Copertina 5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2009
Durata:38 min.
Etichetta:Deity Down Records

Tracklist

  1. INFERIORGANISM
  2. DEFINE : DIVINE
  3. IMMINENT PERFECTION
  4. SYNTHETIC REALITY
  5. I WALK AMONG YOU
  6. IDOLIZE THE POISONOUS
  7. NUCLEUS
  8. SURROUNDED BY THE SILENT
  9. THE INNER ANOMALY
  10. SUPREMECHANISM

Line up

  • Laurens Oerlemans: vocals
  • Ron Vermunt: guitars
  • Wolf: guitars
  • Rob de Waardt: bass
  • Pascal Payens: drums

Voto medio utenti

Il buon Coroner nel recensire il loro penultimo album aveva rimandato a Settembre i Vermin, band olandese alle prese con un death metal dalle forti tinte brutal. Beh, Settembre è arrivato, gli esami di riparazione pure, ma i nostri di mettersi a studiare non hanno proprio voglia, quindi mi tocca essere rigido e bocciarli di nuovo.
Stupida introduzione a parte, non vi nascondo di aver faticato non poco ad ascoltare tutto di seguito questo “Define : divine”, terzo album della band in questione. Il death metal proposto dai nostri è davvero troppo scolastico e derivativo. Non c’è un solo riff che risulti interessante tanto da far risollevare le sorti di un album destinato solo ai maniaci del death più cieco e brutale. Dieci brani in cui i nostri cercano in tutti i modi di dimostrarsi cattivi, ma non basta una batteria in perenne blast beat o una voce cavernosa e minacciosa a far sì che un disco risulti letale. Qui quello che manca è il mordente, la band si impegna pure, ma non abbastanza, risultando, così, monotona e superflua.
I canoni del genere sono già stati dettati anni ed anni fa, sono stati anche ampliati e migliorati da band di ben altro spessore rispetto a questi Vermin, e senza andare a scomodare nomi più che illustri come Cannibal Corpse o Suffocation, ai quali il gruppo olandese cerca di fare il verso, basti pensare ai loro compagni di etichetta e nostri connazionali Murder Therapy per capire come si possa suonare dell’ottimo death metal risultando convincenti e devastanti al tempo stesso.
E come se tutto ciò non bastasse ci si mette anche una produzione non proprio al top, con un rullante dal suono orrendo e una cassa così esageratamente triggerata che si fatica a distinguerla da quella partorita da una drum machine. Per fortuna il suono delle chitarre risolleva un po’ le sorti, ma resta comunque il fatto che la penuria di idee, a parte qualche ottimo assolo piazzato qua e là, penalizza fortemente l’album.
Mi dispiace non trovare neanche un lato positivo in questo disco, ma la musica proposta è davvero troppo monotona, banale, scialba e noiosa. Alla fine dell’ascolto, sempre che ce la facciate ad arrivare fino in fondo, non vi resterà una sola singola nota in testa. Quello che vi rimarrà impresso sarà solo un lieve senso di fastidio, il che la dice tutta sul reale valore di questo CD.
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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