Prendete gli onnipresenti Black Sabbath, qualche apertura melodica alla Led Zeppelin, indurite il tutto con dosi massicce di Orange Goblin e Down, sporcate ulteriormente con il lato death n’ roll degli Entombed ed avrete un quadro quasi completo della proposta sonora dei
Georgian Skull. L’album di cui stiamo parlando è quello di esordio della band canadese, licenziato niente di meno che dalla nostrana Scarlet Records. Se a primo ascolto sembra non esserci niente di nuovo nella proposta dei nostri, visto che band su band hanno estremizzato e velocizzato il doom di partenza imbastardendolo, appunto, con sonorità più estreme, bisogna ammettere che effettivamente i nostri hanno qualcosina in più rispetto alla massa. Riff dilatati, accelerazioni e appesantimenti repentini, il vocione di Al Bones che ricorda il Phil Anselmo più incazzato, ma soprattutto una spiccata capacità nel mescolare il tutto senza che il risultato finale sembri uno stupido minestrone informe. Quindi, pur trattandosi di un esordio, la band dimostra di avere già una spiccata personalità, riuscendo a proporre brani a loro modo già originali, nonostante gli echi di cui parlavamo in apertura. Il che non è poco di questi tempi… E l’impressione che si ha, ascoltando l’album, è che il sound è volutamente grezzo, quasi live se vogliamo, sicuramente la dimensione dove i nostri si trovano maggiormente a loro agio. Chitarroni distorti, batteria che picchia selvaggiamente, Bones che vomita nel microfono, di sicuro non è la melodia o l’arrangiamento raffinato che i nostri ricercano, piuttosto l’impatto sonoro nudo e crudo, e ci riescono alla grande. Proprio per questo motivo è praticamente impossibile individuare un brano che spicchi rispetto agli altri, perché questo “Mother armageddon, healing apocalypse” va ascoltato tutto di seguito, per ritrovarsi, alla fine del CD, rintronati e spossati, anche se, è giusto sottolinearlo, non si tratta certo di un ascolto di facile assimilazione. Unico momento per tirare il fiato, “Where the demons dwell”, una sorta di ballad sulfurea e decadente, posta quasi in chiusura di CD. CD che presenta, peraltro, uno splendido art work ad opera di Vince Locke, che mette ancor più in evidenza la particolare proposta dei nostri, e che si sposa alla perfezione con le sonorità contenute nel disco. Concludendo, l’impressione che si ha dei Georgian Skull è che si tratti di una band genuina, che vive davvero ciò che poi trasporta in musica, come nel 90% dei casi, quando si parla di gruppi doom/stoner. Smussata qualche immancabile sbavatura dovuta alla giovane età e al fatto di trovarsi al primo traguardo discografico, e supportati a dovere dalla propria label, sono sicuro che i canadesi riusciranno a ritagliarsi un posto di spicco nell’undeground doom/stoner mondiale. Ne risentiremo sicuramente parlare…
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