Fare meglio di "
War Master" era oggettivamente una bella sfida, e i
Bolt Thrower al fine di raggiungere questo scopo si trovano dinanzi a un bivio: scegliere la strada più sicura e facile, cioè continuare a spingere all’estremo ciò che caratterizzava il disco precedente, oppure osare e scegliere una strada meno battuta e più rischiosa, che verte (quasi) nella direzione opposta.
Già dalla copertina qualcosa è cambiato, non è più un disegno legato a
Warhammer 40.000 o uno di guerra a tinte fantasy, ma è un quadro del 1840
Eugène Delacroix, dal titolo “
Entry of the Crusaders into Constantinople”. Quadro che si allaccia perfettamente al titolo, “
The IVth Crusade”: ora, non so dirvi se è nato prima l’uovo o la gallina, se è stata prima scelta la copertina o il titolo, ma fattostà che è proprio la quarta crociata ad essere ricordata per il saccheggio e la distruzione di Costantinopoli. Probabilmente alla
Earache piacciono queste cose, i
Morbid Angel, proprio l’anno prima, fecero una cosa molto simile con la copertina di “
Blessed Are The Sick”, con un altro pittore francese del diciannovesimo secolo. Non vorrei sbagliarmi, ma fino a questo momento, prettamente nel Death Metal, sono stati gli unici due casi, nonché i più famosi.
Dicevo, sul finire del 1992 viene pubblicato sotto le ali della
Earache Records, al suo massimo splendore, il disco cardine della discografia dei
Bolt Thrower. Con “
The IVth Crusade”, appunto, i
Bolt Thrower hanno deciso di intraprendere quella strada più rischiosa e, fino a quel momento, meno battuta di cui parlavo qualche riga fa.
Strada che prevede effettivamente un cambio molto importante nel modus operandi del
Bolt Thrower, le canzoni vengono rallentate e imbottite di melodia. Gli aggettivi rallentate e melodiche, relativi alle canzoni di questo disco, si traducono in “epiche, cadenzate e maestose, quasi imperiali”, non in “pallose e melense”.
Whale e
Bench costituiscono le colonne portanti di questo nuovo stile: colonne con il preciso scopo di “reggere” le intricate trame chitarristiche di
Ward e
Thomson, nel quale non c’è quasi più nulla di istintivo e “di pancia”, ogni singola nota è pesata e ragionata. Non sono più ammissibili gli assoli schizofrenici e atonali a-là
Kerry King per intenderci. Riff energici, monolitici e talvolta ipnotici sono i veri padroni di questo disco, mai banali e mai scontati, ma che non faticano a rimanere in testa. Canzoni come la
title-track in apertura, “
Where Next To Conquer” e “
This Time It’s War” sono i perfetti esempi di questo fortunato cambio di rotta dei
Bolt Thrower.
Anche il modo con in cui canta
Willets è più simile ad un parlare/urlare che non a un growl vero e proprio, ogni parola dei testi è ben comprensibile e chiara.
“
The IVth Crusade” gode anche di un suono e di una produzione incredibilmente ottima e cristallina, veramente perfetta per esaltare ogni elemento di questo disco, tutta colpa di un certo
Colin Richardson, un ultimo arrivato, uno scappato di casa insomma…
La conclusiva "
Through the Ages" è in pratica un elenco delle guerre più importanti della storia dell'uomo, dalla conquista dell'impero romano fino alla guerra delle Falklands, che allora "festeggiavano" i 10 anni dalla sua conclusione.
In conclusione, i
Bolt Thrower nel 1992 hanno capito che strada percorrere, e hanno capito che è direzione giusta.