Five-tracks (la quinta canzone, mediamente la più riflessiva e “sperimentale” del dischetto, non ha titolo) Ep all’insegna della passione, della carica interiore e della rabbia per i
Milvains, approdati alla “corte” dell’autorevole Black Fading Records/Alkemist Fanatix, dopo i trascorsi alla altrettanto prestigiosa Vacation House di Rudi Medea, per la quale avevano pubblicato l’albo “Gemini”.
Attenuate le “tentazioni” vagamente grunge, il terzetto privilegia la sua attitudine votata alla tutela della “tradizione” italica del genere, realizzando una forma di hardcore-punk abbastanza “integerrima” e sostenendo l’idea di una band non particolarmente propensa ad abbracciare le filosofie stilistiche maggiormente “di moda” che prevedono una crossoverizzazione (che brutta parola!) del genere con varie suggestioni di natura metallica (c’è giusto qualche screziatura noise) o, in modo ancora più lontano dalla sensibilità del gruppo, una sua commercializzazione in versione emo-pop da network televisivo.
Tensione, forza espressiva e determinazione sono ancora una volta le caratteristiche migliori dei nostri, con il cantato in scream vocal di Stefano che funge da primo interlocutore e da potente amplificatore del disagio e del risentimento, mentre le strutture musicali, piuttosto “tipiche” ma ben costruite, lacerano e penetrano sotto la pelle, senza particolari finezze strumentali e “tecnologiche”, con semplicità, solidità e discreta efficacia complessiva.
Tra “lame nel cuore e nel cervello”, riferimenti a storie cinematografiche fin troppo “reali” (John Reilly e Tommy Marcano sono due dei protagonisti del noto film “Sleepers”, diretto da Barry Levinson nel ’96) e “amori sbagliati”, un buon modo per ripetere con forza e fierezza un risoluto “ci siamo anche noi”, in una scena musicale sempre più convulsa, affollata e superficiale.
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