“Bentich horizon”, secondo lavoro dei tedeschi Ichor, è uno di quei dischi che dicono tutto appena messi nel lettore. Poche note e il sospetto di avere fra le mani un disco che andrà dritto per la sua strada travolgendo e schiacciando qualunque cosa si ponga innanzi ad esso si muterà in certezza.
Il death/brutal tecnico del combo teutonico è di quelli claustrofobici, di quelli che prendono l’ascoltatore alla gola e non lo lasciano fino a quando il dischetto ottico non smette di girare.
Con un songwriting che possiede diversi punti di contatto con quello di Black Dahlia Murder e Malevolent Creation. ed anche con il death metal polacco, “Bentich horizon” è a suo modo un lavoro – passatemi il termine - rassicurante per chi è avvezzo al lato più brutale della nostra musica.
Cosa significa? Significa che in 38 minuti – tanto dura l’album - la personalità della band si mostra raramente, quasi di sfuggita, e se preso nella sua complessità, il platter risulta piuttosto monotono con la reiterazione di soluzioni già sentite che sfiorano l’abuso.
Ciò non significa che sia un brutto, tutt’altro si tratta comunque di un lavoro capace di scuotere la spina dorsale, ma che non presenta elementi tali da farlo salire al livello dei migliori esecutori del genere.
Non me ne vogliano a male gli Ichor, ma l’espressione di “disco per aficiondaos” calza come un guanto a “Bentich horizon”.
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