Attenzione ad "
Apoptosis", secondo album dei finlandesi
Sole Remedy, quintetto dedito ad una proposta musicale tanto affascinante e variegata quanto di piuttosto semplice assimilazione ed intrigante sin dal primo ascolto: l'opener "
Comatose" potrebbe indurre in errore persino l'ascoltatore più scrupoloso, vista l'anima malinconica e soffusa del brano praticamente acustico, ma è solo la prima delle mille sfaccettature che "Apoptosis" riuscirà ad offrirci.
Un disco progressivo nel puro senso del termine, capace di passare da territori blandamente alla
Opeth a soluzioni più massiccie o psichedeliche, come l'ipnotica "
Present Remorse", con tanto di inserti in growl e chorus in clean vocals di sapore pop ma raffinati e preziosi nell'economia del brano, che ricordano tanto gli
Evergrey di qualche anno fa e soprattutto gli
Amorphis era "
Tuonela".
"
Leave" rappresenta l'anima più marcia dei Sole Remedy, che sfociano quasi in territori death metal, ma sempre segnati da passaggi dark acustico-melancolici, come i
Katatonia dell'ultimo decennio, che ritroviamo in maniera massiccia nella bella "
The Burden", esaltata dalla contrapposizione tra schemi death metal e momenti soft.
Si ripiomba nell'ossessione e nella malattia con la cupa "
Ordeal", uno dei brani più ordinari del lotto, fino a giungere a "
The Undertow", che è invece l'episodio più canonicamente prog-metal, con momenti di ampia ispirazione dai vecchi
Dream Theater, in cui viene anche a scemare quella componente depressiva che pervade l'intero "Apoptosis".
La title track ci restituisce l'origine dei Sole Remedy, quella Finlandia così fredda e polare da generare un nuovo brano acustico assai intimista e negativo ma nuovamente affascinante, mentre il finale ci regala i brani nettamente più pesanti ed aggressivi (nonchè i più lunghi, ognuno sugli 8 minuti di durata) a nome "
Wolf in Me" e "
Solace" (molto
Fear Factory di "
Pisschrist" nelle soluzioni più aperte), sempre intervallati da momenti acustici di terrorizzante calma, con clean vocals e tastiere di sottofondo.
Termina in modo eccellente la disperata e
sentencediana "
Past Decay", degna conclusione pessimistica di un album dal mood clamorosamente negativo ma che saprà regalare tante positive emozioni a chi è in cerca di Musica con la M maiuscola, senza alcuna barriera o restrizioni di sorta che impediscano un pieno godimento: lasciarsi così andare ad una "
morte cellulare programmata", una morte pulita, può essere la soluzione.