Copertina 7,5

Info

Demo
Anno di uscita:2010
Durata:26 min.

Tracklist

  1. THE ART OF AUTUMNSPHERE
  2. RAIN ON MY BREATH
  3. A DREAM BY THE SEA AND THE AUTUMNAL SUN
  4. ARMY OF WINTER (MARCH OF THE THOUSAND VOICES)
  5. FACING HER
  6. MY DAYS THROUGH SILENCE
  7. IMPLICIT (BONUS TRACK)

Line up

  • Mist: all instruments

Voto medio utenti

Le nuove tecnologie hanno sicuramente influenzato il mondo della musica, nel bene e nel male. Se da un lato è vero, infatti, che sempre più gruppi sono convinti di poter registrare i propri lavori a casa, e lo fanno con saccenza e molto spesso con risultati scandalosi, è altrettanto vero che ProTools e compagnia bella permettono a chi la musica la crea con passione e senza secondi fini di potersi esprimere liberamente e senza costi eccessivi, per il semplice gusto di farlo. È il caso di Emiliano Santoro, già chitarrista degli How like a winter, che per dare sfogo al suo estro decide di metter su i Dead Summer Society, progetto gothic doom in cui il nostro si cimenta suonando tutti gli strumenti. Una one-man band, quindi, senza però pretese egocentriche (ma d’altra parte chi conosce il personaggio coinvolto sa che sarebbe impossibile come ipotesi), in cui Mist, così lo conoscono i più, mette in musica il suo lato più intimista e sognatore. E lo fa in un modo molto coraggioso, visto che i sei brani che vanno a comporre questo demo sono interamente strumentali. Beh, l’approccio a questo tipo di canzoni è sempre molto particolare, in quanto è facile incorrere in partiture noiose, o più semplicemente è forte il rischio che si senta troppo la mancanza della voce. Questo, però, non quando si ha il talento di Emiliano, che riesce a metter su delle armonie e delle sequenze talmente belle e delicate che fanno passare tutto in secondo piano, anche la registrazione volutamente casalinga. “The art of autumnsphere” è un viaggio che ognuno di noi può fare nei meandri del proprio io, ma non tutti riescono però a musicarlo, come in questo caso. È la titletrack ad aprire il demo, in maniera delicata, con il piano a farla da padrona, mentre i toni si induriscono invece con “Rain on my breath”, in cui forse l’influenza del gruppo principale di Emiliano si sente più che altrove. Chitarre elettriche e batteria (su questa forse si sarebbe potuto fare qualcosa in più a livello di suoni), e anche in questo caso la carne a cuocere è talmente tanta che la mancanza della voce si fa sentire solo marginalmente. “A dream by the sea and the autumnal sun” è invece il primo gran bel pezzo del demo, con le sue partiture a metà tra il gothic e una sorta di new age più oscura, con arpeggi di chitarra di pregevole fattura e armonizzazioni di violoncello che rendono il brano ricco e sempre imprevedibile. Nella seguente “Army of winter (march of the thousand voices)” per la prima volta forse si sente un po’ la mancanza della voce, ma più che altro per la strutture più cadenzata e quadrata del brano, in cui probabilmente manca quella melodia in più che avrebbe stemperato un po’ la monoliticità compositiva. Ancora atmosfere delicate con la successiva “Facing her”, con chitarre classiche e violoncelli ad inseguirsi e intersecarsi, in un brano corto ma incisivo. Se cercate un brano che è la summa di quanto proposto fin’ora, questo è sicuramente “My days through silence”, pezzo in cui le parti più rocciose si amalgamano alla perfezione a quelle più rilassate e delicate, che tornano a spadroneggiare in “Implicit”, bonus track del demo, e sorta di outro molto delicato, l’ennesimo viaggio, l’ennesimo sogno. Sinceramente sono rimasto molto colpito da questo lavoro, perché mette in mostra la vera essenza di Emiliano, nuda e cruda, così com’è, senza filtri e senza patine. Mette in mostra un musicista umile che ci mette davvero l’anima in quello che fa, un musicista dal gusto melodico e armonico straordinario, che riesce a stupirvi e, perché no, anche a commuovervi. Nel mio piccolo ho solo due consigli da dare: so che questo demo è solo il preambolo ad un full length di prossima pubblicazione; se l’intenzione è quella di proseguire sulla falsariga di “Army of winter”, “Rain on my breath” o “My days through silence”, la migliore e la più varie delle tre, è essenziale l’inserimento di una voce, perché i brani più rocciosi possono così strutturasi meglio. Se invece l’intenzione è, come io mi auguro, quella di continuare seguendo il lato più intimista, più melodico, più sognante, quello che realmente esprime le cose migliori e che riesce a colpire e commuovere di più, la voce non è affatto necessaria, è già tutto perfetto così. In ogni caso i Dead Summer Society sono assolutamente da tenere d’occhio, sia dagli utenti che dalle etichette. Lasciare nell’anonimato un progetto del genere sarebbe uno scempio. Sul MySpace del gruppo è possibile ascoltare il demo per intero, mentre se volete scaricarlo potete farlo dal sito della Misspellerecords, webetichetta che ha inserito nel proprio catalogo questo demo.
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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