A poche settimane dall'uscita di un ottimo disco come
Forevermore, la premiata ditta
Whitesnake torna sul mercato con un doppio CD-DVD live. La registrazione ci riporta a un periodo molto diverso per Dave e la band: siamo infatti nel 1990, nel pieno del tour successivo a
Slip Of The Tongue, con una formazione clamorosa comprendente, oltre a Rudy Sarzo e Tommy Aldrige, Steve Vai e Adrian Vandenberg alle chitarre.
La scaletta è notevole, con la prima parte riservata più che altro al disco appena uscito e la seconda carica di classiconi inarrivabili. La produzione è buona, anche se ogni tanto i suoni risultano un pochino penalizzati. Coverdale, tra valanghe di "baby" e istrioniche urla, mostra una forma discreta, decisamente non confrontabile con quella dell'ultimo periodo. Certo, la differenza tra i brividi che regala sui lentoni e qualche stento nelle parti aggressive si sente. Ma lo zio Dave è così: o lo si ama alla follia o lo si odia. Per quanto mi riguarda, lo amo. Quindi passiamo oltre perchè la mia obiettività comincia seriamente ad annebbiarsi.
La sezione ritmica è rocciosa e possente, mentre le chitarre, sempre in primissimo piano, offrono una prestazione sublime. Certo, come già mi era capitato sentendo Slip Of The Tongue, continuo a chiedermi cosa c'entri Vai con i Whitesnake. Anche in questo live, la capacità di Vandenberg di suonare hard rock supera di gran lunga quella di Vai, mostrando una pacca e un'attitudine (soprattutto sui soli) che valanghe di tecnica non riusciranno mai a regalare. Ovviamente è solo il mio parere: non me ne vogliano i fan di Vai, perchè non è una critica all'italo-americano, che ovviamente offre una prestazione che milioni di chitarristi in tutto il globo possono solo sognarsi. Semplicemente, i Whitesnake con Vai non sono i Whitesnake. Sono un'ottima band, ma non i Whitesnake. E lo affermo senza alcun intento polemico, perchè comunque Slip Of The Tongue e tutto ciò che ne è seguito hanno rappresentato un esperimento interessante e meritevole di essere ascoltato.
Senza voto, sia perchè sono abituato a farlo per i live, sia perchè a ciò che rappresenta comunque un pezzettino di storia qualsiasi voto starebbe stretto. Sinceramente preferisco di gran lunga il "vecchio"
Live In The Shadows Of The Blues, che secondo me ha molto più tiro ed efficacia, ma questo album rappresenta senza dubbio un acquisto obbligato per tutti i fan della band e i collezionisti.
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