Full lenght autoprodotto per la band romana, caratterizzato da tante sfumature e tante sperimentazioni: un po’ di hard rock, un po’ di classic rock, un po’ di funk, un po’ di metal. Insomma, un po’ di così tante cose che alla fine è impossibile capire fino in fondo quale sia la vera proposta musicale dei
Reys Of Lyght. Poco male, perché in fin dei conti
Rejected scorre via bene e suona davvero originale, anche se necessita di qualche ascolto per essere assimilato in pieno.
Si va dall’ottimo riff con sfumature funky di
All I Need, fino alle esaltanti melodie di
Falling Down. Dal punk di
For Your Love all’attitudine scanzonata alla Helloween di
Paradise or Hell, fino ai richiami maideniani sui pezzi finali. A dominare il disco, comunque, è
Icarus, variegata song in grado di dare a tutti un’idea precisa di quale sia l’attitudine poliedrica della band.
Ottimi chitarre e basso, mentre sulla voce (particolare e originale) si poteva intervenire maggiormente in fase di scrittura delle linee vocali. I suoni risultano invece un po’ troppo morbidi e non sono in grado di valorizzare in pieno i pezzi più cattivi. Per essere un debutto, per di più autoprodotto, siamo comunque su livelli discreti. Quello che rimane, dopo un po’ di passaggi nello stereo, è soprattutto la curiosità di scoprire dove andrà a finire il percorso musicale della band, a cui consiglio però di prendere una direzione precisa: gli album con tante influenze vanno benissimo, ma quando si mischiano troppe cose insieme si rischia di spiazzare eccessivamente l’ascoltatore.
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