Tornano i
King Kobra, band nata negli anni ’80 e capitanata dal mito
Carmine Appice, che per l’occasione riunisce la line-up originale con la sola eccezione di
Mark Free, sostituito dietro il microfono da
Paul Shortino: scelta a dir poco azzeccata, vista la prova magistrale che il singer è stato in grado di fornire.
La partenza è davvero clamorosa: la freschezza di
Rock This House, veloce e trascinante rock and roll, vale da sola il prezzo del disco. E non scherzo se vi dico che sono giorni e giorni che sento il bisogno fisico di far passare questa canzone per le mie orecchie quotidianamente. I pezzoni non sono comunque finiti qui: si va dall’hard blues alla Whitesnake di
Turn Up The Good Times agli accordi aperti e alla melodia di
Tear Down The Wall, dalla sassata
This Is How We Roll ai ritornelli catchy di
Midnight Woman, dalla delicatezza di una ballad dal sapore antico come
Crying Turns To Rain all’hard rock purissimo di
Screamin’ For More.
La prova della band è eccellente: a parte il già citato Shortino, infatti, strumentalmente non si può davvero chiedere di più. Ottimo anche il lavoro in sede di produzione, perché i suoni rappresentano un degno compromesso tra presente e passato, riuscendo a risultare estremamente efficaci.
Ci sono due ottimi motivi per andarsi a comprare questo disco. Il primo è che si tratta davvero di un ottimo album. Il secondo è che, quando un giorno i “vecchietti” del rock non ci saranno più, saranno davvero dolori per tutti. Quindi godiamoceli finché riescono a regalarci piccoli tesori come questo.
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