Rilevo una gran voglia di
comunicare in “Andrà tutto bene ...”, esordio discografico sulla lunga distanza per i ferraresi
Violassenzio, un’esigenza tanto impellente quanto non sempre così
espressa alla prova dei fatti, almeno dal punto di vista delle liriche, interessanti sotto il profilo squisitamente
poetico e
metrico, ma probabilmente un pochino troppo
arcane per un’immediata comprensione.
Sorprende e piace, però, l’effetto che questi testi creano con una musica parecchio affascinante, mutevole, cangiante, che dimostra senza dubbio una cultura specifica variegata e ricca.
Indie, il rock americano degli anni sessanta e settanta, con tanto di contributi psichedelici, squarci proto-punk e addirittura fugaci bagliori prog e scorie folk, contraddistinguono un prodotto che è capace di attingere da molte influenze (in una sorta di frenetico
zapping uditivo mi vengono in mente le fugaci
immagini di Marlene Kuntz, CSN&Y, Ritmo Tribale, Karma, Radiohead, Timoria e, a tratti, pure qualcosa di Doves, Katatonia e Modena City Ramblers) pur mantenendo un proprio
marchio, aspetto sicuramente da enfatizzare con determinazione in un panorama musicale nazionale sempre più omologato ed eccessivamente derivativo.
Il ricorso alla doppia voce, dalle caratteristiche timbriche ed interpretative tutto sommato simili eppure così adeguatamente complementari nella ricerca della suggestione emotiva, è, poi, un altro punto di forza del gruppo, che, come anticipato, è assai abile nel costruire melodie capaci di trasmettere una grande carica interiore anche se
la presa di coscienza del presente e l’attesa del cambiamento, i temi che sottendono l’enigmatico titolo del disco, in un’appassionata richiesta di libertà, appaiono vagamente
sfuggenti nell’economia delle storie visionarie narrate dai quattro Violassenzio.
In questa girandola di sensazioni, ora intime e malinconiche, ora oniriche e liquide, ma in grado di trasformarsi anche in energia e intensità, è abbastanza difficile effettuare classifiche di merito, il Cd vive più sulla sua piacevole e meritoria
diversità d’insieme, che non sui singoli episodi, e nonostante questa necessaria considerazione non nascondo una certa predilezione, del tutto
arbitraria, per l’inquietudine di “Fuori è immenso”, le suadenti e concentriche note di “Un po' di cose passate”, la forza espressiva di “Fischia il mondo”, con i suoi umori west-coast, il feeling dilatato di “Come cera” e “Il solito vecchio giro”, per finire con gli ardori
mod di “Brighton (Jimmy è qui)” e con le cadenze decise e granulose di “Primofebbraioduemilatre” e “Un segreto da svelare”.
Sarei istintivamente tentato di consigliare ai Violassenzio l’impiego di un pizzico di maggiore
pragmatismo nei loro testi futuri, ma poi mi rendo conto che tale circostanza potrebbe rischiare di snaturare la loro naturale propensione poetico/musicale … allora mi limito a proporre di puntare ancora di più su un “modello” come l’Edda Rampoldi dei tempi Ritmo Tribale, prototipo di narratore straordinariamente comunicativo nella sua fascinosa
ermeticità.
In ogni caso, “Andrà tutto bene ...” e i suoi autori rappresentano fin da ora davvero una bella sorpresa.