Passata l’onda d’urto dell’esordio i nostrani
Malfeitor tornano a farsi sentire con una letale dose di veleno che risponde al nome di
Incubus. Molte sono le novità: la label, la formazione e in maniera decisiva una maturazione a livello stilistico che li porta ad essere la punta di diamante del Black Metal tricolore, permettendogli di affacciarsi agli occhi del mondo senza timori, con la convinzione concreta di poter aggredire e annientare tanti colleghi ben più blasonati, ma in realtà pari a zero. Accasatisi presso la polacca Agonia Records (nome culto nel settore estremo) fanno di tutto per mettersi in mostra attraverso una rinnovata vena creativa che pesca dal passato ma non per questo rinuncia ad una propria personalità che puzza di zolfo. Iniziando da Down With Me per poi proseguire con le varie Into The Qliphot Of Golachab e Mysterious, Mystical, Majestic si ha la netta e palpabile sensazione che i Malfeitor posseggano una particolare dote nel saper infettare l’aria con tetri e violenti presagi. Pur muovendosi in velocità di esecuzione efferate non lasciano mai in secondo piano una vena melodica fatta di riffs eterei e arpeggi inquietanti. Inutile anche il paragone con gli Aborym di Fabban; i Malfeitor non sono la versione “classica e tradizionale” del suo progetto principale, sono una creatura che di disco in disco sta maturando una suo e ben distinto carattere. Ottima la sua prova vocale dietro al microfono, molto vicino agli Immortal degli esordi. Che ci sappia fare del resto non è una sorpresa, basta andarsi a riprendere i primi due album dei Void Of Silence. Rispetto al primo (e ottimo) Unio Mystica Maxima il sound si è arricchito, è diventato più complesso e anche meno immediato forse, però una volta passati i primi ascolti il fascino che emana un album come Incubus è magnetico. La tradizione in Italia si rinnova e i Malfeitor ne sono gli esponenti di spicco, insieme ad altre pochissime realtà.