlativo lavoro svolto da Paolo Crimi alla batteria, che ormai non farà rimpiangere più a nessuno il buon Chris Dalla Pellegrina, anzi, risulterà decisamente più incisivo e convincente del suo illustre predecessore. Discorso a parte, invece, per il lavoro svolto da GL Perotti, mai come in questa occasione vario e ispirato, sempre in linea con il pezzo sul quale sta cantando. Insomma, i presupposti per un ottimo disco, come vedete, ci sono davvero tutti, e i nostri decidono di mettere in chiaro le cose fin dalla doppietta iniziale “Anymore”/“Selfishness” (la prima “Everlasting” è semplicemente un intro elettrico…). Si procede alla grande con “Fall down” e “The bad itself”, altri brani in cui i riffoni di Tommy la fanno da padrona, anche se uno dei pezzi migliori del disco è forse proprio “You make me sick”, introdotto addirittura da un banjo, prima che il basso funky di Mattia Bigi irrompa con violenza (nel brano appare anche Page Hamilton degli Helmet come ospite alla voce). E qui si capisce perfettamente quanto la tournee europea dello scorso anno in compagnia dei Death Angel abbia influenzato i nostri (ascoltate anche “Fat liars” per capire cosa intendo…). Già, perché se proprio devo fare un nome che aleggia più di altri in questo album è proprio quello dei filippini più famosi del mondo metal, e per gli Extrema non può che essere un complimento, in quanto non sto parlando di plagio, ma di semplici atmosfere che di tanto in tanto riportano alla mente i lavori di Cavestany e company, “Act III” in particolare. Ma sia ben chiaro, “Pound for pound” vive di vita propria, ha una sua anima, e finalmente permetterà agli Extrema di raccogliere quello che realmente meritano dopo più di vent’anni di sudore e sbattimenti sui palchi di tutta Italia e non solo. Penso di poter affermare senza problemi che gli Extrema, oggi come oggi, sono sicuramente la punta di diamante della scena metal nostrana, e forse uno dei pochi gruppi in grado di poter sfondare senza problemi in Europa. Tolte di mezzo quasi del tutto le influenze nu metal di qualche anno fa, ora lo stile dei nostri continua ad essere moderno ma è più radicato al thrash, e soprattutto è finalmente personale, e non più derivativo come poteva esserlo ai tempi di “The positive pressure (of injustice)” da un lato, o di “Better mad than dead” dall’altro, e questo fattore è tranquillamente riscontrabile perfino quando i nostri si cimentano con la cover del mega classico dei Kiss “Deuce”, qui ‘extremizzata’ a dovere, con tanto di doppia cassa dirompente, chitarroni e voce al vetriolo. Gli Extrema hanno trovato la propria strada e la stanno percorrendo come un carro armato. Come ha sottolineato più volte il buon GL, i tempi sono sicuramente cambiati (e a rimarcare la cosa arriva a fagiolo “From the 80’s”, tributo sonoro del gruppo ad un periodo storico irripetibile e ormai lontano anni luce dal concetto attuale di metal), ma ciononostante il fottuto massacro collettivo può continuare senza problemi. Onore agli Extrema…