Prendi i
Fire Trails, toglici Pino Scotto (
che è meglio), carica il guitar-god
Steve Angarthal di una massiccia dose di buone idee, ed ecco che otterrai i
Dragon’s Cave. Sì, perché dietro questo monicker metalloso altri non si nasconde se non loro, gli ex compagni di avventura di Pino, che hanno preso in mani le redini del loro futuro musicale, ruotando attorno alla penna ed al plettro di Steve. Sedici canzoni, equamente divise tra strumentali e cantate, in cui, all’occasione il buon Steve prende anche il microfono in mano. Ma, per chi vi scrive, forse questa è l’unica vera pecca di un disco per il resto molto bello: se solo i ragazzi avessero assoldato un buon cantante professionista, il livello delle composizioni sarebbe cresciuto non poco… Poco male, le songs sono molto piacevoli, tutte guitar-oriented sebbene spazino dal fusion-rock al power metal al brano acustico senza soluzione di continuità. Tutto ciò è per me una sorpresa: non credevo che l’axemen avesse un tale gusto, assimilabile di primo acchito all’omonimo Steve Vai, ma molto personale e variegato. Preferisco di gran lunga le composizioni strumentali, ma brani come “Time Train” non hanno davvero nulla da farsi perdonare.
Un album onesto, messo in piedi da Musicisti con la M maiuscola, che ne hanno abbastanza di vivere all’ombra di un piccolo grande uomo. Qui c’è tanta robbbba bbbuona, ascolto consigliatissimo.
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