Intitolare un disco "Dentro" equivale quasi a dichiarare una guerra con se stessi, a volersi guardare nelle viscere attraverso la propria musica e le parole che ad essa si accompagnano. Non so se era questo che i Malfunk volevano lasciar intendere intitolando così questo nuovo lavoro, il quarto per la ultra decennale formazione fiorentina; certo è che la magnetica voce di Marco Cocci ed i testi, letterari ben oltre la media del rock indipendente italiano e, bonta sua, non verbosi, contribuiscono a rafforzare tale convinzione. "Dentro" è un disco senza particolari spunti musicali, ma fatto di belle e coinvolgenti canzoni. Suoni giusti che toccano corde giuste, pensato da gente che di musica ne mastica da almeno due vite, una perla di 'alternative-post-grunge' ben al di sopra di tanta musica d'oltreoceano. Ad episodi incalzanti come "La Mia Sensazione", "In Ogni Attimo", "Lento", tutti giocati su stordenti break ritmici, si accompagnano momenti sorretti dal chitarrismo ispirato di Fefo Forconi, "Sono Il Re", "Senza Via Di Uscita", brano coreografico oltre ogni aspettativa. Ad unire tutto l'interpretazione camaleontica della voce di Cocci, lunatica, "Perso", autoanalitica, "Tutto Il Mio Meglio", autonarrante "Comprendere", disperata nella ballata che accompagna il disco alla sua morte, "Mi Salverò": piano, archi e il desiderio di non abbandonarsi al vuoto delle abitudini e di mille esistenze uguali a se stesse. Pur non uscendo dai canoni alternative, "Dentro" non è quel disco che si può mettere sul piatto mentre 'si fa qualcos'altro', e all'immediatezza della musica coincide una spiazzante profondità dei contenuti. Semplice e 'letale', l'arma perfetta.