Che ne è stato dell'US Power Metal negli anni 90? Ovviamente anche tale genere è stato risucchiato nel buco nero generato dai nuovi generi musicali che si andavano affacciando sulla scena musicale dei tempi. Molti gruppi si sciolsero (penso agli Agent Steel o ai Metal Church, senza considerare la lunga pausa degli Helstar -mai officialmente sciolti-), ma sotto la cenere la passione bruciava ancora e nuove formazioni si affacciarono con alterne fortune sul mercato musicale. Penso agli Steel Prophet o ai New Eden; e proprio su questa band dobbiamo concentrare le nostre attenzioni. Nel 1997 infatti i New Eden rilasciano il loro debut album "Through the Make Believe", al quale partecipano tre giovani musicisti - Dan DeLucie, Nardo Andi e Brian Craig - che abbandoneranno la formazione per unire le forze con James Rivera - leggendario singer degli altrettanto leggendari Helstar - e il giovane chitarrista Perry Grayson per fondare i
Destiny's End, che insieme agli Onward guideranno le sorti del genere fino ai primi anni del 2000.
Dopo il buon debutto "Breathe Deep The Dark" targato 1998, la band torna sulle scene nel 2001 con l'oggetto della presente recensione, "Transition", picco qualitativo nonchè ultimo album degli americani (che si scioglieranno lo stesso anno a causa delle tensioni interne alla band).
Se da una parte il disco non si discosta dalle basi poste dal suo predecessore -un solidissimo us power influenzato dal progressive-, dall'altro i Destiny's End mostrano di saper amalgamare meglio il tutto, non perdendo di vista la struttura canzone -tranne forse nella ballad conclusiva "Vanished"- ma inserendo in ogni brano qualche soluzione decisamente poco scontata, per un risultato finale che non punta all'immediatezza ma alla profondità di ascolto.
Ciò nonostante alcuni brani risultano godibili sin da subito. La title track -pezzo vicino allo speed metal- che apre l'album ne è un esempio, così come la successiva "The Watcher", con un James Rivera minaccioso ed aggressivo.
Il discorso cambia con i due brani successivi: "A Passing Phase", che si fa notare per il grande lavoro ritmico di un mai domo Brian Craig, e "The Suffering", che non si fa mancare un bridge davvero peculiare e qualche passaggio dal retrogusto mediorentiale.
"From Dust to Life" riprende il discorso della title track esaltando le due asce di De Lucie e Grayson che mettono in mostra affiatamento e tecnica da vendere. I Destiny's End ci stupiscono quindi con la semiballad "Storm Clouds", con un James Rivera capace di coprire con la sua voce un vastissimo range di emozioni. Il pezzo era stato in origine scritto da De Lucie per i Crescent Shield (sideproject tirato su insieme al compianto Michael Grant), ed effettivamente sembra quasi di sentire un pezzo uscito fuori da "The Last of My Kind" (debutto dei Crescent Shield).
Nell'ultima parte della tracklist si fanno notare "First You Dream Then You Die" e "A Choice of Grave", per la loro indole progressive e per la ricercatezza degli arrangiamenti. Chiude degnamente il disco l'intensa ballad "Vanished", che preferisce le emozioni all'impatto, sfuggendo in qualche modo alla forma canzone e affidandosi a un sempre ispirato James Rivera e agli assoli della coppia De Lucie/Grayson.
In definitiva, un ottimo disco, ben bilanciato nelle sue parti, con dei testi decisamente degni di nota -che lascio ai lettori il compito di approfondire-, ben composto e suonato; per il sottoscritto siede tranquillamente tra i capolavori del genere. Sarebbe interessante vedere oggi una reunion di questo progetto, ma credo che difficilmente questo avverrà.
Piccola curiosità: il disco è stato in origine mixato da Joe Floyd prima che la Metal Blade decidesse di farlo remixare a Achim Kohler. Tale mix è reperibile sul blog di Grayson.
A cura di Marco "Pasko" Pascucci