I
Ritual Of Rebirth hanno subito catturato la mia attenzione grazie ad un monicker davvero azzeccato, quindi hanno annichilito le mie già martoriate orecchie a suon di staffilate Death Metal... quelle di otto schegge sonore che fanno capo a "Of Tides and Desert", secondo album per questa formazione genovese dopo "Ethical Disillusion" (2008) ed il demo "Project New Life" (2003).
Ed è proprio la stessa titletrack a scagliarsi nel
rituale, dove al growling incalzante e frontale Mr. Ale Gorla tengono botta tutti gli altri musicisti, confermando i Ritual Of Rebirth nel ruolo di una devastante macchina da guerra. Le successive canzoni, da "Skep.tic" a "Leeches" fino ad "Hell to Pay", riescono a mediare soluzioni dello Swedish Death Metal con quelle Thrashcore, spaziando dai Carcass ai Meshuggah, senza mai cadere nella trappola del voler stupire a tutti i costi.
Mettere l'ascoltatore con le spalle al muro, sembra invece proprio uno dei loro obiettivi, e quando lo fanno con pezzi convincenti e brutali come "Zebra Stripes" o "The Blind Watchmaker", sembra di essere investiti da un'accoppiata di Kreator ed Opeth
mutanti ed impazziti.
Gli unici squarci di melodia si colgono nelle note di piano in chiusura dell'album, nei
titoli di coda di "The Blind Watchmaker", a rimarcare le vere intenzione dei Ritual Of Rebirth, che hanno nuovamente registrato il tutto presso il Nadir Music Studio con il supporto di Tommy Talamanca, ed i suoni che ne escono sono, infatti, aggressivi e nervosi, nitidi ed affilati.
Un gran bel disco, a confermare e ribadire quanto già fatto in passato.
Dategli un ascolto... ed una chance.
PS: l'intero album è disponibile per il download gratuito su
Jamendo, anche se in questo caso vi perderete il bel booklet che accompagna il CD.
Well, its a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it...
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