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Info

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Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:1982
Durata:22 min.
Etichetta:Rave-On

Tracklist

  1. A CORPSE WITHOUT SOUL
  2. NUNS HAVE NO FUN
  3. DOOMED BY THE LIVING DEAD
  4. DEVIL EYES

Line up

  • King Diamond: vocals
  • Hank Shermann: guitars
  • Michael Denner: guitars
  • Timi Hansen: bass
  • Kim Ruzz: drums

Voto medio utenti

1982. L’heavy metal muoveva da pochi anni i suoi primi passi, ma già si capiva che di lì a poco ci sarebbe stata una rivoluzione. I suoni cominciavano ad indurirsi, la velocità cominciava a crescere e anche le tematiche dei testi cambiavano. I gruppi cominciavano ad osare. Il look diventava sempre più eccessivo, le pose nelle foto sempre più provocanti. C’è chi invece lo faceva in sordina, per poi piombare sul mercato e scioccare tutti. Non solo. Lo faceva in Danimarca, in una nazione su cui nessuno avrebbe scommesso una lira per quanto riguarda l’heavy metal.
La Rave-On Records, una piccola etichetta olandese, decide di dare fiducia ad un gruppo praticamente sconosciuto (formato dai due ex chitarristi dei Brats, Hank Sherman e Michael Denner, che reclutano Timi “Grabber” Hansen al basso e Kim Ruzz alla batteria e soprattutto l’ex cantante dei Black Rose), e immette sul mercato un mini LP. Il nome del gruppo era Mercyful Fate, e da quel giorno in poi il mondo dell’heavy metal cambierà radicalmente.
Certo, le tematiche sataniche erano già state affrontate da altri gruppi… Gli Angel Witch, nel capolavoro omonimo, i Venom, ancor prima di loro i
Black Sabbath, o i contemporanei Black Widow, nello splendido “Sacrifice”, giusto per fare qualche nome. Ma era chiaro che ora ci si stava spingendo molto oltre.
Già dalla copertina si capiva che si aveva a che fare con qualcosa di estremo per l’epoca. Tutto aveva un sapore oscuro. Il disegno era in bianco e nero, quasi come fosse una demo tape, le foto sul retro anche, con il cantante stranamente truccato. E, ciliegina sulla torta, i testi erano acclusi in un foglio a parte, e scritti direttamente dal singer con una vecchia macchina da scrivere. Perfino il titolo era avvolto nel mistero. Per anni nessuno ha saputo di preciso quale fosse. Chi lo individuava come ‘omonimo’, chi come “A corpse without soul”, chi come “Nuns have no fun”. Ora sembra sia definitivamente riconosciuto semplicemente come “Mercyful Fate”.
Ma torniamo alla copertina… Rappresenta una messa nera, con una donna nuda legata ad una croce e circondata da uomini incappucciati e da simboli satanici che fanno capire che non si aveva a che fare con degli sprovveduti. Sul retro, come accennato, oltre alle foto live degli altri componenti c’è una foto del cantante con un trucco demoniaco sul volto e due ossa incrociate come asta per il microfono. Anche il suo nome è un mistero: King Diamond. Non si sapeva altro di lui all’epoca.
Analizziamo la musica... Ci troviamo di fronte ad un heavy metal classico, con riff taglienti e numerosissimi cambi di tempo. Ed è proprio questa una delle caratteristiche del gruppo, l’aver sempre costruito pezzi ricchissimi di riff e cambi improvvisi, partendo dalle basi dettate dai Judas Priest per arricchirle poi con arpeggi e riff tetri, che ben si sposavano alle tematiche trattate dal re diamante. Già, perché come accennato in apertura, i testi erano a sfondo satanico. King Diamond non ha mi negato, infatti, il suo interesse verso l’occulto e le ambientazioni horror (tematiche che approfondirà poi durante la sua carriera solista venendo a comporre delle vere e proprie storie dell’orrore nei suoi concept album).
“A corpse without a soul” apre le danze e subito un assolo ci fa capire che non ci troviamo davanti ad un gruppo normale: le capacità tecniche sono notevoli. Ecco il secondo riff, tagliente, veloce… e poi la vera sorpresa. La voce indemoniata di King Diamond. Urla acutissime si alternano a parti più basse, come se durante l’esecuzione dei brani cercasse di immedesimarsi il più possibile nei testi. L’influenza di Rob Halford è notevole, ma il danese si spinge molto più in là, costruendo quello che poi sarà il suo stile assolutamente inimitabile e che sarà la marcia in più di un gruppo già di per se meraviglioso. Timi Hansen raccoglie l’eredità dei grandi bassisti degli anni ’70, aggiungendoci la lezione impartita da Steve Harris. Kim Ruzz è semplice ma efficace e le due asce formano una delle migliori coppie del metal degli anni ’80, senza ombra di dubbio. I loro riff si alternano, si completano, perfino gli assoli non riescono a prescindere gli uni dagli altri. Un’alchimia perfetta, sulla quale svettano i vocalizzi del re. I cambi di tempo inchiodano l’ascoltatore alla sedia, dimostrando una capacità compositiva fuori dal normale. Altri gruppi dell’epoca con la quantità di riff e armonizzazioni presenti in un pezzo dei Mercyful Fate ci avrebbero fatto 4 brani, ma loro no. La fantasia non manca al gruppo e così per sei minuti ci delizia con un pezzo veloce e potente, con King Diamond che raggiunge vette proibite perfino ad Halford.
“Nuns have no fun” è un mid tempo che deve molto all’hard rock degli anni ’70. I Black Rose, infatti, suonavano proprio quel tipo di musica. Nei Mercyful, però, il tutto prende un taglio decisamente più malsano, con il basso a tessere trame che si incrociano ai riff e ad un King Diamond più tranquillo del solito. Ecco però che arriva “Doomed by the living dead”, vero capolavoro del mini LP, che apre il lato B. Altro riff affilato come un rasoio e altro assolo, prima che King Diamond dia inizio alle danze. Da manuale la parte rallentata centrale del brano, prima che l’assolo riporti il tutto su un up-tempo micidiale. È un riff che si rifà ai Judas dei primi due album, invece, a chiudere il pezzo, su un mid tempo pachidermico.
Purtroppo si giunge presto alla conclusione, con “Devil eyes”, l’episodio forse meno riuscito del mini, ma anche quello in cui King da libero sfogo ai suoi famosissimi falsetti. È veramente incredibile ascoltare fin dove riesce a spingersi e soprattutto la facilità e la naturalezza con cui riesce ad alternare toni altissimi ad altri più caldi.
Da un punto di vista strettamente qualitativo e musicale “Melissa”, secondo lavoro della band e primo vero e proprio LP, del 1983, oltre che loro capolavoro assoluto, è senz’altro più avanti del MLP. È in questo album infatti che la band ha espresso al massimo le sue qualità e raggiunto il top della propria carriera, però è anche vero che il mini rappresenta l’inizio di tutto, oltre ad avere, anche grazie ad una produzione non perfettamente cristallina, un sapore più tetro.
Probabilmente oggi come oggi questo lavoro farà sorridere più di un bambinetto, ma se si riesce a rendersi conto che uscì nel 1982 si ha un’idea di quanto sconvolse i metal kids dell’epoca. Sono in molti a considerare “Mercyful Fate” uno dei dischi basilari per la futura formazione del black metal. Se da un punto di vista musicale siamo sicuramente lontani, a differenza dei primi lavori di band tipo Bathory o Celtic Frost, è innegabile che in quanto a tematiche King Diamond & company abbiano anticipato di almeno un decennio il genere più oscuro del metal.
L’edizione originale in LP è ormai merce molto rara, ma vi assicuro che averne una copia tra le mani è un’emozione notevole. Se invece vi accontentate di ristampe o cd non esitate a fare vostro questo lavoro. Buy or die…
Recensione a cura di Roberto Alfieri
Mercyful fate -Mercyful fate

Power Speedy Black metal.non il solito Black metal

Epocale

Disco veramente epocale! Magari la voce di King Diamond può essere ostica all'inizio, ma i pezzi contenuti sono veramente maligni!

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 24 mar 2010 alle 11:37

ahahaha... malato di mente :D

Inserito il 23 mar 2010 alle 23:54

Ehmmm ... Roberto.... sto provando a stringere la mia copia.... ma le prime cose che ho sentito sono state il crack del vinile e lo scrash della custodia in cartoncino.... è grave ... per quanto devo continuare questa operazione?

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