E' sempre una buona notizia sapere che una band di casa nostra è approdata ad una major. E dopo il "colpaccio" dei Secret Sphere, ecco che anche i Graveworm si fanno mettere sotto contratto dalla gigantesca Nuclear Blast. Sono band così che fanno capire anche all'estero quanto importante e quantomai matura sia la scena italiana, che dopo i successi di Rhapsody, Lacuna Coil, Domine, ecc. ha acquistato il totale rispetto dell'intera scena mondiale. Dopo le innumerevoli band power e melodiche, è ora un gruppo black che la spunta. Molti di voi conosceranno già i Graveworm, autori di ottime prove come "As the Angels reach the Beauty" e "Scourge of Malice", editi per la tedesca Last Episode; quindi molti di voi apprezzeranno le atmosfere gotiche e malinconiche create da questi ragazzi del Trentino Alto Adige. Questo "Engraved in Black" continua il lavoro svolto finora, forse affinando un pò di più il suond e rendendolo leggermente più aggressivo. La biografia lo mette sullo stesso livello di capolavori quali "Enthrone Darkness Triumphant" dei Dimmu Borgir o "The Principle of Evil Made Flesh" dei Cradle of Filth... affermazione forse un pò azzardata visto che "Engraved in Black" si attesta sicuramente come il miglior disco della band, ma di qui ad eguagliare i suddetti album, penso che ci voglia ancora qualcosina in più. Non fraintendetemi, le nove canzoni contenute nel disco sono sicuramente di alto livello e sopra la media di tante altre formazioni in circolazione, ma purtroppo al songwriting manca ancora qualcosa...quel qualcosa che fa scattare la scintilla; che fa gridare al miracolo. "Dreaming into Reality", "Legions Unleashed" o "Abhorrence", sono songs che faranno la gioia di chi ama un black metal tastierisitico e pomposo ma allo stesso tempo malinconico e goticheggiante. Ci sono sicuramente molti punti di incontro con band come Dimmu Borgir, Cradle of Filth, Satyricon (dei tempi di "Shadowthrone"), Crematory o Mystic Circle, ed è proprio questo che renderà il disco "vincente" in paesi come Germania, Svezia o Finlandia. Il riffing delle chitarre risulta sempre convincente, anche grazie alla bellissima produzione realizzata agli Stage One Studios di Andy Classen che risalta con ottimi risultati il "duo" chitarre/tastiere. Ottimo disco insomma, consigliato a chi adora il black metal più commerciale e diretto. Da notare la cover di "Losing my Religion" dei R.E.M. ...curiosa!
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