“Dead Kings of the Unholy Valley” è il disco di esordio per i cileni Six Magics, gruppo formatosi nel lontano 1996 da cinque studenti che condividevano la passione per il Metallo più melodico e sinfonico. Dopo alcuni anni di gavetta e diversi cambi di line-up, i Six Magics riuscirono nell'estate del 2001 a incidere il loro primo disco, che ci viene proposto a due anni di distanza dalla Underground Symphony. Il genere proposto da questi ragazzi è vicinissimo a quanto già fatto dai nostrani Rhapsody negli anni passati: metal melodico con evidente influenze barocche e classicheggianti, impreziosito dagli ottimi spunti pianistici del tastierista Sebastián Carrasco, capaci di regalare alle composizioni quel tocco di originalità che ultimamente manca sempre più spesso a dischi di questo tipo. Leggendo i titoli delle canzoni si può intuire facilmente di cosa parlano i testi del disco, fortemente ispirati dal fantasy e dalla penna del Turilli. La qualità del songwriting è tutto sommato buona, specialmente se si considera la giovane età dei componenti del gruppo: le buone idee non mancano, alcuni passaggi sono realmente interessanti (come nel caso di “Agony of a Hero”) ma purtroppo finiscono spesso per essere “affogati” dai clichè del genere. Il tasso tecnico dei chitarristi è sorprendentemente buono, la coppia Espinoza – Avila si lancia spesso e volentieri in fughe neoclassiche che ricordano da vicino gli Angra di “Angels Cry”, soprattutto per la consueta fusione con partiture classiche. Veniamo alle dolenti note: il cantante Sergio Domínguez è protagonista di una prestazione insufficiente, causata anche della limitata estensione vocale e da una tecnica non di primissimo livello. La produzione del disco è mediocre, appena superiore a quella di un demo: ne risente in particolar modo il suono della batteria. I numerosi cori presenti sull'album meriterebbero una cura maggiore, data l'importanza che rivestono nel sound del gruppo. Tra i migliori episodi del disco vanno ricordate, oltre alla già citata Agony of a Hero, la coinvolgente “Talisman”, l'orecchiabilissima “Infinite Keeper”, che vede un pregevole assolo del bassista Rodolfo Sánchez, e la trilogia finale composta dall'epica “Eternal Warrior”, dalla malinconica ballad “Prince of Pure Light”, il cui video è presente come traccia multimediale sul cd, e dalla conclusiva title-track “Dead Kings of the Unholy Valley”, una suite in cui si avverte fortemente l'influsso dei Rhapsody sul gruppo cileno. I Six Magics dimostrano di avere delle buone idee e una certa personalità, merce rara di questi tempi. Riusciranno ad emergere? E' quello che mi auguro di cuore... per il momento meritano una piena sufficienza.
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